“ Imparare a pensare come un lupo – Mentre si sviluppa una strategia per ridurre il rischio al tuo bestiame, un grande aiuto viene dal comprendere le cose dal punto di vista del lupo. I lupi sono cacciatori naturali ma sono anche saprofagi, cioè prederanno anche animali morti e l’odore di carcasse in decomposizione li attirerà.
… I lupi, spesso, focalizzano l’animale più debole in un branco e sono abili nell’ identificare animali feriti o in difficoltà. Quindi i metodi che aumentano la percezione del rischio da parte del lupo possono prevenire la predazione.
I lupi apprendono velocemente e possono superare la loro paura dei metodi per spa-ventare, come luci e suoni, specialmente se sono esposti ad essi ripetutamente. Gli allevatori possono aver bisogno di cambiare metodi frequentemente per evitare che i lupi si abituino e perdano la loro naturale diffidenza.(1)
Quale metodo usare per la protezione del bestiame dipende da molti fattori. I più importanti da considerare nello sviluppo delle soluzioni sono:
– che tipo di bestiame devi proteggere?
– dov’è il tuo pascolo?
– quanti capi necessitano di protezione?
– qual è la loro età?
– durante quale stagione ti occorre la protezione?
– quanto è accessibile il sito?
– di che dimensione è il pascolo?
– con che frequenza l’uomo supervisiona o controlla il bestiame?” .
Per cui:
– empatia ? mettersi nei panni (o nel pelo?) del lupo;
– focus on interests, not positions ? il lupo ha fame;
– sviluppare soluzioni alternative? preparare qualche bocconcino (non precotto) lontano dal gregge e controvento rispetto ad esso;
– soluzione di mutuo interesse? catturare il lupo e trasferirlo lontano, ma molto molto lontano, dal proprio gregge.
Se qualche formatore (casi pratici) alla mediazione necessitasse di un esempio diverso dal solito per le sue lezioni, l’esperienza che si sta maturando in provincia di Grosseto sarebbe di particolare interesse.
Da molti anni il lupo è un predatore protetto dalle leggi internazionali e il suo numero è aumentato non di poco anche in ambito appenninico. Con conseguenze non proprio gradite dagli allevatori di bestiame, che spesso subiscono danni, i cui risarcimenti (parziali e con ritardo) da parte dell’autorità non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza delle aziende nel medio periodo. La prevenzione è importante: per il ricovero notturno recinti solidi, che partano da 35 cm sotto terra fino ad un livello che non permetta facili scavalcamenti ed una combinazione di filo spinato e cavi elettrici; di notte e di giorno i cani pastore; programmare i parti in un breve lassi di tempo; ecc. . Ma il problema è complesso, ed ha comportato anche l’uccisione –illegale- di lupi, le cui carcasse scuoiate sono state esposte lungo le strade.
A fine maggio a Grosseto il progetto Life Medwolf ha organizzato un incontro tra i rappresentanti dei diversi gruppi interessati (allevatori, cacciatori, animalisti e ambientalisti) per discutere su come gestire la situazione, con la partecipazione anche di tecnici dell’Università di Aberdeen e di Edimburgo. “Il conflitto che si è sviluppato in provincia di Grosseto – ha spiegato il professore Steve Redpath, esperto nella gestione dei conflitti con la fauna selvatica – ha una connotazione di tipo sociale, che va risolto attraverso il coinvolgimento delle diverse parti, e chiedendo a tutti di ascoltare gli altri prima di avere una risposta pronta”.
Il progetto MedWolf è realizzato in Portogallo, nei distretti di Castelo Blanco e Guarda, e in Italia, in provincia di Grosseto, con la finalità di ridurre il conflitto tra la presenza del lupo e le attività umane nelle aree interessate. Finanziato dai progetti europei LIFE+Natura e Biodiversità, cerca di coinvolgere i vari stakeholders al problema: popolazioni locali, associazioni di allevatori e agricoltori, associa-zioni ambientaliste, cacciatori, istituzioni e centri di ricerca. Per impostare in maniera adeguata la comunicazione del progetto, in Portogallo è stata effettuata un’indagine ex-ante sul livello di conoscenza e percezione della presenza del lupo. Sono state intervistate 359 persone: 150 abitanti delle zone, 20 giornalisti, 52 cacciatori, 72 guardie zoofile e 62 allevatori. Le risposte sono state poi sottoposte ad analisi di regressione multipla. Dopodiché individuazione dei problemi e delle possibili soluzioni, schema del conflitto, analisi di Batna e Watna, ecc. ecc. Ovvero, la tecnica di base per impostare un serio progetto è quella della mediazione.
Ma il problema della presenza del lupo non è esiste solo in Maremma. “Qui a Campo Imperatore (alle pendici del Gran Sasso, provincia de l’Aquila, Abruzzo – n.d.r.) ci viviamo fra i lupi. Io ho 2.000 pecore, eppure in due anni non ne ho persa neanche una. La salvezza nostra è l”arma bianca’, i cani pastori abruzzesi. Io ne ho 20″: Giulio Petronio, allevatore. “Dei 12 progetti finanziati dalla Ue – nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga , spiega Federico Striglioni, responsabile scientifico dell’ente – sei riguardavano la coesistenza dell’uomo coi predatori, dalla costruzione degli stazzi elettrici all’addestramento di cani da guardiania. Abbiamo lavorato per stabilire un rapporto di fiducia con gli allevatori, abbiamo concordato con loro il regolamento per gli indennizzi. Se non si affronta il problema con chi lavora negli allevamenti, non si risolve nulla…… E’ più facile dire ‘togliamo i lupi’ che educare gli allevatori”; Ansa, “Gran Sasso, convivere (bene) coi lupi senza doppiette” 22.6.2017
Per cui, alla prossima procedura, colleghi mediatori, tenete a mente i lupi e … tanta pazienza !