Mediazione ambientale: un caso pratico

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di Stefania Lattuille*

La mediazione ambientale come strumento per la gestione degli eco-conflitti

I conflitti ambientali, com’è noto sempre più accesi e frequenti per l’acuita sensibilità alle tematiche ambientali del nostro tempo, sono particolarmente complessi in relazione alle loro peculiari caratteristiche:

  • la pluralità degli attori coinvolti e quindi dei diversi interessi in gioco;
  • la necessità di interventi spesso urgenti -anche al fine di limitare i danni ambientali- con un focus specifico sulle soluzioni concrete future (oltre che sulla ricerca dei responsabili);
  • le difficoltà poste dai paletti burocratici entro i quali si devono muovere gli enti pubblici, oltre alla scarsità di risorse, economiche e non, disponibili e destinabili a tali interventi.

Nonostante la suddetta complessità, dall’esperienza maturata emerge quanto sia proficuo per la gestione e risoluzione dei conflitti ambientali, da una parte, il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse rispetto alla questione trattata e della comunità circostante; dall’altra, la creazione di appositi spazi di dialogo e confronto facilitato.

Si tratta di spazi che, grazie alla specifica professionalità di mediatori facilitatori, consentono il vaglio degli interessi e preoccupazioni di tutti e l’approfondita analisi delle opzioni conciliative, arrivando così al raggiungimento di accordi che risolvono il conflitto, spesso con esiti inediti e creativi, oltre che soddisfacenti per tutti.

In tutti i paesi, compresi Stati Uniti e Canada che per primi già dagli anni ‘80 hanno cominciato a praticare la mediazione ambientale, la moltiplicazione di questa pratica, il suo perfezionamento e la sua istituzionalizzazione sono andati di pari passo con l’ampliamento di procedure di concertazione, di progettazione partecipata e dibattito pubblico che hanno in comune il dare spazio alla partecipazione degli abitanti e degli interessati al tema in questione.

Mediazione ambientale: obbiettivi e vantaggi

In particolare, e in sintesi, la mediazione ambientale, che consiste appunto nell’intervento di un terzo professionista imparziale che aiuta i partecipanti a comunicare, a confrontarsi e a negoziare in modo da raggiungere accordi e prendere decisioni condivise, consente di:

• modificare in senso positivo la relazione tra le parti, migliorando la comunicazione e la capacità di negoziale di tutti;

• facilitare l’emersione di soluzioni utili alla definizione dei problemi e quindi al proseguimento dei rapporti tra le parti,

• risolvere il problema di natura ambientale attraverso soluzioni concrete e creative, difficilmente ottenibili nelle sedi giudiziarie, e in tempi molto più brevi rispetto al percorso giudiziale;

• ottenere soluzioni più aderenti alle peculiarità della lite, non imposte da un terzo ma individuate dalle parti (e quindi soddisfacenti i loro reali interessi e bisogni), come tali più efficaci, stabili e durature;

• raggiungere l’obiettivo primario, indicato dalla normativa in materia di danno ambientale, cioè il ripristino dello stato dei luoghi, intervenendo in modo tempestivo e talvolta preventivo;

• raggiungere la soluzione del conflitto con costi inferiori, mantenendo la riservatezza ed evitando il rischio, per gli operatori economici e gli Enti Locali, di interruzione o sospensione dei lavori nel caso di realizzazione di opere edili o infrastrutturali;

• migliorare l’immagine di tutti i soggetti coinvolti e creare consenso con positive ricadute sulla necessaria prosecuzione del rapporto in ambito territoriale;

• permettere la responsabilizzazione delle parti in lite che si riappropriano del loro conflitto condividendo insieme la ricerca di una soluzione conciliativa.

Il caso della roggia dell’Orrido di Inverigo

Su stimolo di Ersaf –grazie alla consulenza di Genius Loci- e di Regione Lombardia, dal settembre 2019 al marzo 2020 si è svolta una mediazione ambientale relativa alle divergenze sorte in merito al progetto di “Recupero del corso della roggia dell’Orrido di Inverigo con separazione del collettore fognario”, progetto da realizzare all’interno dell’area del paesaggio rurale dell’Orrido e del Viale dei Cipressi di Inverigo (Como).

A tale mediazione ambientale hanno preso parte 11 diversi enti, ovvero tutti gli enti pubblici territoriali interessati, le società impegnate nella realizzazione dell’opera di riqualificazione, i vari consulenti tecnici incaricati dagli enti, la società proprietaria di una porzione rilevante dell’aerea e due associazioni di cittadini attivi nella tutela del loro territorio.

I lavori del tavolo di mediazione si sono articolari su sette incontri tenutisi nel suddetto arco temporale, all’ultimo dei quali è emersa la volontà di rendere pubblico un dossier riassuntivo del percorso di mediazione ambientale per consentire la conoscenza di quanto esaminato, approfondito e discusso e per dare atto dell’esito del confronto, a beneficio di tutti i portatori di interesse rispetto alla questione trattata.

Nel dossier finale qui pubblicato si trova quindi il racconto del percorso di mediazione con una sintesi dei contenuti degli incontri, tutta la documentazione condivisa e discussa, il raffronto grafico tra il progetto esecutivo iniziale -criticato dalla comunità locale- e quello in variante emerso all’esito del confronto avvenuto in mediazione. Viene infine allegato il testo della nuova Convenzione, sottoscritta nel dicembre 2020, che regola i rapporti tra i vari enti pubblici coinvolti nella realizzazione dell’opera di recupero della roggia.

Nella nuova Convenzione si fanno propri gli esiti del percorso di mediazione ambientale promuovendo la realizzazione del progetto di variante esecutivo delle opere emerso grazie alla mediazione ambientale.

Per “proseguire il percorso virtuoso avviato con tale esperienza”, si prevede il coinvolgimento degli attori anche durante la realizzazione dell’opera, con incontri informativi dello stato di avanzamento lavori e di confronto in caso di ulteriori eventuali varianti necessarie.

Grazie alla descritta mediazione ambientale si è così risolta la disputa con i rappresentanti della comunità locale, evitando l’annoso contenzioso che ne sarebbe scaturito e che avrebbe potuto bloccare la realizzazione dell’opera (si ricorda, tesa a migliorare i problemi di inquinamento della roggia).

Inoltre sul territorio interessato verrà ora realizzato un progetto definito, dagli stessi partecipanti al tavolo, come migliore rispetto a quello iniziale. Questo accadrà perché è il frutto dell’intelligenza collettiva che ha potuto esprimersi nello spazio di dialogo e confronto creato ed è così riuscita a contemperare i diversi interessi in gioco e ad armonizzare gli aspetti tecnici con quelli valoriali. Viene così superato il contrasto tra la soluzione tecnica prescelta e la tutela storico/paesaggistica del luogo.

*Mediatrice, avvocato e facilitatrice