Da una mela a una guerra

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Il terzo appuntamento con la mitologia ci parla di conflitti e di decisioni che portano conseguenze imprevedibili tragiche.

di Mariaclaudia Perego

Oggi vi racconterò una storia di cui tutti noi, in qualche modo, abbiamo sentito parlare; toccheremo più miti, uno connesso all’altro e in questo modo avremo la possibilità di identificare la codificazione di molteplici dinamiche  che, innescate una dopo l’altra e in apparenza scindibili tra loro, hanno portato all’esplosione di un conflitto leggendario.
Facciamo un passo indietro nel tempo a quando il divino Zeus si era innamorato di Teti, la più bella tra le figlie di Nereo,  antica divinità marina, ed  era intenzionato a sposarla; i piani amorosi del re degli dei si infransero però contro una profezia: il figlio di Teti sarebbe divenuto più importante del suo stesso padre.
Considerati “i precedenti di famiglia”, suo padre Crono aveva detronizzato il nonno Urano, e lui stesso aveva sconfitto suo padre, la fiamma ardente dell’amore divino si spense e per Teti fu scelto un marito mortale: Peleo, re dell’isola di Egina.
Il matrimonio tra Peleo e Teti fu celebrato sul Monte Pelio alla presenza di tutte le divinità olimpiche, o quasi. Non era infatti stata invitata Eris, sorella gemella di Ares, e dea della discordia.  È quasi banale dirlo, ma questa esclusione non piacque per nulla alla temibile dea che non fece attendere la propria vendetta. Eris colse una delle mele d’oro che crescevano nel giardino delle Esperidi, incise sulla mela la scritta “alla più bella” e si recò al banchetto nuziale.
Quando Eris giunse sul Monte Pelio Era, Atena e Afrodite stavo parlando tra loro; l’astuta dea  le vide e colse l’attimo: fece rotolare la mela a terra tra loro. Le dee si accorsero del meraviglioso frutto e letta la scritta iniziarono a litigare; ognuna di loro la voleva per sé, così si rivolsero al re dell’Olimpo chiedendo a lui di assegnare la mela a colei che reputava la più bella. Zeus avrebbe potuto cercare di mediare la lite, ma preferì non farlo; qualunque dea avesse scelto sarebbe stato in un serio guaio con le altre due: Era, sua moglie, Atena, la figlia prediletta, e Afrodite la dea dell’amore sempre pronta ad aiutarlo nelle sue scappatelle.
Povero Zeus, si trovava proprio in un bel guaio. Abile nello schivare le responsabilità, chiese l’aiuto di uno dei suoi figli minori Hermes, meglio noto come il messaggero degli dei.
Ora, molti di voi avranno notato alcune delle più classiche dinamiche conflittuali già in atto, ma le migliori arrivano tra poco.
Ad Hermes fu dato l’incarico di accompagnare le tre dee di fronte a un mortale che avrebbe espresso il suo insindacabile giudizio su ordine di Zeus; il “fortunato” mortale era un povero pastore di nome Paride, in realtà principe di Troia.
Fu così che le tre dee apparvero davanti al giovane. All’inizio Paride propose di dividere la mela in tre parti, per paura di inimicarsi una delle tre, ma Hermes gli ricordò che il volere di Zeus era che lui giudicasse quale delle tre fosse la più bella. Non erano possibili soluzioni alternative.
Costretto alla scelta, Paride chiese alle dee di giurare che non si sarebbero vendicate nei suoi confronti per la scelta fatta, poi chiese loro di spogliarsi così da poterle esaminare e prendere la sua decisione. Ogni qual volta Paride si avvicinava ad una di loro la dea offriva a lui, in segreto, un dono se fosse stata la prescelta: Era offrì il potere su tutta l’Asia e ricchezze infinite; Atena gli offrì saggezza e invincibilità; e Afrodite gli offrì l’amore della donna più bella del mondo. Paride scelse Afrodite.
La donna più bella del mondo era Elena di Sparta, figlia di Zeus e Leda, moglie di Tindaro re di Sparta.
Quando Elena fu in età da marito molti erano i pretendenti che avrebbero voluto sposarla e i principi di tutta Grecia si recarono a Sparta per chiedere la sua mano. Tindaro era preoccupato all’idea di deludere uno qualsiasi dei pretendenti, ma accettò il saggio consiglio di Odisseo: tutti i pretendenti avrebbero giurato di difendere il marito prescelto contro chiunque avesse attentato al matrimonio. Menelao vinse la gara e sposò Elena.
La coppia regnò su Sparta per molti anni fino a quando una delegazione giunse da Troia guidata dal principe Paride.
Come promesso da Afrodite, Elena si innamorò di Paride e fuggì con lui. Menelao era a Creta e, quando scoprì la fuga della moglie, chiese il sostegno di suo fratello Agamennone, re di Micene. Messaggeri vennero inviati a tutti i pretendenti ricordando loro la promessa fatta; molti cercarono di sfuggire al giuramento, ma invano, la guerra contro Troia era inevitabile.
Questa serie di miti interconnessi tra loro ci permettono di valutare ogni dinamica singolarmente  oppure nel loro percorso complessivo sino all’esplosione del conflitto più manifesto. Vediamo ora insieme alcune delle principali, con l’invito però a non fermarvi a questi brevi cenni ma a curiosare ancora nella storia appena raccontata per trovarne altre.
La sentenza di Paride è una soluzione apparente, rimuove il dubbio in merito a quale Dea abbia diritto alla mela ( e potremmo ben sostituire la mela  con una casa, un dipinto, un terreno, un conto corrente) ma non elimina il conflitto e può scatenare una dinamica i cui effetti non sono del tutto prevedibili.
Zeus compie le proprie scelte sulla base della paura di ripetere l’errore commesso dai suoi predecessori. Questo schema si ripropone tutte le volte che per evitare un errore conosciuto ci chiudiamo, adottiamo un atteggiamento protettivo tale da divenire la radice di un nuovo, e a volte più devastante, conflitto. Quando, come Zeus, il nostro mind-set è focalizzato sul passato rimaniamo bloccati e non siamo in grado di esplorare prospettive differenti.
Eris, la dea della discordia, rappresenta un’altra delle radici più comuni delle situazioni conflittuali; rappresenta l’escluso, colui che quando non partecipa al processo decisionale cerca di sabotarlo. Oltre a questo, l’azione di Eris innesta una dinamica che, forse, nemmeno la stessa dea si era rappresentata. Le azioni mosse da vendetta possono avere conseguenze inaspettate. Presi dalla rabbia possiamo compiere gesti senza valutarne l’effetto sugli altri. In questo caso sono stati dieci anni di guerra, con un impatto così devastante da percepirne le conseguenze a generazioni di distanza!
Il tema della responsabilità è un tema di rilievo in ogni situazione di crisi e là dove le relazioni si fanno complesse. Le tre dee avrebbero potuto cercare di trovare una soluzione tra loro ma hanno preferito chiedere l’intervento di Zeus,  trasferendo a lui la responsabilità di risolvere la disputa. Autocomposizione ed eterocomposizione nella ricerca di una soluzione è la scelta di chi cerca una conciliazione o una sentenza. Troppo spesso ci comportiamo come Zeus: non accettiamo la responsabilità di risolvere i conflitti da soli poiché  affrontare queste situazioni significa mettersi in gioco in prima persona, riflettere a fondo sui nostri atteggiamenti e le nostre scelte. Il re degli dei è spaventato dall’esito della sua possibile scelta e quindi, anche questa volta spinto dalla paura, rimette la responsabilità in favore di un soggetto esterno.
Paride è come un giudice, intravede una possibile soluzione diversa dal giudizio: dividere in tre la mela, ma è bloccato e vincolato dalla domanda formulata da Zeus; Paride è costretto a giudicare  entro limiti invalicabili, ben consapevole che la sua decisione porterà l’inimicizia di due di loro. Avete mai sentito la parte soccombente in un giudizio elogiare il magistrato?
La scelta di Paride e tutti gli eventi che l’hanno preceduta sono le radici della guerra di Troia, dove gli esseri umani divengono pedine nelle mani degli dei. Così accade ancora oggi, quando la decisione del giudice può risolvere gli aspetti giuridici della situazione conflittuale, ma a questa si limita; le parti troveranno altri modi per proseguire nella loro dinamica. Questo è quanto succede quando un terzo prende una decisione che ha un forte impatto sulla vita delle parti senza considerare il contesto sottostante e senza includere tutti i protagonisti nel processo decisionale.
Questo mito ci fa ripercorrere ciò che accade nella realtà quotidiana anche troppo di frequente e, anche se questi archetipi sono parte della nostra eredità e siamo tentati di seguire questi schemi, possiamo decidere di scegliere nuove vie ed esplorare possibili comportamenti differenti.
Oltre alle dinamiche che abbiamo esaminato insieme, questo mito può dare spunto a molte altre considerazioni che richiederebbero lo spazio di un libro intero, quindi, rinnovo l’invito: siate curiosi!