Brexit, Mediazione e Brevetti (la mediazione è smart e può riguardare anche gli smartphones).

1551

brexitdi Cristina Bianchi

Chi ha iniziato la lettura di questo contributo è forse principalmente mosso dalla curiosità di scoprire cosa ci fanno, nello stesso titolo, parole che apparentemente non hanno un legame.
Lo scorso 30 giugno 2016 la Queen Mary University of London’s School of International Arbitration e la World Intellectual Property Organizazion Arbitration and Mediation Center hanno organizzato, per la prima volta insieme, un seminario dal titolo SEP/FRAND Mediation and Arbitration.
Mentre rimane ancora da capire, come il recente voto del Regno Unito a lasciare l’Unione Europea spiegherà i propri effetti anche nell’ambito della Proprietà Intellettuale (ad esempio, con riguardo al Brevetto Unico Europeo), molti auspicano che questo evento determini un aumento dell’accesso ai sistemi di ADR, con riguardo, in particolare, ai “brevetti essenziali”.
I brevetti essenziali riguardano in particolare le imprese di telecomunicazioni, poiché è ormai noto che queste necessitano di utilizzare determinati standard, imprescindibili per il funzionamento di uno smartphone.
Questi standard sono coperti da brevetti, che in genere sono numerosi, di difficile interpretazione e presentano un certo grado di complessità.
Le imprese in questione devono pertanto scegliere se accettare licenze, in genere piuttosto onerose, o investire altrettanto ingenti somme di denaro per cercare di difendersi da un’eventuale azione di contraffazione.
Se un brevetto diventa essenziale dovrà obbligatoriamente venire concesso in licenza a chiunque ne faccia semplicemente richiesta, ma a determinate condizioni che si definiscono FRAND (fair, reasonable and non-discriminatory). Purtroppo, non vi è alcuna norma a determinare quando ricorrono queste condizioni e quale possa essere la giusta misura della royalty.
I costi delle licenze FRAND continuano ad essere molto alti e possono diventare addirittura proibitivi, ad esempio se si devono sommare i costi di più licenze, che possono incidere sul prezzo finale del prodotto al punto da renderlo non competitivo.
L’autorità che determina tali standards si chiama ETSI e ha prodotto oltre 30mila standars, sinora, che includono i più significativi standard per GSM, 3G e 4G. Al momento, essa sta lavorando agli standard che riguardano il 5G.
In questa cornice di incertezza e (necessitata) cooperazione, il seminario svoltosi a Londra ha messo in luce il fatto che strumenti come la mediazione possono risultare più utili di altri, se non addirittura ideali, anche allo scopo di negoziare l’entità delle royalty.
E’ infatti di immediata evidenza che, innanzitutto, la riservatezza della procedura possa giovare alle parti, mantenendo confidenziali i termini degli accordi di licenza.
Ogni volta che guardiamo il nostro smartphone non dimentichiamoci quanta sapienza e scienza contiene, ma anche quanto importante è il contributo che la mediazione può fornire, affinché il costo per i consumatori rimanga accessibile.
Il futuro ci attende. Facciamoci cogliere preparati. E smart.