Stefano Pavletic, guardare avanti con determinazione

1984

È venuto a mancare Stefano Pavletic, dottore commercialista in Milano e mediatore del Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano.

La notizia è arrivata improvvisa sui tanti che erano all’oscuro delle sue condizioni di salute. Come tutto quello che accade senza preavviso, la scomparsa di Stefano ha tolto le parole a tutti coloro che nell’ambiente milanese lo conoscevano da molti anni.

Stefano è stata una presenza costante per il Servizio fin dagli inizi. Partecipante ai primi corsi base organizzati a fine anni ’90, si è sempre distinto per il sostegno convinto che garantiva ad ogni iniziativa avviata da CAM.
Precursore nell’occuparsi di mediazione in tempi non sospetti, si era sperimentato con successo anche con le prime forme di risoluzione online delle controversie. Avanti di almeno un decennio rispetto a buona parte dei suoi colleghi mediatori, si era confrontato con convinzione con altre realtà, dalla Francia alla Cina, diventando in breve tempo un punto di riferimento per il World Forum dei centri di mediazione, organizzato dall’Unione Internazionale degli Avvocati.

Questo blog ha ospitato diversi suoi interventi, tutti coraggiosi e innovativi, sempre aperti a gettare lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte.

Di chi scompare si ricordano sempre le cose belle, i momenti migliori, le qualità eccezionali. E si tende a sfumare o dimenticare i difetti e le mancanze. Non potrei contestare a Stefano nessuna mancanza ma ricordo molte occasioni in cui, parlando di mediazione, non mi trovavo d’accordo con lui. Era sempre determinato nelle sue opinioni e talvolta provocava fino all’estremo, per mettere in evidenza l’incoerenza delle convinzioni, forse troppo fondamentaliste, di alcuni mediatori.

Era un difetto? All’epoca mi sembrava di sì. Adesso, con il senno del poi, temo che il difetto fosse mio, nel non dargli il credito che meritava, per il coraggio di affermare quello che pensava, anche se controcorrente e in minoranza.
Ci mancherà anche per questo.

Nicola Giudice