Paul Watzlawick nel saggio “La pragmatica della Comunicazione Umana” affermava che non si può non comunicare.
Personalmente ritengo che in un contesto sociale, così come non si può fare a meno di comunicare, è particolarmente difficile non confliggere.
Spesso le liti vengono risolte per mezzo di una comunicazione diretta tra le parti coinvolte nella controversia , altre volte, invece, si rende necessario l’intervento di un terzo.
Quale soluzione migliore che ricorrere ad un terzo, il quale, oltre ad essere neutrale ed imparziale, sia anche un esperto in tecniche della negoziazione e della gestione dei conflitti? E per quale motivo il suo intervento spesso risulta essere necessario?
Generalmente in una negoziazione diretta tra le parti si tende a mettere in evidenza la forza contrattuale e l’autorità di una parte rispetto all’altra, facendo prevalere l’aspetto competitivo piuttosto che quello conciliativo.
Questa situazione il più delle volte porta ad un tipo di negoziazione che non facilita il raggiungimento di un accordo e l’eventuale continuazione di rapporti futuri tra le parti coinvolte nella controversia.
L’incontro, quindi, avverrà principalmente al fine di far valere quelli che si ritengono essere i propri diritti, restando tendenzialmente fermi sulle proprie posizioni con lo scopo di “vincere” e/o “prevalere” sull’altro, senza soffermarsi ad analizzare insieme i reciproci punti di vista.
Al contrario, alla presenza di un conciliatore (terzo neutrale con una significativa esperienza nella gestione delle controversie) verrà sicuramente favorita una negoziazione di tipo collaborativo.
La conciliazione consente di sottoporre all’attenzione dei presenti aspetti assolutamente nuovi che prima non erano stati oggetto di valutazione o erano stati unicamente analizzati da un solo punto di vista senza dar spazio all’altrui posizione. Inoltre, grazie alle sedute individuali, il conciliatore riesce a far aprire entrambe le parti che senza remore e con assoluta sincerità mostreranno al terzo neutrale i loro reali interessi e tutto quello che potrà essere necessario al fine del raggiungimento di un accordo il più vantaggioso possibile per entrambi.
E’ questo che rende diversa la transazione dalla conciliazione, la negoziazione competitiva da quella collaborativa. E’ per questo motivo che non aver raggiunto un accordo da soli non significa necessariamente che non vi sia la possibilità di raggiungere un accordo in assoluto. Talvolta basterebbe pensare che, in alcuni casi, l’aiuto di un esperto potrebbe essere necessario per risolvere problematiche e superare empasse dalle quali non si riesce a venir fuori.
Dott.ssa Esmeralda Savino,
Funzionario del Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano