Questa è una mattina speciale, guardo le cose con occhi diversi e rileggo la mia professione come mai avevo fatto prima. Sorrido pensando a quanta ingenuità c’era nelle mie parole di formatore di mediatori quando, spiegando tecniche e strumenti, definivo queste competenze “la cassetta degli attrezzi”. Ero arrivata persino a trovare una corrispondenza tra alcuni di questi strumenti e gli attrezzi veri. Per esempio, quando spiego la parafrasi la paragono alla brugola: serve sempre, toglie dall’empasse, occupa poco spazio. L’ultima volta in aula mi sono spinta addirittura a dire che bisogna imparare ad usare tutti gli strumenti perché la brugola non basta e noi non vogliamo mediazioni Ikea…. Vogliamo mediazioni su misura.
Ma oggi mi sono imbattuta nell’intervento di Donatella Ferranti, presidente della commissione giustizia alla Camera, e ho capito. Ho capito di aver subito un lavaggio del cervello più di dieci anni fa e di somministrare un simile lavaggio del cervello a tutti coloro che hanno seguito in questi anni i miei corsi. Mi è stato fatto credere che il mediatore ha una professionalità sua che abbraccia tante discipline; mi hanno convinto che queste discipline hanno un fondamento scientifico. E mi hanno inculcato che come mediatore sarei potuta essere anche un aiuto per le persone coinvolte in un conflitto.
Si sono dimenticati di dirmi che l’aiuto che le persone possono ricevere da me è più o meno come quello che può dare un consulto astrologico o una seduta spiritica. Che a volte può essere efficace, sia chiaro; è che io, onestamente, pensavo a qualcosa di più…
La frase della Ferranti che mi ha illuminato è stata questa: «Se queste sono le caratteristiche della nuova mediazione, il nuovo mediatore e gli avvocati che assistono le parti nella mediazione devono convincere le parti a proseguire la mediazione o giungere all’accordo non più per il possesso di “magiche tecniche di negoziazione” e enfatizzando la sfera degli interessi ma prospettando ed informando sulle ragioni di diritto, le conseguenze e le reali incertezze della lite; da questo nasce l’autorevolezza dell’attività del mediatore e degli avvocati nella mediazione e della eventuale proposta rispettosa del diritto.»
Perbacco, magiche tecniche di mediazione…
Mi sono chiesta, allora, come l’on. Ferranti potrebbe immaginarsi una mediazione tradizionale (cioè prima di questa svolta qualitativa epocale che il DL 69 ha operato) e me la sono figurata con l’espressione scettica di chi ritiene che si tratti di una serie di “magheggi”.
Calcando un po’ la mano, facendo appello al senso dell’umorismo che in momenti come questi salva la vita, o almeno il sistema nervoso, ho “visto” questo.
Si sa che 54 ore di corso più 18 di aggiornamento per il primo biennio non reggono il confronto con i 7 anni ad Hogwarts, ma il mediamago mica vuole smaterializzare le parti; gli basta che trovino un accordo. Certo qualche volta vorrebbe farlo con i loro babbani, ops… avvocati (il mediatore che non ha mai provato questo desiderio può lanciare la “maledizione cruciatus”) ma…no, no, esiste un codice etico!
Che cos’è il discorso iniziale se non un esperimento d’ipnosi collettiva: il mediamago spiega alle parti cosa succederà con la certezza che farà fare ai presenti tutto ciò che vuole. Guardate bene nel suo portafoglio: troverete una foto di Giucas Casella insieme a quella di Padre Pio…
Che dire poi della definizione delle posizioni attraverso la riformulazione? Un passaggio nel tunnel del lunapark davanti a specchi deformanti.
Ma il capolavoro del mediamago è negli incontri separati: conquista la fiducia della parte meglio di Vanna Marchi, li addormenta e si intrufola nel loro inconscio, tipo Inception, per carpire i loro interessi segreti, un passaggio nei panni dell’altra parte grazie alla pozione polisucco ed è fatta.
Quando le parti si incontrano di nuovo sono agnellini ubbidienti. Si abbracciano promettendo di non litigare più mentre cercano lo sguardo di approvazione del mediamago.
La fase finale? Si forma una catena intorno ad un falò in cui si gettano le pagine del codice civile! Immediatamente esecutivo…
Scherzi a parte, l’on. Ferranti può ritenersi sollevata perché, fortunatamente, il D. lgs. 28/10 ora ha uno spessore diverso che eviterà a maghi e fattucchiere di imbrogliare persone che litigano consentendo loro di trovare soluzioni che soddisfano i loro interessi, in sfregio alle “adeguate soluzioni giuridiche” (cit.).
Noi mediamaghi, adesso che abbiamo compreso di aver sbagliato, accogliamo con soddisfazione il nuovo co. 1 dell’art. 8 che ci spiega cosa fare nel primo incontro. Eviteremo così la tentazione di offrire un caffè alle parti solo per poterne leggere i fondi….
* mediatore e commercialista in Milano