Sciopero!

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ScioperoA fronte dell’entrata in vigore della mediazione obbligatoria prevista per il 20 marzo p.v. la risposta dell’Avvocatura non ha tardato a farsi sentire. L’organismo Unitario dell’Avvocatura, oltre ad aver indetto per il 16 marzo a Roma una manifestazione il cui titolo provocatorio recita “contro la obbligatorietà della media-conciliazione e la rottamazione della giustizia”, ha programmato uno sciopero generale che si concretizzerà con l’astensione da ogni tipo di udienza – civile, penale, tributaria ed amministrativa – nel periodo dal 16 al 22 marzo (che, per inciso, coincide ed allunga la festa per l’Unità di Italia prevista per il 17 Marzo)
Tale protesta si aggiunge al ricorso per incostituzionalità promosso dalla stessa OUA e dalla Unione delle Camere Civili presso il TAR del Lazio che, non avendo pronunciato alcuna sospensiva dopo l’udienza pubblica del 9 marzo scorso, ha di fatto rinviato ogni decisione alla sentenza di merito.
Lasciando ai lettori ogni commento sulla opportunità dello sciopero o meno, si sottolinea come tale iniziativa di carattere nazionale abbia l’indubbio vantaggio di attirare ancora una volta l’attenzione sulla mediazione non solo in Italia ma anche all’estero a riprova che il potenziale di riuscita della mediazione (e quindi il numero di cause che potrebbero essere risolte in mediazione) è elevato, altrimenti non vi sarebbe stata una tale intensa reazione da parte degli avvocati.
(per ulteriori approfondimenti si visitino http://www.karlbayer.com/blog/?p=12882? e http://businessconflictmanagement.com/blog/2011/03/italian-lawyers-call-em-as-they-sees-em/#more-798) Sperando di aprire il dibattito sulla questione, si sottolinea come lo sciopero dell’OUA e la conseguente protesta si concentrino principalmente su due punti:
1) la richiesta di assistenza tecnica obbligatoria (ovvero la necessaria presenza di un avvocato) durante la mediazione;
2) l’obbligatorietà della mediazione.
Entrambe le argomentazioni sembrano più improntate ad una logica di difesa di interessi di classe più che ad esigenze costituzionali di rispetto del diritto di difesa. Tanto ciò risulta evidente in relazione al primo punto, quanto vale comunque anche per il secondo. La protesta contro la mediazione obbligatoria a favore della mediazione facoltativa lascia infatti alle parti, ma soprattutto ai loro avvocati, la scelta di ricorrere alla mediazione o di accettare “l’opzione mediazione” suggerita dal giudice; ne deriva che, alla luce delle recenti polemiche dei rappresentanti dell’Avvocatura, difficilmente questi ultimi suggeriranno al loro assistito uno strumento che ad oggi ritengono incostituzionale, privandolo quindi dell’opportunità di sperimentare tale procedura con vantaggio di costi e tempi.

di Chiara Catti, avvocato dal 2005 presso il Tribunale di Milano svolge la propri attività in ambito civile e commerciale presso diversi studi internazionali. Avvicinatasi alla mediazione dopo un soggiorno a Londra, si qualifica nel 2006 come mediatore e da allora segue con passione gli sviluppi della mediazione in Italia e all’estero.