Caucus con Eric Galton

2000

di Corrado Mora*

ERIC GALTONEric Galton è considerato da molti come un pioniere ed una forza significativa nel campo dell’Alternative Dispute Resolution. Dal 1989 ha mediato più di 6.000 casi, impiegando una gran varietà di stili di mediazione e mantenendo la media costante del 91% di accordi raggiunti. Galton è altamente versatile; media controversie della lunghezza variabile tra la mezza giornata e le due settimane, nelle città dell’intero Texas e in altri Stati degli USA, con il coinvolgimento di due come di 125 parti provenienti da differenti retroterra etnici, socioeconomici, politici e commerciali. Media controversie afferenti a più di 17 aree del diritto. Eric è stato incluso dal Texas Monthly Magazine tra i Texas Super Lawyer nel 2006 e nel 2007 ed è stato uno dei cinque mediatori inseriti nella Texas Lawyer Go-to-Guide nel 2007. Eric è fellow e Governor dell’International Academy of Mediators.

Eric, come strutturi normalmente una mediazione? (ad esempio, crei una abituale serie di sessioni o ti muovi attraverso obiettivi, ecc.)

Un aspetto affascinante della mediazione è la sua fluidità e flessibilità. Il processo può avere parti o stadi identificabili, ma cerco di scolpirne uno che sia sartoriale per la controversia a cui sto lavorando. Alcuni casi sono guidati dalla legge. Altri casi sono guidati dalle emozioni. JazzQuando il mediatore matura e acquisisce più esperienza, il processo di mediazione assomiglia sempre più all’arte, al jazz o al Living Theatre. Il mediatore cerca di percepire velocemente l’atmosfera della stanza, le personalità delle parti e l’energia sottostante alla superficie della controversia. A tal fine, il mediatore sta processando una enorme quantità di informazioni molto rapidamente con i suoi occhi, le sue orecchie, il naso ed il cervello. Abitualmente, accolgo le parti e le colloco inizialmente in stanze separate. Faccio questo dopo aver passato in rassegna la documentazione scritta, che leggo poiché voglio farmi un’idea delle persone che sono parte della controversia. Inoltre, un importante elemento della mediazione consiste nell’abilità di stabilire un clima di fiducia. Trovo che questi incontri preliminari diano il via al processo di creazione di questo clima. Detto questo, credo molto nella sessione congiunta o generale, con tutte le parti presenti insieme nella stessa stanza per, virtualmente, tutti i casi. Confesso che inizialmente non ero innamorato di questa sessione congiunta per due ragioni. Primo, non ero ben preparato a gestire queste sessioni e le conducevo con scarsi risultati. Secondo, avevo paura che qualcuno potesse dire qualcosa di terribile e allontanare qualunque possibilità di accordo. E’ umiliante rendersi conto che la propria incapacità e paura mi avevano ostacolato nella comprensione del reale valore della sessione congiunta. Insieme con la mia co-docente alla Pepperdine, Tracy Allen, ho pubblicato un articolo che entra nei dettagli del significato della sessione congiunta secondo il punto di vista delle parti, degli avvocati e del mediatore. Essenzialmente, vedo la sessione congiunta come il modo migliore per le parti per apprezzare i benefici della mediazione e comprendere il mio ruolo come mediatore. Inoltre, ho compreso che molte volte le parti hanno bisogno di ascoltare gli avvocati mentre esprimono la posizione dell’altra parte, al fine di valutare al meglio i rischi. Come mediatore, ottengo una grande quantità di informazioni guardando ed ascoltando le parti ed i loro avvocati. Utilizzo anche svariate sessioni private e caucus per costruire un clima di fiducia, ottenere maggiori informazioni e innescare le negoziazioni. Studio ed insegno la negoziazione e spesso vedo il mio lavoro come il diventare un “vigile che dirige il traffico” della negoziazione. Non dico alle parti come dovrebbero negoziare; fornisco invece consigli ed assistenza relativamente a ciò che potrebbe rendere la negoziazione più efficace. Spesso, poi, riunisco le parti dopo averle separate. Lo faccio se sento che un incontro diretto potrebbe essere utile. Questo è coerente con la natura flessibile del procedimento.In conclusione, potrei avere una strategia di gioco iniziale quando avvio una mediazione. Spesso però abbandono il piano quando capisco meglio le necessità delle persone con cui ho a che fare quel giorno. Immagino che se tu mi dovessi osservare mentre medio per cinque giorni alla settimana, vedresti cinque approcci alla mediazione molto diversi.

Dando consigli ed assistenza alle parti su come migliorare le loro abilità di negoziazione, quanto ti senti vicino alla linea che separa l’essere un mediatore facilitativo dall’essere valutativo? Come ti senti ad essere in questa situazione e come gestisci questo delicato coaching?

Il grande dibattito facilitativo-valutativo negli Stati Uniti è stato una grande perdita di tempo. I mediatori sono come camaleonti, adattano il loro stile al caso particolare. Molti mediatori adottano una gran varietà di stili. Io tendo ad essere più facilitativo. Non dico alle parti cosa fare, né propongo risultati finali. Sono molto proattivo attraverso suggerimenti su come negoziare più efficacemente. Ritengo che il mercato non apprezzi i mediatori troppo direttivi e influenti con le proprie opinioni, e nemmeno i mediatori troppo passivi che semplicemente trasmettono messaggi. Credo che il mercato apprezzi i mediatori proattivi, che riescono ad aggiustare una mediazione a pezzi.

Considerando che hai una percentuale molto elevata di accordi, come gestisci punti morti e impasse (come, ad esempio, impasse emotive, punti morti della negoziazione, ecc.)?

Molti mediatori che seguono le mie sessioni di formazione avanzata sulla mediazione vogliono imparare a risolvere queste impasse. Il nostro programma di tre giorni a Pepperdine, a Malibu (California), riguarda esattamente questo argomento. Una risposta a questa domanda si tradurrebbe in molti volumi di un manuale, ma vorrei comunque dare alcune brevi risposte. Una maggiore  preparazione prima di una mediazione minimizza la possibilità di una impasse fatale. Inoltre, il mediatore dovrebbe aspettarsi almeno quattro o cinque punti morti significativi in ogni mediazione, senza temerli. Se risolvere la controversia fosse facile, le parti non avrebbero bisogno di un mediatore. Le barriere all’accordo possono includere l’assenza di abilità negoziali, l’esistenza di alcune necessità emotive o il fallimento della comunicazione. Il lavoro del mediatore consiste nell’identificare le barriere alla risoluzione e nello sviluppare delle strategie per aggirarle. In molti conflitti, le persone hanno semplicemente bisogno di essere ascoltate. All’inizio di ogni mediazione, faccio una promessa. Ogni parte ha il diritto di raccontare la sua storia a proprio modo e con i propri tempi. La società è diventata terribilmente impaziente e critica. Quando una parte mi dice “Sei la prima persona che veramente mi ha ascoltato”, so di essere sulla buona strada verso l’accordo. La fiducia è stata creata e i bisogni delle parti sono stati soddisfatti. E’ interessante: dopo seimila mediazioni, ho imparato che le parti, non il mediatore, sono il cuore del processo. I grandi mediatori raggiungono l’accordo perché sono grandi ascoltatori, sono pazienti, non critici, amano le persone e la diversità, e sono capaci di reagire a ciò che si svolge dinnanzi a loro. Sì, ci sono dozzine di strategie specifiche per risolvere impasse economiche, ma sono proprietà riservata dei nostri corsi estivi ed invernali.

Quali consideri come le più difficili situazioni da gestire per un mediatore?

Se dovessi scegliere alcune situazioni difficili, inizierei dal non avere i decisori necessari presenti alla sessione di mediazione. Chiaramente le grandi aziende o le compagnie assicurative non possono mandare rappresentanti con piena autorità ad ogni mediazione. Ma avere un rappresentante, con la piena fiducia del decisore finale, presente alla mediazione aiuta davvero. E’ molto frustrante spendere tempo e denaro per partecipare ad una mediazione solo per scoprire che il rappresentante non ha l’autorità per risolvere la controversia o non può contattare una persona che possa prendere una decisione. Un altro problema si presenta quando le parti giungono alla mediazione troppo presto, prima che abbiano avuto il tempo adeguato per valutare la loro posizione. In tali casi parlo di sospensione, non di impasse. E chiedo alle parti di identificare quali siano i passi necessari da compiersi perché possano valutare propriamente il caso e prendere l’impegno di tornare alla mediazione. Questi sono problemi meccanici, strutturali, difficili da gestire. Certamente, come tutti i mediatori sanno, ogni caso è difficile e pone molte sfide.

Eric, prima di divenire un mediatore a tempo pieno, sei stato un avvocato per più di 30 anni. Lasci il tuo “passato” entrare nella mediazione? Per esempio, porti la legge nella mediazione e, se è così, come e in che misura?

Io mi considero come un “avvocato guarito”. Ho amato essere un avvocato e amo, da mediatore, lavorare con gli avvocati. Sono veramente felice di parlare “giuridichese”, e di comprenderlo. La mia passata esperienza come avvocato mi ha davvero aiutato a lavorare con gli avvocati che rappresentano le parti in mediazione. Ma ora riesco ad apprezzare il conflitto in un senso molto più ampio. Comprendo che ciò che è importante per le persone non è sempre il risultato di una causa. Ora apprezzo meglio quanto il conflitto circoscriva lo spirito delle persone e le privi della gioia di vivere. Ho visto famiglie, relazioni commerciali e lavorative distrutte, e ho assistito a ciò che è accaduto alle persone coinvolte. I conflitti colpiscono la produttività e il morale. Una famiglia, a cena, discute del conflitto anziché della bontà del cibo e del vino. Ho un centro di mediazione che guarda il fiume Colorado ad Austin, Texas. Il fiume è largo un miglio e lungo cinquanta. Il mio ufficio è raggiungibile tramite alcuni gradini, ed è in riva al lago. Stavo mediando un caso di violenza sessuale in cui la condotta del datore di lavoro era incontestabile e particolarmente ignobile. Dopo sei ore di mediazione, la vicenda ha raggiunto un accordo finale. Stavo accompagnando la donna che aveva subìto l’abuso alla porta quando lei si è girata ed ha osservato il fiume. Mi ha guardato e ha detto “Non avevo visto il lago, entrando”. Non lo dimenticherò mai. Non c’è modo di vedere finché il tuo cuore, la tua anima e il tuo spirito sono coperti dal conflitto. Ho rinominato il fiume “Il Lago della Pace”. E, sì, mi ricordo ancora di essere un avvocato. Ma ora sono diventato qualcos’altro. E questo mi piace più di quanto le parole potrebbero mai descrivere.

All’inizio, hai fatto un parallelo molto interessante tra il processo di mediazione e l’arte, il Living Theatre e il jazz. E’ qualcosa a cui pensavo anch’io, alcuni giorni fa. Poi, ho letto l’introduzione a “The Jazz Theory Book” di Mark Levine (Sher Music Co.): «Un grande assolo jazz consiste in: 1% magia, 99% cose spiegabili, analizzabili, categorizzabili e fattibili». Aveva molto senso anche trasferito alla mediazione. Come un mediatore dovrebbe continuamente formarsi per imparare e migliorare il 99% e l’1%?

I mediatori devono impegnarsi per tutta la vita alla formazione, all’educazione continua ed alla condotta etica. Dopo 6.000 mediazioni sto ancora imparando. Sono particolarmente interessato alla negoziazione, alla psicologia, alle neuroscienze e ad imparare da altri mediatori. Alcune delle mie migliori esperienze formative sono state alcune co-mediazioni in cui ho lavorato con, ed imparato da, amici mediatori. Infine, permettimi di dire che ho avuto quatto occasioni per visitare la meravigliosa Italia. Siamo entusiasti di sapere dei vostri grandi progressi nella mediazione; avete il supporto e l’ammirazione dei vostri colleghi negli Stati Uniti.

Post tratto da Caucus On Mediation, tradotto da Corrado Mora e utilizzato secondo licenza Creative Commons BY-NC-ND (http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/)

* Corrado Mora lavora a Verona come Avvocato. E’ Mediatore accreditato al CEDR di Londra e MCIArb. E’ Mediatore Civile e Commerciale presso la Camera Arbitrale Nazionale ed Internazionale di Milano, le Camere di Commercio di Firenze e Verona e l’Organismo Veronese di Mediazione Forense. Cura i blog Spunti per la Mediazione e la Negoziazione e Caucus On Mediation