Sei domande a Mauro Julini, mediatore, facilitatore, giurista d’impresa, responsabile scientifico di Enti di Formazione ed Organismi di mediazione e responsabile nazionale del progetto INVECE DI GIUDICARE
Vuole presentarci il progetto divulgativo INVECE DI GIUDICARE ?
INVECE DI GIUDICARE – Progetto per la costruzione di una rete di persone, mezzi e strumenti per la diffusione su larga scala della cultura della mediazione finalizzata alla conciliazione è un progetto nazionale di divulgazione della cultura della mediazione avviato quattro anni fa dall’ Ente di formazione che presiedo.
Il progetto ha il patrocinio della Commissione Europea e l’apprezzamento e la viva considerazione del MIUR e si propone di diffondere la cultura della gestione pacifica dei conflitti attraverso la sensibilizzazione delle studentesse e degli studenti delle scuole medie superiori di secondo grado di tutte le regioni del paese, il coinvolgimento delle varie componenti del contesto scolastico, l’organizzazione e la valorizzazione delle volontà partecipative delle studentesse e degli studenti.
La struttura organizzativa del progetto ha attualmente individuato, informato, aggiornato ed organizzato oltre 300 divulgatori presenti in almeno quindici regioni: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio , Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’obiettivo è quello di puntare a raggiungere il numero di 4.000 divulgatori al fine di consentire che ogni divulgatore possa dedicarsi a due scuole diverse.
Per quali motivi avete avvertito l’esigenza di strutturare un progetto finalizzato alla diffusione della cultura della mediazione ?
Abbiamo avvertito l’esigenza di impegnarci nella diffusione della cultura della mediazione quando i dati statistici ufficiali sulla scarsissima conoscenza della cultura della mediazione e le tantissime indicazioni trasmesse dagli operatori (mediatori, formatori, partecipanti alle mediazioni, avvocati ecc) si sono incontrate nel segnalarci la necessità di una presenza divulgativa capace di coagulare, organizzare ed avviare le tante volontà collaborative esistenti alle attività divulgative cercando di dare alle stesse sistematicità, capillarità e continuatività.
Proprio l’insieme di quelle competenze, intelligenze, volontà e disponibilità ci hanno consentito di mettere a punto la CARTA DELLA DIVULGAZIONE DELLA CULTURA DELLA MEDIAZIONE NEI CONFLITTI, agile strumento reperibile sul sito dell’ente di formazione che rende possibile incontrare il tema della divulgazione della cultura della mediazione e consente a cittadine, cittadini, studenti, professionisti, mediatori e mediatrici, formatori, esperti, studiosi, gestori dei servizi di mediazione di sottoscrivere il documento manifestando condivisione al lavoro svolto da tutte le persone coinvolte nel sostenere e realizzare operativamente il progetto.
Quali sono i presupposti del progetto?
Il procedimento di mediazione, in qualunque ambito si incontri:
– dovrebbe essere scelto con la consapevolezza delle sue specificità e dei suoli limiti, perché solo con questa adesione le singole parti sono nello spirito giusto ed il procedimento accresce la sua capacità di funzionare aiutando le parti a trovare uno o più punti d’equilibrio per la gestione o la risoluzione amichevole della loro controversia;
– ha un unico paradigma culturale, cioè è espressione di un unico sistema coerente di convinzioni.
Il problema è culturale e la risposta deve essere anche culturale: è necessario cioè che il maggior numero possibile di studentesse e studenti, di cittadini e cittadine incontrino e conoscano l’esistenza della mediazione e le sue specificità. Se le persone conosceranno la mediazione potranno valutare meglio lo strumento più adatto alla gestione della singola controversia.
Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati?
Gli obiettivi fondamentali del progetto sono:
1. divulgare e diffondere il paradigma culturale della mediazione nei conflitti;
2. costituire una rete di cittadine e cittadini formati alla mediazione ed organizzati ed aggiornati per il servizio alla diffusione della cultura della mediazione e alla organizzazione della concreta diffusione della “mediazione fra pari” nel maggior numero di scuole medie superiori di secondo grado;
3. concorrere ad individuare il maggior numero possibile di “Scuole amiche della mediazione” ed alla formazione, nel maggior numero possibile di Istituti scolastici, della figura della “ragazza o ragazzo mediatore” (c.d. Mediatore fra pari).
Provi a spiegarci come si svolgono le attività progettuali
Nel prima fase si effettuano incontri divulgativi sulla cultura della mediazione in classi di scuole medie superiori di secondo grado in modo da sviluppare nelle ragazze e nei ragazzi, una maggiore capacità di riconoscere comportamenti che generano e accrescono i conflitti e la comprensione di quali differenti approcci possano aiutare alla gestione pacifica degli stessi;
nella seconda fase il coinvolgimento di singoli istituti scolastici in un tragitto di informazione – formazione sulla cultura della mediazione destinato a studenti, famiglie, docenti e personale non – docente, finalizzato a predisporre l’ambiente dell’Istituto alla sua concreta applicazione anche al fine di ottenere l’attestato di “Scuola amica della mediazione”;
nella terza fase si realizzerà l’attività di formazione di studentesse e studenti che volontariamente manifestino la disponibilità a fungere da “mediatori fra pari”, loro presentazione ai compagni dell’Istituto, ed effettivo avvio del servizio di aiuto alla gestione delle situazioni di conflitto all’interno del singolo istituto scolastico.
Con quali fondi si sostengono le attività progettuali ?
Le attività progettuali si sostengono principalmente con i proventi derivanti dal conferimento del 5 per mille da parte di un numero crescente di cittadine, cittadini, mediatori, operatori, professionisti. Registro infatti con soddisfazione la costante crescita del numero di soggetti che, anno dopo anno, scelgono di sostenere il progetto perché comprendono che il 100% delle donazioni sono utilizzate per fare contemporaneamente tre cose positive:
1.divulgare la cultura della mediazione;
2.far conoscere uno strumento di gestione non avversariale delle controversie;
3.facilitare il concreto coinvolgimento delle studentesse e degli studenti che, come auspicano le linee guida del Ministero dell’Istruzione per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, “attribuire un maggiore protagonismo alle studentesse e agli studenti, primi attori di ogni azione di contrasto e prevenzione. Le ragazze ed i ragazzi devono entrare nei processi, sentirsi parte di un tutto ed esercitare un ruolo attivo, affinchè le azioni previste dalle linee di orientamento possano risultare realmente efficaci”.