di G.Nicola Giudice*
Per la mediazione della Camera Arbitrale di Milano è stato un anno a dir poco eccellente. Un dato su tutti: nel 2015 la percentuale di procedimenti di mediazione che superava lo scoglio del primo incontro di mediazione era del 25%; nel 2016 è stata del 35%. E’ un segnale molto positivo che può essere spiegato in molti modi.
I mediatori sono sicuramente più esperti e consapevoli nell’amministrare un momento così ricco di inside come il primo incontro. E, con i mediatori, lo staff del Servizio di conciliazione ha evidentemente meglio accolto le parti ed organizzato in modo ancora più adeguato i procedimenti. Nota di merito anche ai giudici, o almeno a quelli che hanno deciso di dare fiducia alla mediazione, promuovendola e sollecitandone l’impiego. Personalmente, però, ho percepito un miglioramento complessivo nel comportamento di molti legali che partecipano alla mediazione con lo spirito più appropriato: né di contrarietà ostinata e, spesso, irrazionale, né di acritica fiducia nella mediazione come bacchetta magica in grado di sanare ogni male.
Oggi più di prima si vedono professionisti più attenti agli interessi dei propri clienti, più preparati nel seguire la logica della mediazione che comporta, soprattutto, il saper tacere e ascoltare.
Siamo ancora lontani dalla meta e i numeri sono lì a testimoniarlo. Il 35% è un ottimo risultato se si considerano le esperienze trascorse, ma ancora troppo poco rispetto alle potenzialità dello strumento.
Per questo bisogna guardare al 2017 ponendosi come obiettivo di alzare ancora questa cifra, perché l’obbiettivo vero è culturale: fare in modo che la mediazione non sia solo più un’alternativa ma il modo abituale con cui pensare di prendersi cura dei nostri conflitti.
*Responsabile Servizio di conciliazione – Camera Arbitrale di Milano