In attesa del 20 settembre: i dubbi di oggi e quelli di sempre

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di Nicola Giudice *

Mancano pochi giorni all’entrata in vigore della nuova mediazione. Cosa cambierà? Ci sono aspetti della norma molto discussi, sui quali l’orientamento degli organismi di mediazione è ancora da definire. Ad esempio, per quanto riguarda il primo incontro di mediazione, deve questo intendersi come totalmente gratuito oppure è legittimo che venga chiesto alle parti il pagamento delle spese di avvio? E cosa dire della presenza degli avvocati? Sarà sempre obbligatoria, come sostengono alcuni, o la loro assistenza deve intendersi come necessaria per le sole controversie per cui la mediazione rappresenta condizione di procedibilità? E quali tariffe andranno applicate, visto che il decreto ministeriale 180/2012, che definiva i costi di accesso alla mediazione, fa riferimento ad articoli ormai abrogati?
C’è spazio per commenti e riflessioni sia sotto il profilo interpretativo che sul piano prettamente pratico. Anche il Servizio di conciliazione di Camera Arbitrale di Milano darà il suo contributo organizzando una serie di seminari rivolti agli avvocati, così da presentare le proprie scelte adottate per rendere fruibile la mediazione sin dall’entrata in vigore della norma, il prossimo 20 settembre. La prima data è fissata a Milano per giovedì 26 settembre. Trovate il programma qui.
Se è vero che le norme risultano in alcuni casi incoerenti e in altre non facilmente applicabili, è però lecito domandarsi se le grandi criticità della mediazione italiana si annidino su questi aspetti. Beninteso, il 20 settembre rappresenta un momento importante per tutto il movimento ADR italiano ed è chiaro quanto sarà importante farsi trovare pronti alla partenza. Ed è altrettanto vero che gli avvocati, o almeno coloro tra gli esponenti della categoria che hanno sempre visto negativamente il dlgs 28/2010, dovranno ricevere indicazioni chiare su come utilizzare questa “nuova” mediazione.
Ma la mia personale sensazione è che queste discussioni distolgano l’attenzione da un tema a mio avviso centrale: la qualità.
Una “buona” mediazione (ovvero: gestita da mediatori neutrali, capaci, preparati e corretti, organizzata da provider efficienti, pronti a rispondere alle esigenze delle parti, con costi ragionevoli e tempi di gestione realmente rapidi) è la migliore forma di autopromozione. Davanti ad una “buona” mediazione le obiezioni (quelle serie) di molti avvocati verrebbero meno. E sarebbero messe a nudo le scuse pretestuose di molti “contestatori a prescindere”. Sarebbe auspicabile che
con il 20 settembre si aprisse una seria discussione sul cosa si intenda per qualità e domandarsi se questadavvero esista nel mondo della mediazione e non sia solo una bella parola sotto la quale nascondere ogni genere di mercanzia.

Responsabile Servizio di conciliazione Camera Arbitrale di Milano