Mediazione interculturale: ambiti di intervento

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Foto di Camylla Battani su Unsplash

di Khadija Lahmidi*

Premessa

Tra gli anni ’80 e ’90 l’Italia ha registrato un significativo aumento della popolazione straniera e un aumento dell’immigrazione come utenti di servizi pubblici.

In questo contesto è nata e si è sviluppata la necessità di comprendere e rafforzare le specificità della nuova società multiculturale, seguita dal primo intervento di mediazione: il ruolo del mediatore interculturale consiste nel costruire “ponti” tra le diverse comunità che si trovano a vivere nello stesso ambiente culturale, politico ed economico.

In un precedente articolo abbiamo accennato a come la professione dei mediatori interculturali non abbia ancora visto riconoscersi una legislazione organica a livello nazionale ma solo semplici riferimenti sparsi nel D. lgs. N. 286/1998 (Testo unico in materia di immigrazione) e nella Circolare n. 24/2006 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che ha definito i compiti della figura professionale, indicando le aree di intervento.
Di seguito esamineremo le aree di intervento e in particolare l’attività svolta dal mediatore interculturale

Scuola

L’attività di mediazione in ambito scolastico deve essere collocata e analizzata in un universo crescente in cui i dati indicano un aumento crescente degli alunni con cittadinanza non italiana. Nelle scuole l’attività del mediatore consiste nel supporto agli insegnanti nel processo di primo inserimento (inserimento e verifica dei livelli di istruzione pregressi) e il primo counseling degli studenti in entrata; facilitazione del dialogo tra scuola e famiglia (anche tramite interpretariato e traduzione di avvisi, messaggi, documenti); assistenza nella didattica interculturale (progettazione e realizzazione di attività); aggiornamento dei docenti e supporto informativo circa il contesto di provenienza dell’alunno, la sua storia scolastica e personale; collaborazione nell’insegnamento dell’italiano; sostegno nel recupero del disagio psicologico e orientamento degli studenti e delle famiglie per i successivi livello di studio, oltreché animazione e proposte di iniziative interculturali extracurriculari in ambito scolastico e di raccordo fra la scuola e il territorio.

Sanità

In ambito sanitario, la popolazione straniera risulta essere potenziale utente del servizio sanitario nazionale.
In questa area di intervento, il lavoro dei mediatori comprende il supporto all’accoglienza nelle strutture ospedaliere (facilitando l’accesso e la disponibilità dei servizi); l’agevolazione della comunicazione (compresa la decifrazione del significato di malattia e trattamento); facilitazione, assistenza e accompagnamento nei percorsi sanitari (percorso nascita, ginecologia, pediatria, lungodegenza, pronto soccorso, counselor, centri di salute mentale); formazione interculturale del personale sanitario.

Pubblica Amministrazione

L’attività e il ruolo dei mediatori nella pubblica amministrazione è così vasto che risulta difficile elencare tutti gli ambiti di intervento, che vanno dagli uffici anagrafici alle questure, agli sportelli unici nelle province, ai centri unici per l’impiego, ai vari sportelli locali specializzati al servizio utenti immigrati.
Nello specifico si possono evidenziare le seguenti attività: informazione e orientamento dell’utenza; risoluzione dei conflitti operatore/utenza/istituzioni; assistenza nella comprensione, compilazione e traduzione della modulistica nelle varie lingue; facilitazione dell’accesso e dell’orientamento ai servizi del territorio; supporto alle procedure per i diritti di cittadinanza (es. permesso, ricongiungimento, ecc.).
Nei servizi sociali, l’attività del mediatore consiste nel fornire informazioni e orientamento alle prestazioni e ai servizi; mediazione linguistica e culturale e mediazione dei conflitti.
I mediatori interculturali svolgono un ruolo importante anche nel sistema di accoglienza degli immigrati in Italia, compresi gli Hotspot e i Centri di prima accoglienza, che comprendono SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) e CAS (Centri di accoglienza speciale, un mix di prima e seconda accoglienza).

Giustizia

Tra le aree di intervento del mediatore rientra la giustizia adulta e minorile.
Agli adulti il mediatore interculturale fornisce informazioni sulla prima accoglienza (colloquio di immatricolazione e visita medica, assistenza primo colloquio, orientamento situazione giuridica, supporto colloqui per spiegare e mitigare il disagio) e facilita il dialogo tra detenuti e personale carcerario nonché informazione e compilazione istanze espulsione, estradizione, trasferimento, informazioni pena residua e sui permessi di soggiorno, collegamento con consolati e ambasciate.
Per i minori nei Centri di Prima Accoglienza, Istituti Penali per i Minorenni, Ufficio di servizio sociale per i minorenni e nelle comunità, i mediatori interculturali accompagnano e assistono educatori, insegnanti, assistenti sociali nelle varie attività, tra cui l’attuazione del programma trattamentale; facilitano e supportano il personale nell’attuazione dei programmi di riabilitazione e promuovono il dialogo interculturale. In ultima fase facilitano la dismissione del servizio (individuare contatti con enti territoriali/associazioni per facilitare l’integrazione sociale, facilitare la continuità assistenziale, collaborare con gli operatori per l’inserimento nella comunità).

Le funzioni della mediazione sono, dunque, molteplici: traduzione, comunicazione interpersonale che tenga conto delle differenze culturali, etniche, religiose, di genere e di esperienza; saper ascoltare ed essere empatici; riconoscere e valorizzare le differenze.

*mediatrice culturale/linguistica