Archetipi e mediazione: un’idea per la formazione

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archetipodi Mariaclaudia Perego*

Consapevoli o meno viviamo la nostra quotidianità secondo schemi culturali e familiari che abbiamo appreso sin da quando eravamo bambini. Questi schemi K.G. Jung li ha chiamati archetipi, e con questi archetipi noi ci relazioniamo nel mondo: anche quando entriamo in conflitto.

Ognuno di noi ha un certo modo di vivere e sentire il conflitto, ha un proprio atteggiamento, un modo di porsi, anche se in fondo a tutti noi uno schema comune ci riconduce alle nostre origini, alla cultura classica e alla mitologia greca. Perché in fondo i Greci conoscevano l’uomo nella sua più profonda identità e così nella mitologia greca sono racchiusi i segreti degli archetipi a cui la cultura occidentale fa ancor oggi riferimento. Gli archetipi che governano anche i conflitti più moderni sono descritti con incredibile precisione nella mitologia greca.

Proviamo a fare un esempio: la coppia Zeus Era chi vi ricorda? Sono sicura che almeno una volta nella nostra vita gli abbiamo visti in azione: lui uomo di carisma e potere, lei apparentemente sempre un passo indietro, le loro sfuriate sono teatrali, i tradimenti di lui apparentemente imperdonabili, ma la rabbia di Era non si scaglia mai davvero nei confronti del marito, da cui dipende per avere un ruolo e un’identità, ma viene diretta verso l’amante di turno, così da poter perdonare il compagno e continuare nella loro dinamica disfunzionale.

Nell’ambito della mediazione è possibile individuare gli archetipi conflittuali di riferimento delle parti ? e tutto questo potrebbe essere utile per noi mediatori, per rendere i nostri interventi più efficaci e mirati? Potrebbe interessante per noi mediatori fare un salto indietro nel tempo e imparare a leggere i conflitti in chiave archetipica. Una formazione specifica darebbe al nostro intervento nel conflitto una più ampia chiave di lettura.

*avvocato, mediatore