Emozione

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EMOZIONE
A cura di Cristina Bianchi, mediatrice e Consulente in Proprietà Intellettuale

Definizione in un minuto: Cos’è l’emozione?
Un passeggero cambiamento nella mia autopercezione.
A prescindere dalle definizioni già disponibili, come definire, la parola “emozione” con l’ambizione che chiunque ci si possa senz’altro riconoscere?
Quando penso alla parola emozione, si affacciano alla mia mente ricordi personali di reazioni corporee, ad esempio, l’accelerazione del battito cardiaco, con un riflesso positivo (gioia, sorpresa) o, al contrario, negativo (paura, rabbia, disgusto, disprezzo, sorpresa).
L’emozione è il colore che dipinge la nostra esperienza del mondo, rendendola viva e vibrante.

Mediazione e Emozioni: lacrime, risa e tregue
Quanta gioia, sorpresa, paura, rabbia, disgusto, disprezzo, sorpresa c’è, in ogni interazione umana?
E quando interagire con altri umani implica un contrasto, quante lacrime, risa e tregue viviamo?
E se abbiamo l’ardire di intervenire nel contrasto, come mediatori, quali emozioni incontriamo?
A partire dal momento in cui viene designato dal responsabile dell’organismo, a mediare un nuovo caso, fino al momento della conclusione dell’ultimo incontro (e, spesso, anche oltre), il mediatore percorre un vero e proprio viaggio nelle proprie emozioni, che sono anche il riflesso di quello che sentono le parti.
Uno specchio, un violino, una canna d’organo. E chissà quante altre metafore sono plausibili per esprimere che il mediatore ha, come strumento di lavoro, l’intero proprio corpo, nel quale si affaccia, come un’improvvisa corrente elettrica, un riflesso interno che scuote, avvolge o solleva. È la reazione istintiva e viscerale che proviamo in risposta a un evento, a un ricordo o a un pensiero.
Nella mediazione, le emozioni sono il sottofondo costante che accompagna ogni parola, ogni silenzio e ogni sguardo. Sono come onde che attraversano la stanza, talvolta tranquille e placide, altre volte tumultuose e imprevedibili. Un mediatore riconosce queste onde e cerca di navigarle con cura, consapevole che ogni emozione può trasformarsi in un’opportunità o in un ostacolo.

Nella testa germogliano silenziose o impetuose le domande.
Il cuore si increspa, sussulta, palpita, rallenta.
Lo stomaco si stringe, si dilata, graffia, preme, si rilascia.
Le gambe tremano, sorreggono, sostengono, mancano.
I piedi formicolano d’impazienza, vibrano di gioia, si intorpidiscono, si scaldano, si raffreddano, sono dimenticati.
Come il tocco di un dito più o meno deciso, timido, esitante, violento, produce un suono diverso nel violino, così il mediatore “risuona” della presenza vibrante delle parti nella stanza (reale o virtuale).
Ci sono momenti in cui la tensione è palpabile, il silenzio è denso e le lacrime scorrono silenziose, segni di ferite ancora aperte. Altre volte, una risata inaspettata rompe il ghiaccio, rilasciando la tensione e aprendo la strada a nuove possibilità. E poi ci sono le tregue, quei momenti preziosi in cui le parti decidono di mettere da parte la rabbia, anche solo per un istante, per ascoltare l’altro con il cuore aperto.
È in questi spazi che il mediatore opera, come un direttore d’orchestra che armonizza le emozioni presenti per provare a trasformarle in un dialogo costruttivo.

Storie di Mediazione: mi ricordo quella volta che …
Mi ricordo quella volta che lo stomaco era attorcigliato.
E quella volta che il cuore si era gonfiato e tratteneva il fiato.
E quella volta che la mia mano si era gelata.
E quella volta che un fuoco aveva avvolto la mia gola.
Le parti se ne saranno accorte?
Se nelle schede di valutazione del mediatore fosse inserita anche la domanda: “che emozioni ha provato, il mediatore?”, sarei curiosa di poter leggere le risposte delle parti e dei loro avvocati.

Se l’emozione fosse l’eroe principale di un cartone animato, quale sarebbe lo speciale superpotere che gli consente di salvare la situazione/risolvere il conflitto?
Sarebbe la capacità di sintonizzarsi con ogni sfumatura del corpo e della mente. Potrebbe sentire il più leggero battito di ciglia, il più tenue cambio di tono.
Questo eroe, l’emozione, saprebbe che, per “salvare la situazione”, non serve una forza straordinaria, ma un ascolto attento e profondo delle proprie sensazioni, e di quelle degli altri. In questo modo, l’emozione potrebbe trasformare il caos in armonia, portando equilibrio dove prima regnava il disordine.
“Se stai creando un personaggio e non lo rendi vulnerabile, ai lettori non piacerà, nemmeno se ha dei super-poteri.”
(Stan Lee, disegnatore di supereroi per la Marvel)

Risuona?