Autoregolamentazione per una maggiore qualità: adesso c’è un codice

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Il tema qualità in mediazione è ricorrente. Ed è giusto che sia così. Perché è forte la sensazione che il vero tallone d’Achille della “mediazione obbligatoria” sia stata soprattutto la scarsa selezione degli organismi di mediazione. Sappiamo che il Ministero della Giustizia ha iniziato a lavorarci. Mentre si aspetta l’esito, qualcuno si è già rimboccato le maniche e ha una proposta operativa e concreta.  Così ADR Center e Resolutia, “storici” organismi privati di mediazione, si sono attivati per scrivere un Codice di Autoregolamentazione per gli organismi di mediazione privati. Abbiamo chiesto a Leonardo D’Urso (ADR Center) e Maurizio Di Rocco (Resolutia) di spiegarci il perchè.

Come si pone la vostra scelta rispetto ai compiti di controllo che dovrebbero essere esercitati dal Ministero della Giustizia?
Il Codice di autoregolamentazione non si contrappone ai controlli del Ministero che ha il compito di vigilare sul possesso dei requisiti normativi richiesti agli organismi. La normativa di riferimento purtroppo non si è mostrata adeguata a regolamentare l’offerta del mercato né, francamente, alcuni comportamenti che potevano essere prevedibili dal legislatore. Il Codice ha solo lo scopo di riunire volontariamente quegli organismi privati, e comunicarlo agli utenti, che condividono alcuni requisiti di comportamento che di fatto alzano l’asticella di qualità rispetto ai requisiti minimi individuati dalla normativa oggetto del controllo del Ministero.
Che aspettative avete rispetto al numero di organismi che potrebbero aderire?
Non ci siamo posti obiettivi numerici di adesione. Siamo stati solo attenti nel far in modo che i requisiti richiesti potessero essere recepiti da organismi privati sia “piccoli” che “grandi” e per quanto di competenza anche dagli organismi pubblici. Il Codice ha come requisito centrale innanzitutto la trasparenza delle informazioni che l’organismo e i mediatori devono fornire agli utenti. Tutti gli organismi, se vogliono, possono facilmente mettere in pratica i requisiti e chiedere l’adesione al Codice. Ci teniamo a sottolineare che il Codice non vuole essere imposto a nessun organismo.
Voi parlate di “situazioni e pratiche a dir poco scorrette”  che avrebbero “minato la credibilità dell’intero settore”. Siete in grado di quantificare il fenomeno?
Negli ultimi due anni, tutti noi operatori del settore abbiamo sentito da clienti e colleghi storie terribili di inefficienza contrapposte a molti esempi di eccellenza. Non siamo in grado di quantificare il fenomeno, né ci compete. Sarebbe però molto interessante se un istituto indipendente, come ad esempio l’ISDACI, potesse condurre una ricerca e quantificare il fenomeno.
Il controllo da parte di un soggetto terzo del rispetto di queste regole è essenziale. Quando sarà pronta la commissione di garanzia indipendente, cui si fa riferimento nel Codice, e da chi sarà composta?
Siamo lieti di poter annunciare che la professoressa Chiara Giovannucci Orlandi ha accettato di presiedere la commissione di garanzia indipendente. Prestissimo sarà affiancata da altri due professionisti profondi conoscitori del settore e notoriamente al di sopra delle parti. Confidiamo che questa Commissione possa essere presto integrata da rappresentanti di associazioni di utilizzatori delle procedure di mediazione come associazioni di imprese, consumatori e studi professionali. Nessun responsabile o socio di organismi di mediazione sarà presente nella Commissione. Il nostro ruolo è stato solo quello di promuovere un’iniziativa che speriamo possa presto camminare con le proprie gambe contribuendo a migliorare il settore della mediazione in Italia.