di Roberta Regazzoni
Il centro di mediazione e arbitrato del WIPO (OMPI – Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale) e Camera Arbitrale di Milano hanno stretto una partnership per la mediazione nelle controversie internazionali in materia di proprietà intellettuale e tecnologia.
L’accordo prevede la promozione congiunta di una clausola standard per i contratti internazionali in cui si fa riferimento all’adozione del regolamento di mediazione WIPO (ed eventuale multistep con expedited arbitration) e ad un panel di mediatori alimentato dalle due istituzioni.
Il Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano, che gestisce procedure di mediazione nell’ambito della normativa nazionale, nel corso degli ultimi anni ha trattato in mediazione anche casi con profili di proprietà intellettuale, per lo più in ambito domestico.
Benché la legge sulla mediazione attualmente in vigore possa ben applicarsi a controversie cross-border, per come il sistema è stato pensato e strutturato dal legislatore, manca purtroppo di un respiro “internazionale” e non è di immediata comprensione per gli utilizzatori stranieri.
I quali, con ogni probabilità, hanno una idea della mediazione – come in effetti è comunemente e universalmente concepita – molto più flessibile e informale. Il nostro sistema prevede infatti una serie di requisiti più o meno rigidamente non disponibili dalle parti (ma funzionalmente necessari per l’obiettivo fissato dal legislatore e il collegamento con il processo ordinario) e sconosciuti alla mediazione così come viene svolta a livello internazionale, ad es. la competenza territoriale, la necessità che le procedure di mediazione vengano organizzate e gestite da organismi iscritti al registro tenuto dal Ministero della Giustizia, l’accreditamento dei centri di formazione – da cui dipende la circostanza che i professionisti sono per lo più di nazionalità italiani. Tutto questo pone sicuramente dei limiti (anche psicologici) all’accettazione di un modello rigido come il nostro da parte di un’utenza straniera abituata ad altri standard e evidentemente poco risponde al (legittimo) desiderio di avere un mediatore di nazionalità terza rispetto a quella delle parti.
Per superare queste criticità, CAM ha pubblicato nel 2015 le Fast Track Mediation Rules, totalmente svincolate dal Decreto Legislativo 28/2010. Si tratta di un regolamento consistente in pochi articoli che fornisce le regole base agli utilizzatori della mediazione, corredato con un panel di mediatori di varie nazionalità (ma che lascia le parti libere di accordarsi anche su un nominativo non ricompreso nella lista proposta).
Ma se la strategia delle parti (in particolare, le proponenti) dovesse andare nel senso di svolgere la mediazione in uno spazio ontologicamente neutro, ecco che può essere adottata una clausola di mediazione che fa riferimento al regolamento di un’istituzione sovranazionale, specializzata nel settore della proprietà intellettuale e della tecnologia, e che propone un pool di mediatori “benedetti” da Wipo e da CAM, di varie nazionalità.
Il prossimo 12 Novembre, nel corso di un webinar congiunto, le due istituzioni presenteranno i dettagli dell’iniziativa.