di Giovanni Matteucci
“… dopo 30 anni di attività e circa 4.000 mediazioni gestite, ad oggi riscontro:
“ 1 . Diminuzione dei tassi di successo …
“ 2 . Sclerosi della procedura : la rigidità è all’ordine del giorno e manca l’innovazione. La
sessione congiunta (quando c’è) è un rituale, seguita da offerte in genere ridicole e poco
pertinenti, con un qualche intervento del mediatore, a volte risolutivo, molto spesso inutile;
“ 3 . Pressione sulle tariffe … sempre più aggressiva …
“ 4 . Limitata partecipazione attiva delle parti : il più delle volte gli avvocati sconsigliano o non permettono ai loro clienti di parlare nella sessione congiunta di mediazione ed a volte nelle riservate; …..
“ 6 . Comportamento degli avvocati, che pensavo fosse andato in disuso 20 anni fa ….
“ 7 . Inconsistenti capacità negoziali …..
“ 8 . Fine del senso della dignità e del rispetto – forse è un segno dei tempi, basato sull’andamento della politica, ma pare che prevalga l’idea che in mediazione si ottengono
migliori risultati grazie a una totale mancanza di rispetto dell’avversario ….
“ 9 . … e i mediatori, di fronte a tutto ciò, sorridono ed accettano tutto; e ciò riflette la
situazione del mercato …. “.
Rick Weiler, mediatore in Ontario, in un post del 6.4.2018.
Mi ricorda il film “Noi credevamo” di Manlio Martone, sui sogni di quelli che, poi, la
propaganda avrebbe chiamato “eroi prerisorgimentali”.
Anche noi mediatori italiani, che ora ci crediamo, fra trent’anni faremo queste considerazioni?