Lettera aperta ai colleghi mediatori

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di Riccardo Maggioni *

Nelle ultime settimane sento un crescendo di lamentele da parte dei colleghi mediatori, mano a mano che aumenta il numero degli incontri preliminari svolti in modo gratuito, come da ultimo previsto dal legislatore.
In particolare, sento lamentare che nell’incontro preliminare sia i legali che le parti – quando ci sono – assumono spesso un atteggiamento di sufficienza verso la mediazione e, talvolta, si servono di tale incontro in maniera impropria, per instaurare una trattativa che poi prosegue tra loro e magari si perfeziona subito dopo, ma al di fuori del procedimento di mediazione, approfittando così dell’impegno del mediatore del quale si dà per scontata la pur qualificata opera, sfruttata però del tutto gratuitamente e senza alcun riconoscimento.
A fronte di tali atteggiamenti ricorrenti delle parti e dei loro avvocati, ben poco generosi e spesso addirittura sfacciati al limite della maleducazione, mi pare si stia  diffondendo insofferenza e risentimento tra i mediatori, che talora arrivano ad invocare un intervento statale con misure che dovrebbero indurre nel pubblico un’auspicabile maggiore sensibilità verso la mediazione, nonché correttezza verso chi la pratica.
Orbene, se scoramento e frustrazione sono reazioni del tutto comprensibili sul piano umano e se può capitare a chiunque di provare nelle situazioni accennate sopra, d’altro canto ritengo che non bisogna mai dimenticare come la mediazione, in quanto tale, possa essere soltanto volontaria e non abbia quindi altra strada per affermarsi se non il persuadere le parti del suo valore: in questa prospettiva mi pare che gli incontri preliminari siano una grande occasione per testimoniare tale valore, in particolare con interlocutori difficili.
L’incontro preliminare è un’ottima chance per il mediatore di dimostrare la propria capacità di gestire le difficoltà relazionali – anche quando lo riguardano in prima persona! – e mostrarsi disposto ad offrire la propria opera qualificata, certamente non gratuita perché di natura professionale, che costituisce per le parti ed i loro legali un’opportunità da prendere in seria considerazione, nel loro stesso interesse.
Nemmeno va dimenticato che, quando ad un incontro sono presenti diversi interlocutori, l’atteggiamento manifestamente ostile di qualcuno può essere d’aiuto per persuadere qualcun altro, che poi magari promuoverà la mediazione in futuro o vi parteciperà, eventualmente con un diverso cliente – o difensore – che avrà dimostrato sensibilità e consapevolezza a riguardo.
Del resto, sono proprio i soggetti più ostici quelli con cui il mediatore deve mettersi alla prova, perché sono loro che in fondo hanno più bisogno della sua opera e non è detto che accolti in maniera adeguata – e chi se non il mediatore lo può fare? – non riescano a rendersene conto in fretta, essendo loro stessi i primi ad averne tutto l’interesse.
In una situazione in cui basta assistere ad una trasmissione televisiva per capire quanto nel Paese ci sia bisogno di buone prassi negoziali e capacità di gestire i conflitti, siamo proprio tutti noi mediatori i più qualificati a testimoniare con il nostro impegno il valore della mediazione ed a diffonderne la pratica, facendo capire alle parti che vale la pena di investire nella mediazione, anche nella attuale situazione di crisi e risorse economiche limitate (anzi, forse proprio per questo!).
Se poi la passata mediazione obbligatoria ha generato organismi come quelli che si sono visti nella trasmissione report di qualche settimana fa, dei veri e propri “verbalifici” nati per speculare sfruttando surrettiziamente l’obbligo introdotto dal legislatore ratione imperii, allora ben vengano gli incontri preliminari gratuiti, occasioni uniche ed irripetibili per far capire imperio rationis che l’opera del mediatore è utile per le parti che se ne vogliano seriamente avvalere ed il suo costo è giustificato dalla professionalità.
Non va infine dimenticato come sia sufficiente che ogni mediatore convinca anche solo due parti per poter ottenere un effetto esponenziale, né tanto meno va sottovalutato l’aspetto “recidivante”: chi ha avuto un’esperienza di mediazione positiva sarà naturalmente indotto a ripeterla ed a parlarne con altri condividendola, contribuendo così a realizzare la massa critica di cui c’è bisogno per l’affermazione dell’istituto.
Non amo gli slogan, ma a mio parere – e concludo davvero – le parti e i loro difensori vanno aiutati a capire che chi spende per una mediazione investe in qualità della vita!

* avvocato in Milano, mediatore

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