Diceva Henri Bergson che “La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima”. La saggezza del filosofo francese non sembra avere presa al giorno d’oggi. Riletta a distanza di tempo, soprattutto in questi giorni di (ennesima) campagna elettorale, sembra che oltre al messaggio passi altro: linguaggi aggressivi, attacchi violenti, insulti, il tutto moltiplicato da una comunicazione sempre più social che non risparmia niente e nessuno e molte pagine sembrano contaminate da un virus inarrestabile. Ad onor del vero anche i media tradizionali svolgono un ruolo non secondario nel dare visibilità al linguaggio violento e ad alimentare livore e risentimento. Alcune “tribune” sembrano costruite con lo specifico scopo di alimentare lo scontro verbale, quando non fisico. Vale la pena osservare come i media, seppure amplificando e magari distorcendo, non facciano altro che riflettere la realtà delle cose. Allo stadio (e non solo nelle curve degli ultras…) o sui mezzi pubblici, a scuola come per la pubblica via, sembra che in certi contesti siano saltate le regole minime del vivere civile e la comunicazione si sia progressivamente imbarbarita.
O tempora o mores, lamentava Cicerone tanti secoli fa, e questo suo monito sembra bene adattarsi al contesto contemporaneo della comunicazione interpersonale.
Ma cosa si può fare?
L’idea che la comunicazione (e quindi la parola ma pure il tono, la modalità, il silenzio…) sia un’arma potente e potenzialmente anche violenta è concetto ben noto agli esperti del settore. I mediatori sono perfettamente coscienti di come l’uso del verbale e del metaverbale risulti decisivo per consentire l’efficace gestione di una situazione conflittuale e, al contrario, di come ostacoli all’ascolto risultino spesso determinanti per alimentare controversie inestinguibili. Ma se è vero che il singolo conflitto può essere mediato o facilitato, non è certo possibile mettersi a guardia di ogni angolo di strada (o del web) per migliorare le cose.
Servono delle regole, dei principi da tenere a mente che possano fungere da supporto nei momenti in cui la situazione ci sembra sfuggire di mano.
E’ quindi importante sapere che a Trieste, da qualche tempo, qualcuno ha deciso di passare all’azione. Nel 2016 un gruppo di persone ha fondato l’associazione “Parole O_Stili” con lo scopo di “responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a scegliere forme di comunicazione non ostile”.
Primo e importante obiettivo, la redazione di un Manifesto per la Comunicazione Non Ostile, una carta che, come dicono gli autori, stabilisce “dieci princìpi di stile utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in Rete”.
Come tutti i decaloghi il suo obiettivo è di porre principi generali che vanno poi calati nel caso specifico. Nondimeno, già ad una prima lettura appaiono come utili suggerimenti per chiunque di noi, nella vita privata come in quella professionale. E, certamente, non suonano né banali né scontati nemmeno al più esperto dei comunicatori.
Ecco quindi i punti del manifesto.
1 Virtuale è reale
Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
2 Si è ciò che si comunica
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
3 Le parole danno forma al pensiero
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
4 Prima di parlare bisogna ascoltare
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
5 Le parole sono un ponte
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
6 Le parole hanno conseguenze
So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
7 Condividere è una responsabilità
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
8 Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
9 Gli insulti non sono argomenti
Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
10 Anche il silenzio comunica
Quando la scelta migliore è tacere, taccio.
Un decalogo essenziale, che raccoglie principi molto potenti e che dovrebbero essere da tutti appresi.
E voi cosa ne pensate?