A Natale può capitare che, tra una fetta di panettone e l’abbraccio a parenti che non vedi per tutto il resto dell’anno, rimanga uno spazio di necessaria riflessione sul come percepiamo noi stessi e come ci rapportiamo con gli Altri. Che sono quelli che non ci capiscono, che non ci ascoltano, che ci fanno perdere le staffe. Loro, ovviamente. Perchè Noi sappiamo capire, siamo ottimi ascoltatori.
Qualche giorno fa, ho letto per caso su Facebook un post di mio cugino Luca (Luca Barbero, giusto per fare nomi e cognomi). Non è mediatore e non si occupa di nulla che abbia a che fare con la conciliazione.
Spero che la lettura “risuoni” a voi come è accaduto a me; è un piccolo regalo di Natale per tutti i lettori del Blog.
“Questa sera una delegazione di bianchi formata dal sottoscritto e da altri due condomini del piano superiore ha incontrato un rappresentante del popolo balcanico che ormai da due mesi abita core a core di fianco al mio appartamento. Volevamo trasmettergli un sunto di saggezza condominiale, tipo non si appiccano falò sul balcone (anche se è il compleanno di tuo figlio e macellate capretti da due giorni), la plastica va nella plastica e il vetro invece no, non si lasciano le batterie delle auto/camion in cortile, la musica dei dervish alle 7 di mattina va bene però a basso volume.
Questo rappresentante del popolo balcanico (a cui, con sincero interesse, durante la nostra rappresaglia da culi molli, ho chiesto da dove venissero), dicevo, questo cittadino europeo, originario di una località nei pressi di Bucarest (dove, non molto tempo fa, c’era Ceausescu e i bambini morivano di AIDS negli orfanotrofi), uscito dalla porta con il suo giubbotto in capretto di ecopelle e la calma di chi ne ha viste veramente troppe, ci ha ascoltato attentamente. Si è scusato e ci ha chiesto informazioni; come funzionavano le cose, le cose che crediamo che sia scontato tutti sappiano come funzionano; d’altronde il regolamento di condominio, che sta appeso proprio nell’androne, parla chiaro. Poi ha detto che porterà via le batterie dal cortile, che cercherà un posto dove far pernottare i boiler o gli altri cilindri di metallo e similari che nella sua attività giornaliera raccoglie, appunto per lavoro. Che non cucineranno più il capretto sul balcone (e neanche in cortile, visto che anche li, lo dice il regolamento, non si può). Che a volte, quando torna a casa, lo sente anche lui che la musica è troppo alta e che, “hai voglia a dirlo ai bambini!” che, nel loro piccolo, anche loro sono dei bambini. Di una cosa sola ci ha rimproverato: <<perché non ce l’avete detto prima?>> “