Insegnare mediazione all’università: qualche consiglio dai partecipanti della CIM

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Platea workshopLa Terza Competizione Italiana di Mediazione (3CIM), svoltasi a Milano il 19 e 20 febbraio 2015, è stata anche l’occasione per un seminario di approfondimento sull’insegnamento e sull’apprendimento della mediazione nelle università italiane. Un’ampia platea di studenti, mediatori, docenti e spettatori, ha partecipato con grande coinvolgimento e attenzione a quaranta minuti serrati di interventi e dibattito. Ormai esausti per l’impegno concluso, ma decisamente felici per l’esperienza, diversi studenti, e in particolare quelli delle Università di Milano-Bicocca e di Bergamo, hanno confermato quanto la Competizione sia stata per loro utile da molti punti di vista, ringraziando tutto lo staff della Camera Arbitrale e il Comitato Organizzatore, e soprattutto i coach che hanno seguito la loro preparazione.

Tra i professionisti, Vittorio Indovina ha sottolineato l’opportunità di inserire stabilmente la negoziazione, in tutti i suoi aspetti, nel curriculum giuridico. Giovanni Matteucci ha invitato le università a sviluppare programmi post-laurea ad hoc, accanto ai corsi singoli: questo potrebbe costituire lo strumento ideale per imparare a utilizzare uno strumento come la mediazione, le cui competenze richiedono un livello di maturità personale che spesso competono solo a un laureato o a un professionista. Tra gli interventi più attesi quelli dei docenti, dai quali ci aspettava di conoscere il polso della situazione nell’accademia. Molte notizie utili e suggerimenti stimolanti sono in effetti arrivati. Cristina Ziliani, docente di marketing nell’Università di Parma, alla prima partecipazione nella CIM, ha raccontato la sfida affrontata e gli stimoli di creare un team multidisciplinare avviando una collaborazione tra studenti e docenti di economia e di diritto. Maria Antonietta Foddai (filosofia del diritto e mediazione, Università di Sassari) ha sostenuto che la mediazione dovrebbe entrare a pieno titolo tra i settori disciplinari nei quali è organizzato l’insegnamento del diritto in Italia. In questo modo si costruirebbe una casa comune per gli studiosi e i docenti che fino ad oggi si sono “arrangiati” occupandosi di mediazione all’interno dei settori disciplinari già esistenti (ad esempio procedura civile, diritto comparato, filosofia del diritto e sociologia del diritto), e che proprio per questo sono stati penalizzati dalla specificità del loro tema di ricerca. Francesca Ghirga (procedura civile, Università dell’Insubria) ha annunciato l’imminente lancio di una nuova laurea magistrale in lingue per la comunicazione e la cooperazione internazionale, tra i cui sbocchi occupazionali vi sarà anche quello di mediatore interculturale, e che includerà alcuni corsi di mediazione. Antonino Barletta (procedura civile, Università Cattolica di Piacenza), ha rinnovato l’auspicio che le gare studentesche inizino a svolgere un ruolo sempre più importante nella formazione universitaria, esprimendo la sua soddisfazione per la prima partecipazione dell’Università Cattolica di Milano e di Piacenza. Nel chiudere i lavori, esaurito il suo ruolo di moderatore, Luigi Cominelli (negoziazione e adr, Università di Milano) ha sostenuto che l’affermazione della mediazione nelle facoltà giuridiche non sarà breve, e ha indicato l’obiettivo intermedio di promuovere a livello interdisciplinare e interfacoltà l’insegnamento della negoziazione come competenza professionale di base, sottolineando come imparare a negoziare è il primo essenziale ed passo per ricorrere alla mediazione. A questo punto, la platea sarebbe stata pronta a cogliere i numerosi spunti e proseguire nel dibattito, ma tutto è rimandato alla prima occasione utile (la CIM 2016 o magari un momento ad hoc, ma questa è una preghiera – invito rivolta ai potenziali organizzatori) perché era arrivato il momento di proclamare l’Università di Trento vincitrice della CIM 2015.