Giovani talenti a confronto: la Competizione Italiana di Mediazione 2025 incorona i futuri mediatori del paese

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Sabato 15 febbraio 2025 si è conclusa la Tredicesima Edizione della CIM (Competizione Italiana di Mediazione) che ha visto come vincitrice la squadra dell’Università di Bergamo 1. Il secondo posto se l’è aggiudicato la Luiss 3, il terzo posto l’Università Statale di Milano.

Quindici le Università partecipanti che si sono sfidate tra di loro.

Abbiamo rivolto alcune domande a Marina Tinti e a Giulia Cocchiara, attualmente stagiste in Camera Arbitrale, l’una nella sua veste di membro della squadra dell’Università Statale di Milano, l’altra in qualità di collaboratrice della struttura organizzativa di Camera Arbitrale di Milano.

Marina Tinti

1) Che cosa ti ha spinto a partecipare alla CIM?

Ho partecipato alla CIM perché l’anno prima, seguendo il corso di Mediazione e Negoziazione del Prof. Cominelli in Statale, mi sono appassionata alla risoluzione alternativa delle controversie e l’ho vista come un’opportunità per mettermi in gioco e vivere un’esperienza arricchente sotto un punto di vista non solo accademico e professionale, ma soprattutto umano, potendo entrare in contatto con altri studenti appassionati e mediatrici professioniste.

2) Che cosa “porti a casa” da questa esperienza?

La CIM, come i mesi di preparazione antecedenti, mi ha dato l’opportunità di mettere in pratica le conoscenze che avevo acquisito e di arricchire il mio bagaglio di competenze; è un’ottima occasione per entrare nel vivo della mediazione e approfondire le tecniche di negoziazione che rendono efficace l’approccio alla mediazione, come l’ascolto attivo, la gestione delle emozioni in conflitto e la capacità di trovare soluzioni vantaggiose per entrambe le parti. Inoltre, mi ha permesso di comprendere meglio le dinamiche relazionali tra le parti coinvolte, favorendo un dialogo costruttivo e l’instaurarsi di un clima di fiducia reciproca.

3) Pensi che questa esperienza influenzerà le tue future scelte di studio e professionali?

Assolutamente! La CIM ha rafforzato la mia curiosità per la mediazione e mi piacerebbe approfondirne alcune caratteristiche nella mia futura tesi di laurea. Inoltre, vedere all’opera le Mediatrici di Camera Arbitrale è stato di forte ispirazione per me, sperando un giorno di poter diventare una mediatrice professionista.

Giulia Cocchiara

1) Qual è l’aspetto organizzativo che ti ha interessato maggiormente?

Uno degli aspetti organizzativi più interessanti della CIM è stata l’attenzione ai dettagli nella simulazione dei casi di mediazione. Il realismo delle situazioni proposte, la cura nella selezione dei mediatori e il coinvolgimento di professionisti esperti hanno reso l’esperienza immersiva e formativa. Inoltre, la gestione dei tempi e l’interazione tra squadre ha permesso di vivere dinamiche negoziali molto simili a quelle reali, consentendo ai partecipanti di sviluppare competenze pratiche essenziali per il futuro professionale.

2) Quale consiglio daresti agli organizzatori della CIM per migliorare le future edizioni?

Un possibile miglioramento potrebbe riguardare il metodo di valutazione. Sebbene ogni sessione preveda due valutatori e siano utilizzati criteri standardizzati, resta una componente soggettiva che può portare a differenze nei punteggi assegnati. Per rendere il sistema ancora più uniforme, si potrebbero organizzare brevi sessioni di formazione per i valutatori prima della gara, con simulazioni pratiche in cui confrontare i giudizi su uno stesso caso. Questo permetterebbe di affinare l’interpretazione dei criteri e ridurre eventuali discrepanze nel metro di valutazione, garantendo una maggiore coerenza nel punteggio finale.

3) Su quale aspetto pensi si possa lavorare per implementare l’interesse di Voi giovani studenti alla mediazione?

Per coinvolgere maggiormente gli studenti, sarebbe utile rafforzare la connessione tra mediazione e sbocchi professionali concreti. Spesso i giovani vedono la mediazione come un concetto astratto, mentre in realtà ha applicazioni pratiche in numerosi settori. Organizzare incontri con professionisti che raccontano la loro esperienza lavorativa, proporre workshop interattivi nelle università e mostrare casi di successo potrebbe accrescere l’interesse verso questo strumento, evidenziandone il valore sia dal punto di vista legale che negoziale.

Crediamo che la CIM si confermi un’esperienza formativa di grande valore per gli studenti, che possono mettersi alla prova in simulazioni realistiche e confrontarsi con professionisti del settore. L’entusiasmo dei partecipanti e la qualità dell’organizzazione testimoniano la crescente attenzione verso la mediazione come strumento efficace per risolvere i conflitti in modo costruttivo. Le riflessioni di Marina e Giulia offrono spunti interessanti per il futuro: da un lato, la CIM ispira i giovani ad approfondire lo studio della mediazione e a intraprendere una carriera in questo ambito; dall’altro, emerge l’importanza di rafforzare il legame tra la mediazione e il mondo del lavoro, mostrando agli studenti le concrete opportunità professionali che questo percorso può offrire. La CIM, dunque, non solo forma i mediatori di domani, ma contribuisce a diffondere una cultura del dialogo e della collaborazione.