Decreto fare e mediazione: qualche commento dopo la pubblicazione

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di Nicola Giudice*

Ecco finalmente pubblicato il Decreto Fare.
Il suo nome ufficiale è DECRETO LEGGE 21 GIUGNO 2013 N. 69 ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale  il 21 giugno 2013 (n144, Serie Generale – Suppl. Ordinario n. 50).

Molte sarebbero le cose da dire, ma nell’ultima settimana i commenti non sono mancati e, nei prossimi 30 giorni, abbonderanno.
Mi limito a rimarcare alcune concetti espressi da altri, che personalmente ritengo molto importanti.
Sono d’accordo con chi dice che l’incontro di programmazione potrà cambiare, e di molto, la prospettiva con cui oggi si percepisce la mediazione in Italia. Si parla di un nuovo modello di mediazione dove l’obbligatorietà cede il passo l’opportunità e il costo (della mediazione) può diventare un investimento (per la soluzione dei problemi). Molto dipenderà da come offrire questo incontro di programmazione, a costi contenuti e magari anche gratuitamente visto che il decreto sembra consentirlo. Ma l’incontro, seppure di programmazione, dovrà essere una cosa seria, davanti alle parti (e non ai soli legali o magari anche solo ai praticanti di studio). E il mediatore dovrà essere persona particolarmente seria e competente, cosa non scontata se si vorranno garantire costi di accesso bassi o nulli.
E inoltre, quanto durerà? Ci sarà una durata minima? E se può concludersi con un accordo, in cosa consiste la programmazione? L’idea dell’incontro pre-mediazione è ottima ma bisognerà vedere come sarà disciplinata dalla norma definitiva e dai singoli organismi.
Gli avvocati diventano mediatori di diritto. Una norma soprendente, sia per gli avvocati non mediatori, che solo ora scoprono talenti che non pensavano di avere, sia per gli avvocati che in questi mesi hanno investito tanto in corsi e formazione e ottenere competenze che in realtà già possedevano.
A conti fatti, la norma porterebbe ad avere in Italia circa 250.000 mediatori, probabilmente di più. Prendendosi per mano, formerebbero un’ininterrotta catena da Torino a Lione… che ci sia un doppio fine?Al di là della battute, mi pare una norma molto pericolosa, che vanifica i molti sforzi per alzare la qualità della mediazione in Italia. Todos caballeros?
E, a proposito di qualità, quello che più mi colpisce del Decreto Fare è quello che manca. Nei commenti post sentenza 272, furono molti (avvocati, mediatori, magistrati, sia pro che contro la mediazione obbligatoria) a riconoscere i gravi problemi di qualità della mediazione italiana. E molti contribuirono a dare i loro contributi al Libro Verde lanciato dal Ministero. Di quel lavoro non si è più saputo nulla ma che almeno qualcosa di quei suggerimenti passasse nel decreto, sarebbe stato auspicabile. Al momento qualità degli organismi di mediazione e formazione dei mediatori risultano non pervenuti. La speranza è che ci sia l’intenzione di lavorarci sopra in sede ministeriale.
Infine: la sottoscrizione da parte degli avvocati dell’accordo come requisito per ottenere il titolo esecutivo. Nella sostanza, non ho obieizioni. I dati dicono che l’80% delle mediazioni vede protagoniste le parti assistite dai legali. Per esperienza, la presenza dei legali costituisce un valore aggiunto per tutti, oltre ad essere garanzia della qualità formale dell’accordo. Non sono un esperto ma mi è stato fatto notare che, dal punto di vista formale, la norma non regge. Senza l’assistenza del legale, non è possibile ottenere un titolo esecutivo. Questo significa andare contro la Direttiva 52/2008 che richiede che la mediazione si concluda con un titolo esecutivo. E, soprattutto, aprire a problematiche di incostituzionalità. visti i precedenti, sarebbe opportuno riflettere sulle conseguenze.

* Responsabile Servizio di conciliazione, Camera Arbitrale di Milano