Il dibattito sulla mediazione verte oggi sui più disparati aspetti: obbligatorietà o volontarietà, innanzitutto. Ma anche: valutativa o facilitativa? E ancora: con o senza avvocati? Gratuita od onerosa? Come spesso accade la polemica nasce da contrapposizioni sempre più rigide che assumono rapidamente le tinte forti del confronto quasi-ideologico il che, almeno da parte di chi si ritiene sostenitore della mediazione, è piuttosto paradossale.
Poco dibattutto è invece il tema del “comunicare la mediazione”. L’immagine è, lo sappiamo, molto importante e su questi punti bisognerebbe sforzarsi un pochino di più e invece ancora poco si è fatto.
Stefano Pavletic ci consegna oggi una sua riflessione sullo spot realizzato sulla mediazione e andato in onda qualche mese fa.
MILLY
Ad un recente seminario internazionale si è discusso anche di strategie di marketing e di comunicazione per la promozione della mediazione e degli strumenti ADR. Ci si è interrogati su come i vari media – cinema, televisione, radio, stampa, fumetti ed altro – possano rappresentare validi strumenti allo scopo. La mente è corsa subito alla campagna TV che lo scorso mese di Novembre era partita in RAI per pubblicizzare il nuovo istituto della mediazione civile.
Data la valenza epocale (sic!) di tale iniziativa governativa, seppur in leggero ritardo si impongono alcune considerazioni.
TESTIMONIAL
Durante una calda riunione di fine estate in RAI, presenti i responsabili di rete e qualche alto dirigente di struttura, qualcuno lancia la sciagurata idea di un brainstorming.
“Sentite ragazzi facciamo una cosa nazional-popolare, ok? Parliamo alla massa dei cittadini-consumatori, giusto? Io direi allora Milly Carlucci, o Vespa, Piero Angela, magari Pippo. Spenderemo un po’ di più ma sono una sicurezza. I Pooh anche, sono in quattro ma costano per due.”
“Scontato però, no? Ci vuole qualcosa di più soft. Non so. Margherita Hack, oppure Don Mazzi. Ma anche Rosy Bindi. Rassicuranti e pacati. No frills.”
“Ma dai! La Hack e Don Mazzi vabbè, ma la Bindi è troppo frizzante. E il mercato giovane allora? Chiamiamo Caparezza. Oppure Elio. Celentano no perché chiede troppo. Non saprei, forse Jovanotti. Mick Jagger?”
“Ha quasi settant’anni, parla a malapena.”
“E se provassimo con Maldini? Cesare, dico. Oppure in alternativa Dino Zoff, oppure Oriali, zio Bergomi. Pruzzo? Il calcio come traino funziona sempre! Si potrebbe fare anche uno straniero: Rummenigge, Zamorano, Higuita? Con i sottotitoli.”
“No, non funziona e poi ti voglio vedere con i costi di trasferta! E provare invece con l’Angelus di domenica prossima? Chi ha qualche entratura con il Cardinal Bertone? Poche righe chiare e concise, dette con autorevolezza.”
“Caparezza e Pruzzo insieme?”
“Due dei Pooh con Margherita Hack e Rummenigge? Tanto per sparigliare?”
All’unanimità si decide per Milly Carlucci. Matura, pimpante, desiderabile, comunicativa e credibile.
STORYBOARD
Si tratta di uno spot di circa 45 secondi, che passa un certo numero di volte anche in prima serata.
Milly è in camerino insieme alla sua sarta (costumista?) che la sta aiutando a vestirsi. Milly nota un velo di preoccupazione sul volto della signora e la interroga con gentilezza: “Ti vedo così nervosa oggi, cosa c’è ?” “Ho un problema legale serio e temo di dover andare in causa”. Che non si tratti di una vertenza riguardante una scissione societaria internazionale o la costruzione di un tunnel sottomarino risulta subito chiaro dal contesto in cui si sviluppa il dialogo. Si direbbe più una ricarica di un telefonino non riuscita o il brutto servizio fotografico alla comunione del nipotino.
Milly tenta di lenire l’angoscia della sarta e le suggerisce di utilizzare la mediazione: “E’ una cosa nuova, serve per trovare una soluzione rapida e conveniente …. persino se la causa è già cominciata.”
La signora si rasserena in volto.
La voce fuori campo ribadisce allora i vantaggi della procedura mentre nel frattempo la scena si sposta dal camerino di Milly ad un ufficio piuttosto accogliente ed elegante. Ad un tavolo stanno negoziando in cinque (compresa la sarta), proprio come se si trattasse in effetti di una scissione societaria internazionale oppure della costruzione di un tunnel sottomarino. A questo punto non si comprende la presenza della sarta.
MESSAGGIO
Dato il taglio dello spot è indubbio che il messaggio sulla mediazione assuma un connotato più che altro spicciolo, di piccolo consumo, insomma dal sapore piuttosto “pop”. Nessuna chance di collegarlo a controversie commerciali o contenziosi B2B.
Al tono lievemente paternalistico e comunque alla buona verve della Milly nazionale – in realtà la mente scatta subito al cha-cha-cha o al jive – segue la voce maschile fuori campo che conferma la possibilità di “una soluzione a qualunque controversia civile e commerciale.”
Nessun riferimento all’obbligatorietà, forse per fugare ogni timore di conculcamenti o imposizioni governative. Si chiude con il botto finale: “Mediazione: semplice ed efficace.”
La corta durata delle campagna pone dubbi anche sull’efficacia dell’iniziativa.
Soldi spesi bene? Ai bloggers l’ardua sentenza.
STEFANO PAVLETIC