Seconda visita al mondo della mitologia greca accompagnati da Mariaclaudia Perego. Avreste mai pensato che gli dei dell’Olimpo potessero avere qualcosa in comune con certe mediazioni? Ebbene, a leggere questo intervento, di connessione ce ne sono davvero tantissime.
di Mariaclaudia Perego
Quando si apre una successione molte famiglie vengono sconvolte da uno tsunami tempestoso, i cui effetti perdurano negli anni e a volte per generazioni: relazioni affettive che vengono spazzate via e parole pesanti come macigni smembrano ciò che prima appariva unito. Non rileva che il patrimonio del defunto sia importante o sia composto da pochi beni, l’onda del conflitto successorio colpisce senza guardare distinzione.
Questa categoria di conflitti è tra le più complesse e gli scontri tra i soggetti coinvolti sono tra i più aspri che un professionista possa trovarsi a gestire; in queste dinamiche entra in gioco molto di più di ciò che appare, motivazioni e radici della crisi affondano, non in un passato remoto, ma in un trapassato remoto.
Le conseguenze di un conflitto successorio mal gestito si propagano per generazioni e le persone coinvolte, che non sono semplicemente gli eredi, ma anche le loro famiglie vengono contagiate dalle dinamiche conflittuali; le relazioni personali tra tutti questi soggetti sono bruscamente modificate e troppo spesso in modo irrimediabile.
La complessità tipica dei rapporti familiari, con giochi di ruolo e intrecci relazionali, si trova in anche, e, oserei dire, soprattutto, in questa tipologia di conflitto.
I greci sono stati dei grandi codificatori dei comportamenti e degli animi umani; i miti possono essere intesi come dei codici di lettura della nostra realtà e società. Come ho detto anche nel precedente articolo, prendere coscienza di tutto questo può aiutarci a muoverci in modo maggiormente consapevole.
Nella mia ricerca attraverso la mitologia greca sono andata a curiosare tra i miti, per trovarne uno che potesse aiutare a essere coscienti di cosa succede quando si apre una successione; in questo modo è poi anche possibile provare a gestire i passaggi generazionali e a scegliere uno strumento in grado di ingaggiare quelle dinamiche conflittuali, proprie dell’essere umano occidentale.
Vi racconto, così, la storia di tre generazioni…un padre, un figlio e un nipote; la successione delle successioni tra gli Dei
In principio c’era Caos, da Caos nacque Gea – la Madre Terra – e dopo di lei Eros, Tartaro e Erebo. Gea auto-generò Urano e lo scelse come suo compagno; dalla loro unione nacquero, tra gli altri, i dodici Titani, sei maschi e sei femmine. A Urano, il dio del cielo, venne predetto che uno dei suoi figli gli avrebbe sottratto il regno; fu così che Urano, tormentato dalla paura che i sui figli lo potessero un giorno sostituire nel dominio dell’universo, prese la terribile e nefasta decisione di seppellire i propri figli nel ventre della loro madre
Gea, inorridita e rattristata da un simile comportamento, costruì in gran segreto una falce, traendola dal profondo delle proprie viscere, e la porse ai suoi figli, chiedendo loro di ribellarsi al padre.
Crono, il più giovane tra i Titani, fu l’unico che scelse di ribellarsi al padre; quindi, si nascose e attese l’arrivo di Urano, disceso nella notte per congiungersi con la sua sposa; Crono allora immobilizzò il padre e con il falcetto lo evirò. Urano riuscì a scappare e, tra i Titani, iniziò la lotta per il governo della Terra. Oceano era il più anziano di loro ma Crono riuscì con l’inganno a impossessarsi del trono.
Crono, anche per ancorare il proprio potere, scelse come sua sposa Rea; da questa seconda coppia mitica nacquero sei figli: Zeus, Poseidone, Ade, Estia, Era e Demetra. Crono, come suo padre prima di lui, era terrorizzato dall’idea di perdere il proprio dominio per mano di uno dei suoi figli (penso non ci sia da chiedersi il motivo!); fu così che Crono, per evitare il problema, pensò bene di iniziare a divorarli uno a uno, facendoseli consegnare appena nati.
Rea, devastata quanto la madre prima di lei, decise di salvare almeno l’ultimo nato, Zeus; quindi al posto del piccolo consegnò a Crono un sasso avvolto nelle fasce, che Crono, senza alcun indugio, divorò. Zeus così crebbe in gran segreto, custodito dalle ninfe. Una volta adulto. Zeus si recò in cielo e con l’inganno fece bere al padre una bevanda che procurò a Crono incontrollabili conati di vomito. Uno a uno i figli di Crono e Rea vennero liberati dal corpo del padre e, sotto la guida di Zeus, intrapresero una lunga guerra contro i Titani che culminò con la vittoria di Zeus e la condanna eterna per Crono.
I tre fratelli Zeus, Ade e Poseidone estrassero a sorte i regni sui quali avrebbero governato; a Zeus tocco il Cielo, ad Ade gli Inferi e a Poseidone il Mare, mentre avrebbero condiviso il dominio sulla Terra…e, nemmeno a dirlo, fu per questo che più volte entrarono in conflitto.
L’analisi della leadership di Zeus sugli altri Dei e i rapporti con i sui fratelli merita uno studio ad hoc, quindi, per il momento, vi riporto un passo indietro al percorso da Urano a Crono, e da Crono a Zeus.
Questi miti, concatenati uno con l’altro, possono essere letti a diversi livelli e da differenti angolature, ma il focus di oggi è rintracciare una delle codificazioni operate dagli antichi greci di alcune delle più diffuse dinamiche generazionali e successorie; partendo dal presupposto che le modalità con cui avviene il passaggio generazionale sono strettamente connesse con le dinamiche post successorie.
Il primo e più evidente schema acquisito riguarda quello del padre che, a tutti i costi, anche con il sacrificio dei propri figli, vuole mantenere il proprio potere; tra la prima e la seconda generazione di divinità abbiamo un atto di ribellione e violenza, ed ecco che Zeus, che rappresenta la terza generazione, ripete lo stesso gesto con suo padre, questo è il suo schema acquisito; a livello genealogico il potere non si trasmette, ma si sottrae con violenza.
Urano è un dio forte e potente che domina sugli altri, riceve una profezia e la sua reazione si attua in un comportamento ben codificato, la paura che prova lo porta alla chiusura verso i suoi figli, e non verso l’accoglienza. Decide quindi di negare loro ogni possibilità e li seppellisce vivi nella terra; così facendo se da un lato si tutela momentaneamente impedendo ai figli di manifestarsi e di occupare il loro spazio dall’altro crea tutti i presupposti per la sua stessa fine.
L’attaccamento al potere e l’incapacità di lasciar andare o di trasmettere, ciò che si è conquistato e costruito, alla generazione successiva caratterizza, ancor oggi, molte dinamiche intra-familiari.
Zeus fa un piccolo passo in avanti, rispetto ai suoi predecessori, e memore di quanto loro accaduto il re degli Dei si focalizza sul mantenimento di equilibri di potere, e man mano che i suoi molti figli nascono e giungono, se non lo sono già, all’età matura, trova per loro una collocazione che adatta ai talenti di ciascuno di loro; a suo modo li protegge e li guida, e, forse anche per questo, l’unica ribellione, peraltro fallita sul nascere, contro di lui è guidata dalla moglie tradita e furibonda e Zeus rimane un punto di riferimento.
Il modello che si intuisce nascere dietro il mito di Zeus e il suo regno, è di certo perfettibile e migliorabile, ma indica una strada verso un approccio più evoluto dei passaggi generazionali, dove i talenti e le doti specifiche della generazione successiva vengono lasciati emergere e supportati nella crescita e nell’acquisizione di un proprio territorio di competenze. Zeus, pur manifestando ancora degli aspetti legati al controllo e al dominio, riesce a controllarli e si manifesta in quest’ambito come stratega.
Questa modalità di trasferimento graduale del potere ha un triplice effetto positivo: la leadership viene trasmessa nel tempo senza uno strappo; l’aver dato alle nuove generazioni il tempo e il modo di confrontarsi permette una visone più ampia e chiare delle dinamiche tra loro, delle loro qualità e degli aspetti critici, che possono, almeno in parte essere affrontati e gestiti prima della apertura della successione; a ciò si aggiunga che imparare a gestire un patrimonio o un’azienda acquisendo potere e capacità in modo parallelo dà modo anche agli “eredi” di migliorare e testare le proprie competenze sul campo, imparando un passo alla volta.
L’ingaggio delle dinamiche conflittuali all’emergere di situazioni di crisi in presenza della figura che ha un ruolo dominante nella costellazione familiare può permettere un accompagnamento morbido alla fase successiva.
La mitologia greca ci mostra, dunque, due principali modelli comportamentali: il primo porta con certezza al nascere di situazioni conflittuali, mentre il secondo, anche se perfettibile e in evoluzione, ci mostra come la famiglia, anche allargata, possa essere gestita in modo differente per facilitare i passaggi generazionali e, di conseguenza, prevenire molti dei conflitti successori.