Lo sviluppo della mediazione nei paesi di interesse commerciale per l’Italia: uno sguardo sui Balcani.

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Foto di <a href="https://unsplash.com/@christianlue?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Christian Lue</a> su <a href="https://unsplash.com/it/s/foto/Mappa-POLITICA--Europa-EST?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText">Unsplash</a> In Italia, con la progressiva entrata in vigore della riforma Cartabia, stiamo vivendo un momento di fermento normativo in tema di mediazione civile e commerciale (oltre che penale), ma lo strumento della mediazione sta diventando sempre più popolare anche nei Balcani, che negli ultimi anni hanno lavorato per sviluppare e implementare la mediazione nei loro sistemi legali.

Un occhio alla regione

Negli ultimi vent’anni, molti paesi dell’area Balcanica hanno introdotto leggi sulla mediazione e riforme atte a sviluppare lo strumento, soprattutto con lo scopo di dare sollievo al congestionamento dei sistemi giuridici che colpisce la maggior parte dei paesi della regione.

Se l’attenzione verso la promozione della mediazione in questi paesi si deve in gran parte alla necessità di adeguamento dei sistemi giuridici agli standard europei, con un’ottica di medio periodo di adesione all’Unione, è vero anche che la nuova sensibilità verso questo strumento deriva dal generale interesse ed ammirazione per i sistemi di paesi come Germania, Francia, Italia, da sempre guardati come modelli di sviluppo.

Questa dinamica di interesse dei Balcani verso l’Europa è ampiamente corrisposta: da un lato l’Unione Europea sta aumentando negli ultimi anni la pressione politica e il sostegno economico per la promozione dei sistemi ADR nella regione, con lo scopo di raggiungere un adeguamento dei sistemi giuridici ed incrementarne l’efficienza; dall’altro paesi come Germania, Francia, Norvegia, Paesi Bassi, Austria, investono da anni somme importanti nello sviluppo di questi strumenti, non solo per incentivare gli scambi commerciali dei loro paesi con la regione, ma anche nella consapevolezza dei benefici che un rafforzato accesso alla giustizia può avere sulla stabilità della regione.

Nonostante la produzione di leggi anche di buona qualità sulla mediazione, tuttavia, il suo utilizzo reale ancora scarseggia: una tradizionale diffidenza verso strumenti di risoluzione di controversie alternativi alla giustizia ordinaria, nonché una limitata portata delle campagne di sensibilizzazione hanno fatto fatica, ad oggi, a portare il cambio culturale necessario alla fioritura di questi sistemi.

Per questo varie organizzazioni internazionali, fra cui CSSP- Berlin Center for Integrative Mediation, specializzata in gestione di conflitti internazionali, interetnici e rinforzo di sistemi ADR, supportano questo processo consci del potenziale pacificatore e democratizzante che la cultura del dialogo, a prescindere dall’area applicativa, può avere, in particolare in regioni recentemente scosse da conflitti laceranti. Anche in quest’ottica CSSP investe da anni non solo nel rinforzo dei sistemi nazionali di mediazione, ma anche nel coordinamento dei vari sistemi nella Regione.

Ma vediamo più in particolare lo stato di sviluppo della mediazione nei principali paesi di interesse commerciale per l’Italia.

Lo stato della mediazione negli ordinamenti giuridici, paese per paese

In Bosnia-Erzegovina, gli sforzi e il percorso verso la creazione di un quadro giuridico per l’introduzione della mediazione nel Paese sono iniziati nel 2003 su iniziativa dell’Associazione dei Mediatori, sostenuta da diverse organizzazioni internazionali, quando gli emendamenti alle leggi sulla procedura penale e civile adottati hanno introdotto per il giudice la possibilità di proporre alle parti il ricorso alla mediazione, e per le parti di farne richiesta congiunta, che risultarono essere i primi passi verso la creazione di un quadro normativo ad hoc sulla mediazione nel paese.
Su suggerimento di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dell’Associazione dei Mediatori, dei Ministeri competenti, di Organizzazioni Internazionali e dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante, nel 2004 è stata adottata la Legge sulla Procedura di Mediazione – Zakon o postupku medijacije (Službeni glasnik BiH, br.37/04) – entrata in forza nel 2005 con il trasferimento all’Associazione dei Mediatori dell’autorità e della responsabilità della fornitura dei servizi di mediazione nel paese, che formalizzava la mediazione come sistema extragiudiziale volontario, senza tuttavia specificarne gli ambiti di applicazione. Nel vuoto normativo, si è imposta una prassi relativamente permissiva che vede lo strumento della mediazione applicato nei casi più disparati. Ciò nonostante, passati venti anni, la mediazione in Bosnia-Erzegovina rimane ancora uno strumento poco utilizzato e diffuso.

In Serbia, la prima legge sulla mediazione a regolamentare l’applicazione della mediazione in tutte le controversie, ad eccezione di materie a giurisdizione esclusiva, è stata approvata nel 2005. Nonostante, tuttavia, la creazione di un inquadramento giuridico ad hoc ed il sostegno economico delle organizzazioni internazionali, il numero di casi riferiti in mediazione è col tempo diminuito e l’interesse dei cittadini verso lo strumento è andato negli anni scemando.

Di fronte a questo trend, il Ministero della Giustizia serbo, allo scopo di armonizzare il quadro giuridico pertinente con gli standard internazionali e facilitare così il processo di adesione all’UE, ha formato un gruppo di lavoro che ha portato a introdurre modifiche nella legge di mediazione nel 2011 e, di nuovo, nel 2014. La nuova legge contiene disposizioni sull’applicazione della mediazione nelle controversie transfrontaliere e si pone come obiettivo di dare un impulso alla mediazione riferita privatamente e alla disponibilità di servizi di mediazione per i cittadini, creando anche meccanismo per garantire la qualità dei mediatori. Nel 2019 sono entrati in vigore in Serbia degli emendamenti alla legge sulle spese processuali, atti ad esentare dal pagamento delle spese processuali le parti che dovessero risolvere la controversia in mediazione entro la conclusione della prima udienza. Nel 2021, la legge sulla protezione dei consumatori ha introdotto l’obbligatorietà della mediazione a tutela dei consumatori, quando il primo reclamo viene respinto dal commerciante.

In Kosovo, la prima legge sulla mediazione è stata adottata nel 2008, gettando le basi per la sua istituzionalizzazione. Lo sviluppo dello strumento, sostenuto da diversi donatori internazionali e supportato, fra gli altri, dall’organizzazione tedesca CSSP, ha avuto un momento di svolta nel 2012 con l’apertura di centri di mediazione, in seguito dismessi a causa di problemi di sostenibilità.

Nel 2018 è stata adottata una nuova legge sulla mediazione, che introduce novità come la creazione di uffici di mediazione nei tribunali di prima istanza e negli uffici degli Avvocati di Stato, l’esecutività degli accordi raggiunti nel processo di mediazione e persino l’obbligatorietà della mediazione nelle dispute derivanti da gestione familiare o dallo scioglimento del matrimonio. Nonostante l’incoraggiante quadro normativo, tuttavia, l’implementazione da parte dei magistrati e la conoscenza dello strumento da parte del pubblico soffre ancora di lacune e ritardi.

In Montenegro, la mediazione è stata introdotta per la prima volta nell’ordinamento giuridico attraverso la riforma della procedura civile del 2004, mentre un anno dopo, nel 2005, è stata adottata la Legge sulla Mediazione, emendata poi nel 2012, che regola la procedura nelle controversie di diritto civile, comprese le controversie familiari, commerciali, di lavoro e altre controversie patrimoniali, ed istituisce la possibilità di mediazione nelle controversie transfrontaliere. La legge obbliga il tribunale a rinviare le parti a un incontro con un mediatore in alcuni casi specifici, regolati da leggi speciali, come quando è nell’interesse del minore o in alcune controversie patrimoniali. L’incoraggiamento e il tentativo di spingere verso gli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie rientrano comunque ormai stabilmente in tutte le varie strategie proposte di riforma del sistema giudiziario.

In Macedonia del Nord la mediazione è stata introdotta dalla Legge sulla Mediazione nel 2006. A questa è seguita una nuova legge approvata nel 2013 e l’attuale legge sulla mediazione, adottata nel 2021 nell’ambito della più recente riforma giudiziaria. La legge stabilisce che la mediazione può essere utilizzata in diversi tipi di cause civili, ma anche per una richiesta di risarcimento monetario fino a 1.000.000 di MKD. Le parti prima di avviare un procedimento legale devono cercare di risolvere la controversia attraverso la mediazione.

In Albania, infine, la mediazione è stata istituita per legge nel 2011 e prevede la sua applicazione in materia di diritto civile, commerciale, del lavoro, della famiglia, della proprietà intellettuale, dei diritti dei consumatori, anche nelle controversie tra enti pubblici e soggetti privati, nonché in alcuni casi nel diritto penale riguardanti reati di minori. Nel 2018 la legge è stata riformata a favore di un rafforzamento del ruolo della Camera Nazionale dei Mediatori, organismo semi-pubblico incaricato di organizzare e monitorare il lavoro dei mediatori, figure professionali autonome equiparate a avvocati e notai.

I legami fra Albania e Italia, fra tutti i paesi dei Balcani, sono indubbiamente i più forti, e hanno portato negli anni passati ad aprire una Camera del Commercio Italo-Albanese, nonché a semplificare le procedure di arbitrato e mediazione anche in controversie transfrontaliere.

Dal 2022 la mediazione, inoltre, rientra fra le aree individuate dall’Unione Europea come di interesse di sviluppo nell’ottica dell’accesso all’area UE. La maxi-riforma del sistema giuridico cominciata nel 2016, che include un vetting process (sistema di revisione amministrativa dell’operato dei giudici di tutto il paese, che ha portato all’estromissione dal sistema di circa il 50% dei magistrati), ha creato come effetto collaterale un congestionamento (backlog) dei casi di fronte alle corti. La mediazione, di conseguenza, è vista come uno strumento vitale per sostenere il sistema giuridico ed assicurare l’accesso alla giustizia alla cittadinanza che, ormai, si vede presentare tempistiche per i processi bibliche. Ciò nonostante, la cultura della risoluzione delle controversie, come nei paesi limitrofi, stenta ancora ad imporsi, e varie organizzazioni internazionali, fra cui CSSP, sono impegnate da anni nel sostegno allo sviluppo dello strumento nel paese.

Un particolare interessante è che la Camera Nazionale dei Mediatori, accompagnata e sostenuta da CSSP con fondi dell’Agenzia di Cooperazione Austriaca, è dal 2022 stata invitata a partecipare direttamente al processo di negoziazione con la Commissione Europea volto a definire obiettivi e necessità ai fini del processo di integrazione nell’Unione.

 

Simone Ceresa è mediatore di conflitti internazionali e penali con oltre 13 anni di esperienza in ambito diplomatico e di gestione dei conflitti in alcune delle zone più difficili al mondo fra Africa, America Centrale e Balcani. Dal 2018 dirige i programmi di Albania e Kosovo per l’organizzazione tedesca CSSP Berlin Center of Integrative Mediation, di cui cura le relazioni esterne e la creazione di nuovi progetti.
È tra i fondatori dell’Italian Initiative on International Mediation (3IM) e collabora con Dike – Cooperativa per la Mediazione dei Conflitti di Milano come mediatore penale. Parla fluentemente italiano, inglese, francese e spagnolo. sceresa@cssp-mediation.org

Merjem Nurikić Haljeta è Avvocato specializzato in tutela dei Diritti Umani, uguaglianza di genere, non discriminazione, volenza domestica e di genere. È entrata a far parte del team del CSSP nel giugno 2021 come Coordinatrice dei progetti regionali nei Balcani. Ha conseguito un master in legge presso l’Università di Sarajevo. mnurikic@cssp-mediation.org