International Mediation Summit 2018 – Changsha (Cina) – report

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di Stefano Pavletič*

Il China Council for the Promotion of International Trade (CCPIT) di Pechino, in collaborazione con il Consiglio CCPIT della Provincia di Hunan, ha organizzato nei giorni 12 e 13 Settembre a Changsha un’interessante conferenza internazionale sui temi della mediazione, sotto l’egida del Ministero della Giustizia cinese e del Governo della Provincia di Hunan.

L’evento rappresenta un’importante occasione, ogni anno in una differente città cinese, in cui il CCPIT promuove un aggiornamento tecnico e normativo del settore ADR, sullo sfondo della dinamica evoluzione economica in Cina.

La notevole portata della mediazione nella creazione di condizioni armoniose alla base delle relazioni commerciali giustifica lo scambio fattivo di idee, esperienze e best practices con mediatori, professionisti e studiosi cinesi anche per migliorare ulteriormente i canali di comunicazione e di collaborazione. La Provincia di Hunan vede peraltro nello sviluppo di strumenti ADR un’importante premessa per rafforzare la propria presenza sui mercati internazionali dell’export.

Alcuni ospiti internazionali, oltre a chi scrive, si sono aggiunti, all’hotel Hainan di Changsha, ai circa 400 partecipanti, in gran parte mediatori, avvocati e giudici cinesi e provenienti da Singapore, Hong Kong, Malesia, India.

Grazie alle diversificate presentazioni che si sono succedute nei due giorni di lavori, il contributo dei relatori occidentali è risultato complementare agli interessanti contenuti illustrati dagli speaker locali.

Nel corso del programma Gao Xiaoli, Vicepresidente del Tribunale Civile presso la Corte Suprema della Repubblica cinese, ha parlato di come le corti cinesi possano offrire assistenza nel campo delle controversie internazionali, in modo particolare commerciali. Ha rilevato come l’aumentato impegno nel commercio mondiale abbia messo a dura prova la capacita cinese di risolvere efficacemente le controversie commerciali internazionali, in linea con gli interessi delle parti coinvolte. Il modello alternativo tra contenzioso civile e mediazione si dimostra spesso meno efficace alla luce della possibile portata complementare dei due istituti. Si sono auspicati, anche nel sistema cinese, miglioramenti amministrativi e procedurali al fine di promuovere le soluzioni soggette a mediazione, come l’istituto delle mediazioni su nomina giudiziaria, introdotto lo scorso Giugno in Cina.

Pasit Asawawattanaporn, amministratore delegato del Centro di Arbitrato di Bangkok, sullo sfondo di un forte incremento dell’interscambio tra Thailandia e Cina (45 miliardi di dollari di investimenti cinesi, negli ultimi cinque anni, in infrastrutture, ospedali e turismo), ha sottolineato come siano state facilitate e snellite molte procedure, nel settore delle costruzioni civili, anche sul fronte della prevenzione e della gestione delle controversie. E’ stato peraltro notato come l’arbitrato spesso non costituisca la risposta ideale in quanto le controversie di questa natura possono essere gestite con maggiore efficienza ed a minori costi con l’obiettivo reciproco di un risultato negoziato.

Un panel specifico ha esaminato gli ultimi aggiornamenti sui lavori della Commissione Uncitral che porterà alla prossima Convenzione di Singapore per l’adozione di un nuovo modello di legge in tema di riconoscimento ed esecutività internazionale degli accordi di mediazione. Moderato da Peter Phillips, mediatore e professore all’Università di New York, il dibattito ha coperto vari aspetti della materia con uno spazio dedicato da chi scrive all’impatto delle nuove disposizioni sull’attività di mediazione e sul ruolo del mediatore. Sembrano condivise e prevalenti le esigenze per un regime di esecutività chiaro, rapido e diffuso, in modo da rafforzare l’efficacia degli accordi sui mercati internazionali e venire incontro alle esigenze degli operatori.

Chen Fuyong, Vice segretario generale della Beijing Arbitration Commission, ha illustrato alcuni casi pratici, nel settore costruzioni, in cui una poco chiara e vaga stesura delle clausole relative alla risoluzione delle controversie ed alla distribuzione dei rischi connessi ad un contratto internazionale ha causato una difficile gestione del contenzioso.

Uno spazio significativo ed interessanti presentazioni sono state dedicate alla Belt and Road Initiative (BRI), avviata nel 2013, i cui benefici sono stati testimoniati dai rappresentanti di alcuni dei paesi interessati dalle ricadute dell’enorme progetto: Thailandia, Mongolia, Malesia, India. Tale argomento ha inoltre polarizzato l’attenzione di uno specifico workshop cui hanno partecipato giuristi, avvocati, mediatori e arbitri. Considerata la natura internazionale dei contratti BRI e la durata dei rapporti contrattuali coinvolti, la mediazione appare come uno strumento altamente efficace ed in grado di far risparmiare risorse decisive per lo sviluppo dell’iniziativa. In attesa di disporre di statistiche oggettive sul contenzioso che può derivare da tali contratti, un interessante confronto si è sviluppato sull’applicazione di meccanismi multipli di risoluzione delle controversie, così come anche sull’impiego del formato della co-mediazione. Non si è mancato peraltro di evidenziare che strumenti preziosi come l’Italy-China Business Mediation Centre (ICBMC), gestito dal CCPIT in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano, possano garantire servizi di mediazione internazionale di eccellenza anche in ambito BRI.

Prachant Kumar, rappresentante della Bar Association indiana, ha messo in luce come gli stretti legami sino-indiani abbiano richiesto un generale approccio consensuale e non avversariale durante il processo di risoluzione delle controversie commerciali tra i due paesi. Ha peraltro messo in guardia su come la semplicità e l’economicità della mediazione possano essere messe a rischio, come nel caso dell’arbitrato internazionale, qualora prevalgano istanze della comunità legale per rendere lo strumento oscuro, formalistico e più costoso. A tale proposito appare suggeribile, per le imprese attive sui mercati internazionali, privilegiare un linguaggio semplice nella stesura delle clausole di mediazione e degli accordi, un’attenta supervisione sull’operato dei consulenti locali ed un tempestivo monitoraggio di profili critici del contratto per evitare l’insorgere di dannosi contenziosi formali. In questo scenario in India una recente iniziativa giudiziaria intende sottoporre ad un tentativo obbligatorio di mediazione tutte le controversie commerciali, con diretti benefici anche sullo stato della giustizia civile nel paese

Un ottimo contributo video di Jane Gunn sulle potenzialità di un accordo negoziato ha introdotto la sessione dedicata alla condivisione di idee e best practices in tema di mediazione. Tre mediatori collegati da Atlanta hanno messo a fuoco alcune criticità legate alla redazione delle clausole di mediazione, all’individuazione della sede degli incontri ed alla gestione dei tempi e dei costi. Sono stati proposti approfondimenti sul ruolo del legale in mediazione, sul formato della co-mediazione nella gestione delle controversie cross-border e sul livello di competenza tecnica del mediatore in ambito internazionale.

Il Summit ha avuto un ottimo riscontro di pubblico ed una notevole presenza sui media.

Lo spettro degli argomenti trattati dai relatori cinesi e da quelli provenienti dai paesi Asean ha fornito un prezioso aggiornamento sullo stato dell’arte attuale in tema di applicazione della mediazione nell’ambito di sistemi giuridici ed economici al centro di un tumultuoso e dinamico sviluppo. Si è potuto rilevare, peraltro con una certa sorpresa, un tangibile interesse verso il sistema italiano, soprattutto in relazione al tentativo obbligatorio di mediazione ed al regime di esecutività degli accordi.

Con queste premesse il Summit di Changsha potrà sicuramente rappresentare un ottimo viatico sia per implementare l’operatività dell’ICBMC sia per promuovere e diffondere il know-how italiano nell’ambito della gestione delle controversie transfrontaliere italo-cinesi.

*Arbitro e mediatore, consulente aziendale, dottore commercialista in Milano