In un documento congiunto gli ordini professionali (ad eccezione dell’ordine degli avvocati), le confederazioni imprenditoriali (in primis Confindustria) e il sistema camerale appoggiano la nuova legge sulla mediazione di cui al D.Lgs n. 28/2010 e ne chiedono al Governo l’entrata in vigore senza ulteriori rinvii.
Non sorprende leggere come uno dei parametri per valutare la competitività di un territorio a livello internazionale sia l’efficienza del suo sistema di giustizia “misurabile in termini di tempi e costi e, quindi, di certezza del diritto”, efficienza che fa propendere manager ed investitori stranieri a scegliere un paese rispetto a un altro per portarvi capitale, aprire succursali e creare, quindi, posti di lavoro. In un momento di crisi e disoccupazione come questo è importante sottolineare come la mediazione possa rappresentare non solo una possibile soluzione all’inefficienza del sistema giudiziario ma anche e soprattutto una concreta opportunità per rilanciare la competitività e la credibilità delle aziende italiane nel contesto internazionale.
Sostenuta e richiesta dallo stesso sistema imprenditoriale e professionale che deve fare i conti tutti i giorni con la lentezza del sistema giudiziario e con uno scetticismo generalizzato delle imprese straniere nei confronti di un paese in cui vacilla una delle certezze più elementari, quale la certezza del diritto, la mediazione rappresenta un’occasione importante per tutelare gli interessi del mercato. Come sottolinea il documento congiunto, il prezzo da pagare per l’inefficienza del sistema giudiziario è appunto la “competitività delle nostre imprese sul mercato”, un prezzo, a modesto parere di chi scrive, troppo alto per non essere affrontato immediatamente, nonostante tutti i legittimi dubbi e i perfezionamenti che il sistema di mediazione introdotto dal citato decreto richiederà in corso d’opera.
di Chiara Catti