Nuovo Ministro, nuova mediazione?

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L’Italia ha finalmente un governo e conseguentemente un nuovo Ministro della Giustizia. Da parte del mondo della mediazione l’attesa è tanta; la sentenza 272/2012 della Corte Costituzionale ha lasciato le cose a metà, consegnando alla storia un’esperienza di mediazione obbligatoria sui cui esiti ancora si discute.

Nel frattempo, oltre a circolare proposte e suggerimenti di vario tipo (per approfondimento si consiglia di accedere al gruppo di linkedin di questo Blog), si sono espressi i Saggi.

Cosa succederà adesso? La saggezza popolare suggerisce che occorre guardare al passato per capire cosa ci attende nel futuro e, in questo caso, è al passato prossimo che puntiamo lo sguardo. Infatti, diverse azioni propulsive provenienti dall’UE, da associazioni di categoria e, non da ultimo, dagli apporti degli “addetti ai lavori” del settore giustizia, hanno “seminato” il campo con idee favorevoli all’ampliamento dell’utilizzo degli strumenti alternativi al giudizio e, in particolare, con l’utilizzo della mediazione civile.

Per citarne alcuni, pensiamo all’Audizione del Vicepresidente di Confindustria, Aurelio Regina, sul d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 (c.d. decreto crescita) nella quale aveva persino risaltato gli effetti positivi dell’obbligatorietà quale mezzo utile a “diffondere la conoscenza degli strumenti ADR” sottolineando come, nonostante la breve applicazione della stessa, i risultati raggiunti fossero degni di nota. Infatti, per le mediazioni avviate nel periodo intercorrente tra marzo 2011 e ottobre 2012, il 77% è stata frutto di questo obbligo e la metà di questi procedimenti ha avuto esito positivo. Lo stesso Vicepresidente aveva poi sottolineato come un maggiore utilizzo degli strumenti ADR avrebbe portato al deflazionamento del numero delle controversie che subiscono i tribunali e che ciò avrebbe comportato notevoli conseguenti benefici per la competitività del Paese.

Altra spinta orientata in tale direzione è avvenuta dapprima con il quadro di valutazione UE della giustizia, strumento della Commissione UE che si occupa di promuovere una giustizia effettiva e la crescita, nel quale è stato osservato e sottolineato come l’utilizzo di strumenti ADR comporterebbero una “rapida risoluzione del contenzioso tra le parti”, riducendo così il numero delle cause pendenti e, conseguentemente, il carico di lavoro dei tribunali.

Sempre sul fronte internazionale, è da sottolineare, come già riportato in questo blog, che il 12/3/2013 sono state approvate dal Parlamento Europeo la Direttiva sulla risoluzione alternativa delle controversie per i consumatori (Alternative Dispute Resolution o ADR) e il Regolamento relativo alla risoluzione alternativa delle controversie per i consumatori (Online Dispute Resolution o ODR) di cui la prima ha imposto agli Stati membri di prevedere organismi ADR per tutti i settori di attività e il secondo ha predisposto l’adozione di una piattaforma web che smisterà i complaints agli organismi che offrono ADR a livello nazionale.

Infine, per quanto riguarda l’apporto di soggetti autorevoli vi è da sottolineare quello del Vicepresidente del CSM, Dott. Michele Vietti, che nel suo libro “Facciamo giustizia” (UBE 2013,) pone particolare attenzione ai riti alternativi quali strumenti da adottare per alleggerire l’enorme mole di domande che affluiscono in Tribunale ed evitare così l’effetto “ingolfamento”. Nello specifico, con uno sguardo al sistema nordamericano, occorre secondo lo stesso autore, effettuare una valutazione costi/benefici nella scelta dei casi da portare in Tribunale, lasciando alla mediazione quelli per i quali si potrebbero ottenere risultati in tempi molto più celeri e con costi nettamente inferiori in termini di risorse economiche, umane e organizzative.

Da ultimo il più recente intervento, riportato in un articolo del Sole24ore, di Giovanni Maria Flick (magistrato, avvocato e professore), il quale aveva già affrontato problemi inerenti l’inefficienza del giudizio civile nell sua veste di Ministro della Giustizia del governo Prodi negli anni ’90. In particolare, anch’egli evidenziava come il miglior modo di far fronte ad una risposta inadeguata, rispetto all’eccessiva domanda giudiziaria e all’inadeguata offerta di giustizia all’interno dei tribunali, era quella di incrementare e promuovere l’adozione di strumenti ADR come la mediazione.

Tutte queste attività, dunque, rappresentano un “tracciato” che porta in una direzione sia nazionale che transnazionale orientata ad un implemento dello strumento della mediazione, sebbene rivisitato, e non resta che aspettare di vedere le intenzioni del nuovo Ministro.