Bagatelle? Non tanto!

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chemediatoreseidi Nicola Giudice*

Nei giorni scorsi la stampa ha dato ampio risalto alla notizia, oggetto di un comunicato stampa congiunto delle parti interessate, di un accordo raggiunto da Fondazione Fiera Milano e A.C.Milan riguardante la mancata costruzione del nuovo stadio. La rilevanza del problema e la notorietà dei soggetti coinvolti hanno inevitabilmente attirato attenzione sullo strumento che ha reso possibile l’accordo: la mediazione.
Nonostante la pratica costante degli ultimi anni e una sempre maggiore diffusione dell’istituto, è ancora radicata la convinzione che la mediazione sia strumento utile per la gestione di controversie bagatellari.
Quando, nel corso degli anni ’90 del secolo scorso, la mediazione, all’epoca ancora denominata conciliazione, iniziò a entrare nel nostro ordinamento, lo fece attraverso l’accesso delle liti tra consumatori e imprese. Da allora molte cose sono cambiate e il rilievo, anche economico, delle controversie è certamente mutato.
Non aiuta a far cambiare questa convinzione il sigillo della confidenzialità che caratterizza, necessariamente e opportunamente, la gran parte delle mediazioni. È un bene anche per l’istituto della mediazione, quindi, che nel caso specifico le parti abbiano ritenuto opportuno comunicare la propria decisione al pubblico. Questo, va rilevato, non si tratta di un caso isolato e nemmeno tanto infrequente. A far capire che la mediazione possa coinvolgere vicende di un certo rilievo, basti guardare al valore di alcuni procedimenti gestiti nel solo 2016 presso Camera Arbitrale di Milano: una questione legata al trasferimento di quote societarie per 15 milioni di euro, le contestazioni concernenti un rapporto di subfornitura (12 milioni), le dispute connesse alla costruzione di una centrale eolica (11 milioni). E si tratta solo di alcuni casi. E non parliamo di sole controversie business to business. Liti successorie, controversie in ambito di risarcimento danni o legate alla locazione o vendita di immobili possono raggiungere valori elevati. Tutto questo parlando dell’esperienza di un solo organismo di mediazione quando, in Italia, sono diverse centinaia, alcuni dei quali sicuramente molto attivi.
Non sono però quelli economici i soli valori che vengono messi sul tavolo della mediazione. Al contrario, in certi casi apparentemente meno significativi, vengono affrontati conflitti personali e commerciali di estrema importanza per le parti coinvolte. Pensiamo al caso dei fratelli che solo in mediazione hanno finalmente occasione di riprendere a parlarsi dopo anni di silenzi e incomprensioni. O a un’impresa sull’orlo del fallimento che riesce a negoziare, davanti ad un mediatore, un nuovo contratto di locazione che consente di riprendere l’attività lavorativa e creare una via d’uscita dalla situazione di crisi, salvando posti di lavoro e tutelando, nello stesso tempo, gli interessi degli investitori. Insomma, tutt’altro che bagatelle!
Perciò anche se la maggior parte dei casi gestiti continuerà, giustamente, a rimanere riservata, ricordiamoci sempre che ormai la mediazione si è fatta grande e può affrontare anche le sfide più impegnative.

*Servizio di conciliazione, Camera Arbitrale di Milano