No, non la maison parigina, cos’avete capito? Qui si parla di divinità e di miti; noi voliamo alto per parlare di mediazione! Il nuovo appuntamento di “Miti e Conflitti” oggi è riservato ad un dio molto, molto particolare.
di Mariaclaudia Perego
Mentre leggete questo articolo vorrei che vi immaginaste attraversare un mito che può essere letto, come i precedenti, a molti livelli sempre più profondi e complessi.
Insieme andremo a esplorare il viaggio di un dio che, anche grazie al proprio continuo processo di empowerment, acquista nuove abilità e una sempre crescente consapevolezza del proprio ruolo, le sue doti principali sono due soft skill: la curiosità e la creatività.
Vedremo come i vari skill vengono acquisiti con la pratica e il mettersi alla prova in ogni momento, proprio come per ogni mediatore che scopre nel suo cammino nuove abilità e le affina ad ogni incontro.
Il nostro viaggio inizia dall’incontro con un collega mediatore e una conversazione che ha toccato, con estrema facilità, argomenti in apparenza lontani tra loro; ciò che più mi ha colpito non è stato tanto il suo contenuto quanto la modalità con cui si è svolta.
La comune agilità e flessibilità nel passare da un argomento all’altro mi hanno stupita. Riflettendoci sopra ho pensato a una divinità, spesso considerata minore, ma senza la quale tutti gli altri dei vivrebbero in perenne impasse, se non addirittura in conflitto.
Eccomi allora a presentarvi il più curioso degli dei che ha due ali in testa e due sui piedi per muoversi liberamente tra il mondo degli umani e quello degli dei, proprio come il mediatore che spazia, o dovrebbe spaziare, con agilità, tra gli avvocati, le parti, i loro diritti e le loro emozioni, saper creare lo spazio adatto per ogni mediazione, trasmettere informazioni delicate, ma rimanere neutrale rispetto a tutto ciò che accade sul tavolo della negoziazione.
Hermes, il dio alato, il messaggero degli dei, e il suo caduceo, bastone simbolo dell’equilibrio, racchiudono in se i misteri e i segreti di ogni mediatore: il dio è colui che interviene dove è necessario ricercare un equilibrio tra le parti, comunicare qualche cosa di difficile.
Hermes è una divinità ricca di soft skill. Grazie alla sua innata curiosità e capacità creativa, è infatti in grado di trasformare oggetti comuni in strumenti preziosi. Appena nato, uccide una tartaruga e, con il suo guscio, crea la prima lira; di questa si invaghisce il fratello Apollo, che cede ad Hermes la mandria delle sue giumente pur di averla e di imparare a usarla. Le qualità di Hermes come negoziatore si manifestano fin dal primo mito a lui legato.
Il dio non si ferma qui e un giorno da una canna crea lo zufolo.
Anche in questo caso Apollo se ne innamora e il dio alato chiede, in cambio dello strumento, il bastone d’oro del fratello che, tra l’altro, ha il dono di rendere invisibile chiunque lo possegga.
Il dio Hermes acquisisce quindi un nuovo potere: la capacità di non essere visto. Quando il negoziato tra le parti procede in modo positivo il mediatore sa fare un passo indietro, anche fisicamente, e quasi si rende invisibile, sino a quando la sua presenza non è di nuovo necessaria.
Un’altra caratteristica del dio è quella di incrementare continuamente le proprie abilità così da poter affrontare a ogni passo capacità più complesse, come un mediatore le cui abilità progrediscono con l’esperienza, anche oltre la formazione continua.
Torniamo al mito.
Un giorno Hermes, passeggiando su un sentiero di campagna vede due serpi che si stanno avventando l’una contro l’altra e appaiono come una palla contorta e aggrovigliata, impedendogli così il retto cammino. Ecco allora che il dio scaglia il bastone d’oro contro le due contendenti; le serpi colpite si arrotolano in modo armonico intorno al bastone e così rimangono in equilibrio e armonia, cristallizzate in un apparente movimento continuo.
Così nasce il caduceo, da quel momento in poi questo singolare bastone viene considerato uno degli attributi più importanti di Hermes, tanto che viene rappresentato anche solo, ma sempre con due ali all’estremità superiore per sottolineare la inscindibile connessione con il dio.
Il mediatore ha competenze in materia negoziale, e, come Hermes, è in una posizione di grande potere durante la mediazione; molto dipende da come lo usa: è a conoscenza di ciò che sta al di sotto delle posizioni delle parti, degli interessi e dei bisogni; il punto più delicato è trovare il miglior equilibrio per gestire tutte queste informazioni e accompagnare le parti verso l’accordo. In questo caso può emergere il “lato oscuro” del dio Hermes.
Egli, infatti, è anche la divinità protettrice dei ladri e dei commercianti; l’etica del mediatore può fare la differenza.
Hermes, come messaggero degli dei, non solo viene utilizzato dalle altre divinità per trasmettere messaggi ad altre divinità o agli uomini (vi ricordate il mito della mela d’oro e la scelta di Paride?) egli è l’unico dio Olimpico che osa addentrarsi nel mondo degli Inferi, uno dei suoi compiti è accompagnare le anime dei defunti nell’Oltretomba, nessun’altra divinità osa oltrepassare quella porta. Quando Persefone, figlia di Demetra e Zeus, viene rapita da Ade è Hermes ad addentrarsi nel mondo degli Inferi per convincerne il re a liberare Persefone ed è sempre lui ad accompagnarla nel viaggio di ritorno dalla madre.
Questo terzo mito è particolarmente complesso e nella nostra lettura può avere un duplice significato simbolico: rappresenta da un lato la grande capacità di comunicazione di Hermes, e quindi quella capacità del mediatore di trasferire da una parte all’altra quei contenuti che altrimenti non sarebbero comunicabili, dall’altro, la capacità di trasferire informazioni nascoste, sotterranee, al mondo dell’intelletto e rivelare ciò che prima era sommerso. Egli, quindi, da una parte è lo strumento per la comunicazione tra mondi diversi, e, dall’altra, è colui che permette l’emersione di ciò che prima era invisibile.
Ecco quindi Hermes e il mediatore attraversare i mondi e costruire ponti fatti di parole, di emozioni e di ascolto.
Il mediatore, come Hermes, ha l’abilità di poter scendere nel mondo delle ombre, nel “lato oscuro” che tutti, per istinto, cerchiamo di evitare; il mondo delle ombre è, invece, un importante alleato se vogliamo lavorare su una situazione di conflitto.
È un costruttore di ponti comunicativi perché rende comprensibile ciò che altrimenti non lo sarebbe, parla la lingua degli dei, ma conosce il cuore degli uomini. Riesce a leggere le persone per quelle che sono e parla con loro nel rispetto delle loro ferite che percepisce e tutela.
Continuando l’esplorazione della simbologia del dio è giunto il momento di soffermarci a osservare il duplice paio di ali di cui è dotato. Le ali sulla testa, pensieri leggeri, agilità mentale, capacità di vedere dall’alto, e anche saggezza. L’analisi simbolica di questo attributo potrebbe essere infinita. Le ali ai piedi sono la leggerezza nel muoversi, l’agilità e l’abilità nel cambiare la direzione seguendo il flusso tra le parti, ma, anche, tornando al capoverso precedente, la sua meravigliosa abilità nello spostarsi da un mondo all’altro con disinvoltura.
La simbologia racchiusa nel caduceo chiude questo breve viaggio alla scoperta di Hermes; il caduceo è, come abbiamo visto, un bastone attorno al quale sono arrotolate due serpi sovrastate dalle ali del dio.
Le serpi si attorcigliano sul bastone creando un movimento a spirale armonico e i loro corpi si avvicinano e si toccano per poi allontanarsi di nuovo; in questo modo formano delle spirali regolari che richiamano lo schema conflittuale a fisarmonica con le fasi di divergenza e convergenza che si alternano sino al raggiungimento dell’equilibrio rappresentato dalle ali.
Le ali, oltre a simboleggiare il senso dell’equilibrio, ci parlano della saggezza, della flessibilità, del sapersi adattare ad ogni situazione e non imporre le proprie regole, tutte caratteristiche proprie della figura del mediatore.
Dalla lettura di questo mito il mediatore emerge come un professionista dinamico pronto ad attarsi ad ogni terreno libero da metodi e strutture, in grado di creare il giusto ambiente per ogni disputa, per ogni parte, così che tutti, una volta che sono a proprio agio, possano sentirsi ascoltati, compresi, e, quindi, aprirsi a una comunicazione basata sul dialogo.
Hermes rappresenta il mediatore nell’espressione delle sua qualità più alte di colui che media perché comprende il valore sociale del proprio servizio e la risonanza che questo strumento può avere sul tessuto sociale.
Provate a pensare a un Olimpo senza Hermes, gli dei che si accapigliano, nessuna comunicazione con gli esseri umani o con gli Inferi… confusione, conflitti non gestiti e molti guai in arrivo, quasi una riunione di condominio.
Arrivati alla fine di questo contributo vi lascio con una domanda: come vi sentite all’idea di svolgere un compito già codificato qualche migliaio di anni fa? I mediatori sono parte intrinseca della nostra struttura sociale e i miti greci sono lì per ricordarcelo.