Soluzione

34
Foto di Kyle Head su Unsplash

A cura di Donatella Cinà, esploratrice di conflitti in mediazione e a teatro

Definizione in un minuto: Cos’è la soluzione?

La soluzione è la scena finale, quella che all’inizio non si può conoscere, perché arriverà al termine di un percorso che richiede tempo: il tempo delle parti, innanzitutto, e il tempo degli avvocati, del mediatore e dell’organismo. Per analogia, si può richiamare il finale di un film o di un’opera teatrale, dato che entrambi, come la mediazione, sono incentrati su un conflitto. Inizialmente lo spettatore può avere delle aspettative, ipotizzare come andrà a finire, cercare conferme all’ipotesi formulata, ma poi scoprirà che i personaggi evolvono, acquistano consapevolezze che non avevano, si confrontano con altri personaggi o con la realtà, modificano ciò che volevano, prendono decisioni che all’esordio sembravano improbabili.

Mediazione e Soluzione: idee, proposte e vittorie

Se in un film o a teatro bastano due ore o anche meno per arrivare alla parola fine, in mediazione possono non essere sufficienti, perché il conflitto è reale, purtroppo, e non immaginato, radicalizzato o risolto da abili sceneggiatori o drammaturghi. In mediazione può essere necessario più tempo e anche gli intervalli preziosissimi fra un incontro e l’altro. L’esperienza fa dire che nella maggior parte dei casi, non è opportuno prospettare soluzioni durante il primo incontro, neppure sedersi al tavolo con la priorità di scoprire che cosa propone l’altra parte. Prima di aver esplorato con l’aiuto del mediatore gli interessi di ciascuno, prima di aver istituito una relazione collaborativa tra le parti, prima di aver sciolto risentimenti, rancori o altri nodi emotivi o semplici frustrazioni, prima di aver acquisito informazioni per meglio valutare l’alternativa del giudizio, un’eventuale proposta o idea – per quanto soppesata e corroborata dal ragionevole parere del proprio legale – rischia di affondare, come un sasso gettato nelle acque melmose della sfiducia.

Storie di Mediazione: mi ricordo quella volta in cui…

Si ricordano molto bene le mediazioni che si concludono con mancato accordo al termine di due ore di un primo, intenso incontro. In questi casi manca proprio il tempo per uno sviluppo della situazione ed è come se le dinamiche avviate si interrompessero con un taglio brusco, decisamente in anticipo sulla possibile scena finale. Così al mediatore rimangono tantissime curiosità: non solo di sapere come andrà a finire, ma soprattutto curiosità per le risposte e le informazioni che non potranno più essere scambiate nell’ambiente riservato della mediazione, dato che si è deciso di non proseguire e non c’è più tempo per ulteriori esplorazioni. Che sarà di loro? – ci si chiede in questi casi, con la certezza che il percorso collaborativo avviato in mediazione sarà stato utile e potrà proseguire o riverberare in altra sede.

Se la soluzione fosse l’eroe principale di un cartone animato, quale sarebbe lo speciale superpotere che le consentirebbe di risolvere il conflitto?

La soluzione può essere immaginata come un aiutante magico, un piccolo animale o un oggetto misterioso dotato di parola. Al momento opportuno si paleserà e bisbiglierà qualcosa all’orecchio di ciascuna delle parti. Avrà il potere di guidarle, insieme o separatamente, in un luogo speciale. Lì, sarà possibile avere una visione più chiara del problema, osservarlo come dall’alto, da più punti di vista, vederlo proiettato nel futuro e sentire ciò di cui si ha davvero bisogno. A quel punto l’aiutante magico avrà svolto il suo compito e, sorridendo, scomparirà fino alla prossima avventura.