Gestire i passaggi generazionali: incontro con Vincenza Bonsignore

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Photo by Liv Bruce

Vincenza Bonsignore sarà in CAM il prossimo 15 gennaio per tenere un seminario di formazione avanzata per mediatori sul tema “Famiglia-Azienda e successioni: gestire i passaggi generazionali”. L’abbiamo incontrata per avere qualche anticipazione su un tema così complesso, particolarmente sentito sia per gli aspetti prettamente personali che essere coinvolge che per le ricadute economiche che queste possono avere.

1) Quando si parla di passaggio generazionale, vengono normalmente considerate figure come il notaio, l’avvocato e il commercialista. Quale ruolo può recitare il mediatore?
Recita un ruolo che può essere determinante per una serie di ragioni, ben note agli esperti di mediazione. Il mediatore permette alle parti di incontrarsi intorno ad un tavolo per stabilire l’assetto da dare ai propri interessi, di parlarsi davvero, di affrontare anche gli aspetti personali, emotivi e relazionali che intrecciano profondamente questa materia. Inoltre la mediazione permette l’emersione dei veri interessi e quindi il raggiungimento di accordi stabili, duraturi, realistici e concreti che permettano all’azienda di proseguire e continuare ad offrire stabilità benessere e identità alla famiglia.

2) Nella tua esperienza, i professionisti che si occupano di questi temi, che familiarità hanno con la gestione del conflitto?
Sia che si tratti di passaggi generazionali, sia di successioni o divisioni, tutti gli operatori coinvolti sanno perfettamente che anche la migliore soluzione da un punto di vista tecnico, economico o legale non verrà mai accettata dalle parti se non tiene conto degli aspetti personali, delle emozioni, dei vissuti, dei ruoli giocati all’interno delle famiglie negli anni. Pertanto, conoscere le fasi di vita della famiglia, i mandati familiari in merito alla gestione delle imprese, le dinamiche che riguardano i figli nelle successioni e nelle aziende, le relazioni tra fratelli è essenziale per poter approcciarsi a tali controversie.

3) La gestione delle relazioni familiari è connessa all’emotività delle parti. Le scelte che interessano il futuro, anche economico, della famiglia, dovrebbero essere però razionali, magari a discapito di affetti e sentimenti. Come conciliare questi due aspetti?

In realtà gli studi delle neuroscienze ci dicono che la parte razionale, ovvero la neocorteccia, ultima formata, la parte più specificamente umana, sede dell’ideazione e del pensiero razionale, attiva ed è attivata dal sistema limbico, parte più antica del cervello, che controlla la fame, la paura e le pulsioni. Anzi, gli stimoli esterni possono raggiungere l’amigdala (il centro delle risposte emotive, che controlla la rabbia e la paura) o passando dalla corteccia (quindi dalla coscienza) o direttamente provocando la risposta emotiva, prima che il cervello riconosca il pericolo. I nostri emisferi quello sinistro razionale e logico e quello destro, olistico e legato alle emozioni devono poter essere integrati. Per poter condurre una vita equilibrata , creativa, ricca di relazioni profonde è fondamentale che i due emisferi lavorino in sinergia e il corpo calloso permette la comunicazione tra loro. Quando i due emisferi non sono integrati sorgono problemi rilevanti perché il rischio è quello di vivere o nel diluvio emotivo o nel deserto emotivo. Le persone in conflitto sono, spesso, sommerse da un’intensa ondata di emozioni che provengono dall’emisfero destro, senza che ci sia un sufficiente contro bilanciamento dell’emisfero sinistro. Quando una persona è in balia del diluvio emotivo e dell’illogicità dell’emisfero destro, una reazione ispirata alla razionalità dell’emisfero sinistro non ha alcuna speranza di successo. Solo dopo aver dato risposta ai bisogni emozionali dell’emisfero destro, si può far entrare in gioco l’emisfero sinistro, logico e razionale. Pertanto il mediatore, tramite l’ascolto e l’empatia, la comunicazione non verbale con cui riceve il racconto della storia da parte delle persone coinvolte nei conflitti, permette di integrare i due emisferi, riducendo l’emotività di quello destro e permettere dopo di affrontare le tematiche razionali.

4) Si può imparare a gestire in autonomia questo genere di relazioni o, a tuo avviso, la presenza del mediatore è sempre indispensabile?
Uno degli obiettivi perseguiti da un mediatore è permettere alle parti di riaprire un canale di comunicazione, che le parti potranno riattivare ogni qual volta lo desiderano. La presenza del terzo spesso è indispensabile soprattutto in una fase iniziale, quando le situazioni sono cristallizzate nella diffidenza reciproca e, a seguito dell’escalation dei conflitti, gli animi si sono esacerbati e sembra impossibile anche solo stare nella stessa stanza. Sta poi alle parti, nella loro piena autonomia, decidere se proseguire nel processo di comunicazione ed è ciò che normalmente accade, con modalità magari diverse a seconda dei casi.