Armonia e i suoi due fratelli

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Disarmonia e conflitto

Da alcuni mesi, forse un po’ troppi, sto riflettendo sulla relazione tra armonia, disarmonia e conflitto.
Quello che ho potuto notare, sia nella mia esperienza personale che in quella professionale, è come là dove c’è conflitto sussista una profonda disarmonia.

Lavorare, come mediatori, su una situazione di conflitto significa, a mio avviso, aiutare le parti a cercare un nuovo stato di equilibrio e armonia che sia sostenibile per tutti i soggetti coinvolti.
Anche in questo caso la mitologia greca ci mostra alcuni archetipi che ben corrispondono a questa ricerca interpretativa delle dinamiche umane e, se vogliamo, può aiutarci a comprendere alcuni strumenti utili per creare la magica alchimia che porta all’armonia.

Afrodite e Ares: amanti divini

Nella mitologia greca Armonia è una divinità minore figlia di Afrodite e di Ares; la dea dell’amore e il dio della guerra fanno coppia “fissa” tra gli dei dell’Olimpo, nonostante Afrodite sia ufficialmente sposata con Efesto, ma questo è un particolare di non ci occupiamo oggi.
Si narra che la coppia di amanti divini abbia avuto almeno tre figli: Phobos, la paura, Deimos, il terrore e Armonia.

Se vediamo questa unione divina come il mescolarsi di due importanti archetipi emerge come a seconda del modo in cui vengono combinate le caratteristiche di Afrodite e Ares possiamo ottenere risultati differenti, per non dire opposti.

Stimolare l’armonia per mediare

Come mediatori è fondamentale trovare la giusta via per stimolare quegli aspetti che lasciano emergere una possibile armonia tra le parti. A stimolare paura e terrore pensano già le parti in conflitto con effetti spesso distruttivi. Lavorare per sollecitare la combinazione delle caratteristiche di uno o più archetipi significa conoscerli e conoscere, almeno in parte, le loro dinamiche.

Di seguito ho cercato di creare un riassunto di quelle che sono le loro caratteristiche, a mio avviso, principali.
Afrodite è conosciuta come la dea dell’amore e della bellezza, è simbolo di sensualità e di creatività, rappresenta uno stimolo al rinnovamento continuo a volte efficace, a volte pericoloso. La psicologa junghiana Jean Bolen la definisce la dea “alchemica”, colei che trasforma con la passione creativa ogni esperienza vivendola nel qui e ora senza però aver cura delle conseguenze che possono essere sia generative che distruttive. Afrodite, pur seguendo le sue passioni, sa quello che vuole e come raggiungerlo: ad ogni costo.
Ares è conosciuto come il dio della guerra, divinità impulsiva che preda delle proprie, incontrollate, emozioni distrugge e devasta senza freni; Ares ha però un altro aspetto, meno noto, ma facilmente intuibile se si leggono con attenzione i brani a lui dedicati. Egli è dotato di grande valore e fierezza e protegge coloro che ama con impeto e senza badare alle conseguenze.
Ares e Afrodite condividono un approccio intenso al “qui e ora” che diviene il luogo di incontro della passione, delle emozioni ma anche della conflittualità, è normale per le parti di un conflitto accanirsi l’una contro l’altra senza badare alle conseguenze anche di semplici parole.
Phobos è la divinizzazione della paura e dello spavento, è un fedele compagno in battaglia di suo padre Ares.
Deimos è, invece, la raffigurazione divina del terrore che nasce dallo scontro e dal conflitto, anch’egli compagno del padre in ogni guerra.
Nei due fratelli prevalgono gli aspetti emotivi negativi delle divinità genitrici, la loro combinazione la troviamo in ogni campo battaglia, sia fisica che non.

Armonia unificatrice e trasformatrice del conflitto

Armonia viene definita “colei che riunisce”, “l’unificatrice”, è al tempo stesso una seconda Afrodite e la figlia di Ares, porta con sé la forza trasformatrice positiva della madre e il valore e il coraggio del padre, e li unisce portandoli in equilibrio.
Il percorso alla ricerca di armonia utilizza quindi il coraggio di affrontare le emozioni sul tavolo, prendere atto delle loro conseguenze e trasformare ciò che emerge creando un nuovo equilibrio accettato e compreso da tutte le parti al tavolo.
Come abbiamo detto è normale che un mediatore si trovi di fronte a una situazione conflittuale dove le parti sono in forte disarmonia e vi è una mancanza di equilibrio, il suo compito si identifica nel cercare di trovare un nuovo equilibrio e far emergere una possibile armonia tra le parti così che l’accordo raggiunto sia sostenibile per i soggetti coinvolti. L’alternativa più realistica a questo percorso la conosciamo bene. Saranno i fratelli di Armonia a prevalere e paura e “terrore” alimenteranno la disarmonia e il conflitto; l’unica strada percorribile diviene, quindi, quella giudiziaria dove non si crea armonia ma si trova solo un equilibrio fittizio, sostenuto da una sentenza, che costringe le parti a mantenere un dato comportamento per “paura” delle conseguenze in caso di violazione di quanto disposto dal giudice.
Unificare e riunire le emozioni positive e costruttive, che le parti sono in grado di produrre, mettere in luce i punti in comune tra le parti, costruire ponti che uniscono, unificare la visone del problema, tenere le parti nel “qui e ora”, senza rivangare il passato, e ponendo piccoli mattoni per un accordo co-creato è il compito di ogni mediatore.