L’obbligo di mediare

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di Nicola Giudice

Negli ultimi tempi sono state pubblicate diverse ordinanze sulla mediazione, con il Tribunale di Firenze che svetta per intraprendenza. Tra le tante ne ricordiamo una che, per completezza di motivazione, sembra un po’ caratterizzare questo “nuovo corso” della giurisprudenza in materia.

Pur apprezzando il coraggio di innovare, mi pare che questi interventi sollevino un quesito importante.

Può il giudice spingere le parti alla mediazione fino a “costringerle” a svolgere effettivamente l’incontro? Non mi riferisco al fatto che questa facoltà rientri tra i poteri del giudice. Su questo proprio i giudici si sono espressi e non resta che attendere come evolverà la vicenda. Mi domando invece, su un piano metagiuridico, se si possa davvero costringere qualcuno, anche per la più nobile delle ragioni, a svolgere effettivamente un tentativo di mediazione.

La domanda, posta ad una platea di mediatori, può sembrare inopportuna. Proprio quando i primi mesi di “nuova” obbligatorietà stanno producendo i frutti,  ora che si iniziano a vedere diversi giudici finalmente propositivi e favorevoli alla mediazione, hanno senso le perplessità e i dubbi?

In questi giorni ho avuto occasione di partecipare ad un “primo incontro” molto istruttivo. Il mediatore si è speso in una serie di brevi sessioni congiunte e separate per illustrare i meccanismi e le potenzialità della mediazione in quel caso. Ad un tratto uno degli avvocati ha affermato “noi siamo disponibili alla mediazione perchè ce l’ha ordinato il giudice”. Il mediatore ha replicato “Comprendo che questa possa essere un’ottima ragione. Ma vorrei che foste disponibili a procedere perchè ritenete che la mediazione sia una cosa utile per voi”.

Nell’ottica di instaurare un dialogo costruttivo con i magistrati su questo punto, mi piacerebbe raccogliere le opinioni dei tanti mediatori che leggono queste pagine.