PROGETTAZIONE PARTECIPATA -L’ESPERIENZA MILANESE: A CHE PUNTO SIAMO?

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di Stefania Lattuille*

A buon punto, davvero a buon punto.
Nel gennaio del 2013 raccontavo su queste pagine il percorso di progettazione partecipata nel quartiere Isola-Garibaldi, voluto dal Comune di Milano, grazie all’Assessore Daniela Benelli e condotto da Marianella Sclavi, per progettare con i cittadini un nuovo Centro Civico -edificio di 900 metri quadri al servizio della cittadinanza- e riqualificare il cavalcavia Bussa -spazio di ben 8.400 metri quadri subito sopra la stazione Garibaldi.
Svolta la prima fase di progettazione partecipata con i cittadini del quartiere dal giugno al dicembre 2012 (Garibaldi e l’Isola partecipata) e la successiva fase di implementazione (con gli incontri tra i portavoce designati dai cittadini e gli assessori e tecnici del Comune), il percorso è ora giunto a un nuovo passo importante.
All’esito della definizione dei bandi di concorso e delle valutazioni delle due giurie, cui hanno preso parte i rappresentanti dei cittadini, proprio di recente sono stati proclamati i vincitori dei primi due concorsi “partecipati” milanesi che si sono aggiudicati la progettazione del nuovo Centro Civico del Quartiere e del Cavalcavia Bussa.
La vice-sindaco Ada Lucia De Cesaris, a proposito del primo concorso,  ha dichiarato “Si è trattato di un concorso basato sui principi di partecipazione, trasparenza e sostenibilità, per la progettazione di uno spazio polifunzionale di aggregazione e integrazione sociale e culturale nel quartiere Isola-Garibaldi, applicando per la prima volta una procedura anonima e interamente online”.
L’attuazione del progetto seguirà ora l’iter con l’ulteriore confronto e partecipazione dei cittadini per la definizione delle attività e dei servizi del Centro stesso.
Quanto alla riqualificazione del cavalcavia Bussa, il bando è stato vinto da un gruppo di giovani architetti e il progetto rappresenta un profondo ripensamento in termini di accessibilità, fruizione e recupero dello spazio stesso.
Il tutto seguendo le indicazioni dei cittadini emerse nel corso della progettazione partecipata, in particolare con l’Open Space Technology, in cui i cittadini hanno risposto alla domanda “Che cosa deve assolutamente esserci dentro la casa del quartiere perché sia veramente la nostra casa?”, e con la Charrette, prima esperienza italiana nella quale cittadini, architetti, urbanisti e tecnici del Comune hanno lavorato insieme per sviluppare idee e progetti ed elaborato quindi otto proposte, poi messe in mostra all’Urban Center nel marzo 2013.
Come la mediazione, anche la progettazione partecipata consente di non subire decisioni senza essere coinvolti e costituisce uno spazio dove essere ascoltati e contribuire alla soluzione delle questioni che ci riguardano.
Laddove è anche chiaro che la differenza, in un buon accordo come in un buon progetto, non la fa l’eccellenza della soluzione tecnica adottata, ma la condivisione della soluzione scelta.
Ridisegnare un cavalcavia e progettare una casa del quartiere coinvolgendo i cittadini, che studiano le soluzioni insieme ai politici e ai tecnici, sono state quindi le sfide raccolte e portate avanti da “Garibaldi e l’isola partecipata”.
Ed oggi possiamo quindi dire che anche la nostra democrazia rappresentativa promuove e apprezza percorsi di progettazione partecipata, che pian piano stanno prendendo piede anche qui da noi.
Resta da chiedersi quando avremo anche in Italia una legge che consenta di rendere il confronto pubblico uno strumento ordinario di governo: una legge –come nella vicina Francia- in cui la pubblica amministrazione venga “obbligata” a sedersi intorno ad un tavolo con gli stakeholder per ragionare insieme e per arrivare a delle soluzioni in cui la parte tecnica e la parte esperienziale vengano fatte dialogare.
Intanto, comunque, “l’Isola che vorrei” sta per diventare realtà!

*Mediatore, Facilitatore, Avvocato