Curia Mercatorum: mediazione e ADR a Treviso e dintorni

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Blogconciliazione.com è il diario di bordo del Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano, realizzato in collaborazione con i servizi di conciliazione partner delle Camere di commercio di Monza, Lecco e Lodi. È già capitato di spingerci oltre l’Adda per parlare di altre realtà e per intervistare mediatori italiani e stranieri; anzi, a breve si preannunciano ulteriori incursioni grazie alle provvidenziali interviste di Corrado Mora.
Con oggi, però, vogliamo dedicare la nostra attenzione a realtà italiane da tempo attive sul fronte mediazione.
La prima tappa di questo Giro d’Italia della Mediazione inizia con Treviso, dove ha sede Curia Mercatorum, una realtà nata su iniziativa della Camera di commercio di Treviso e che raggruppa anche le camere di Belluno, Gorizia e Pordenone.
Abbiamo incontrato Marco D’Eredità, Direttore di Curia Mercatorum e Segretario Generale della Camera di Commercio di Treviso.

Come sono stati questi ultimi 18 mesi e come si vive adesso il passaggio a questa nuova fase della mediazione?
L’introduzione del tentativo obbligatorio di mediazione ha importato, come noto, un incremento notevole dei volumi di procedure amministrate dagli Organismi di natura camerale che, grazie all’esperienza maturata nel corso degli anni, sono stati in grado di “parare” il colpo riuscendo a garantire elevati standard di qualità nell’offerta del servizio nonostante l’intensità dei ritmi.
Curia nasce nel 1995 su iniziativa della Camera di Commercio di Treviso per dare attuazione alle funzioni attribuite agli enti camerali dalla legge 580/93. Sin da allora abbiamo lavorato con la convinzione che la mediazione facilitativa, di derivazione anglosassone, avrebbe potuto costituire uno strumento, non sfruttato dal nostro ordinamento, utile a dirimere conflitti tanto di natura civile che commerciale.
In questi tre lustri il nostro impegno si è concentrato costantemente sia sul fronte dell’attività di promozione degli strumenti ADR, in particolare la mediazione e l’arbitrato, sia su quello organizzativo cercando di strutturare un servizio utile ed apprezzato da tutti i potenziali fruitori. All’inizio ci siamo rivolti, in particolare, alle imprese e ai consumatori: le prime per la consapevolezza che un’azione snella e veloce nel decidere le questioni che incidono sul proprio agire sia un’esigenza molto forte per chi deve improntare il proprio agire all’efficienza. Le liti di consumo, invece,  in quanto spesso di scarso valore, non giungono nei tribunali, e si è cercato di proporre la mediazione anche come una occasione per migliorare la relazione con il cliente.
L’obbligatorietà della mediazione, introdotta dal decreto 28 del 2010, è giunta in un momento in cui le procedure gestite da Curia, nell’ambito di un trend di crescita costante sin dalla nascita dell’istituzione, si attestavano sulle 160 all’anno. Durante il 2011, primo anno di effettiva operatività della mediazione obbligatoria, abbiamo superato le 400 pratiche gestite, e nel 2012, nonostante la pronuncia della Consulta – resa nota già a fine ottobre – abbiamo visto sostanzialmente confermati i dati dell’anno precedente.
Da una tale esperienza gli Organismi di mediazione afferenti al mondo delle Camere di commercio escono certamente rafforzati avendo operato in un’ottica di mantenimento degli elevati standard qualitativi raggiunti in anni di continua sperimentazione, pur a fronte di un incremento straordinario di procedure amministrate.
E tutto ciò, ricordiamolo, in un percorso che si è presentato subito molto accidentato: intendo riferirmi alle molteplici problematiche emerse in relazione all’applicazione di una disciplina che, oscura in più punti agli stessi operatori del diritto, non ha certo aiutato le strutture ad affrontare il cambiamento, assorbendone le energie su questioni che sarebbe stato meglio fossero chiarite a livello ministeriale.
Anche da queste difficoltà, tuttavia, a voler essere positivi e costruttivi anche nei momenti meno felici, la nostra struttura ha saputo maturare un’esperienza profondamente valorizzante, tanto che anche dall’ultima nostra indagine di customer satisfaction non possiamo che trarre un positivo sprone a continuare questo cammino, nonostante la battuta d’arresto inferta dalla sentenza della Corte Costituzionale.
È nostra intenzione, infatti, riprendere con maggior vigore le attività promozionali per continuare l’opera di divulgazione della cultura conciliativa: a dispetto del notevole impegno profuso in questi anni affinché la mediazione potesse portare ad esprimere le proprie potenzialità, si percepisce in questi giorni una sensazione di superamento della mediazione, quasi a ritenerla oramai qualcosa di superato ed estromesso dal nostro Ordinamento. È necessario perciò riprendere subito le iniziative promozionali per neutralizzare questo fraintendimento, questa disinformazione.
Non si tratta solo di non vanificare i cospicui investimenti realizzati da chi, Organismi e Mediatori, ha fortemente creduto e investito in questo servizio, ma si tratta di trovare la migliore soluzione affinché la mediazione possa funzionare in Italia, come già funziona in altri Paesi, a tutto beneficio dei cittadini.

Il Nordest è zona ricca di imprese. Quale attenzione hanno nei confronti della mediazione e degli strumenti ADR?
Le difficoltà riscontrate in questi anni nel tentare di diffondere la cultura dell’Adr, quale metodologia di risoluzione dei conflitti alternativa all’ordinario ricorso giudiziale, costituiscono problema che coinvolge tutti i soggetti, privati ed imprese, prescindendo dalla dislocazione territoriale degli stessi.
Curia opera su diverse provincie,  grazie ad una struttura che associa, nella propria compagine, non solo la CCIAA di Treviso ma anche le consorelle di Belluno, Gorizia e Pordenone. In ogni provincia ha garantito in questi anni, con l’ausilio delle camere medesime, tanto l’offerta del servizio quanto l’attività più strettamente connessa alla formazione e all’organizzazione di momenti di approfondimento volgendo l’attenzione sia ai professionisti sia al mondo delle imprese. Questo ci ha consentito di rilevare, da un punto di vista privilegiato, anche a livello ultraregionale, una generale difficoltà nel trasmettere la conoscenza della mediazione.
Per converso, invece, una volta saggiato lo strumento, l’esperienza ci ha spesso confortato constatando come di fatto il servizio venga gradito, e ciò vale sia per le imprese sia per i privati: dopo averne testato concretamente le possibilità, capita spesso che i soggetti tornino a tentare la mediazione oppure che inseriscano le clausole di mediazione e/o arbitrato nei nuovi contratti, o negli statuti societari, anche chiedendo alla nostra struttura un suggerimento nella stesura delle stesse, onde evitare a monte qualsiasi problema di interpretazione e incertezza.
Certamente, a differenza di altre entità, Curia ha visto la gran parte del proprio lavoro rivolta al mondo delle imprese, e ciò era evidente, nei dati, soprattutto prima della riforma, posto che con l’introduzione della mediazione obbligatoria – nelle materie indicate dall’art 5 del Decreto 28 – è stato dato un impulso notevole anche alla mediazione riconducibile all’alveo delle controversie fra privati.
Tutt’oggi, comunque, un buon numero di procedure di mediazione/arbitrato derivano dall’applicazione di clausole contrattuali e questo risultato è frutto dell’intensa attività di promozione di entrambi gli strumenti realizzata ancora negli anni pre-riforma.
Il miglior modo per comprendere ed apprezzare il servizio di mediazione è di provarlo: e certamente le sue potenzialità non possono che incontrare il favore degli imprenditori, condividendone quegli ingredienti di agilità, efficacia e concretezza di cui si compone necessariamente lo spirito costruttivo dell’agire imprenditoriale.

A livello nazionale sembra di individuare una spaccatura tra avvocati favorevoli e contrari alla mediazione. Com’è la situazione dal punto di vista della vostra organizzazione?
Francamente la grande polemica aperta, sin dall’introduzione della riforma, da parte di esponenti di spicco del mondo forense, ci ha lasciati sempre piuttosto perplessi, ritenendo che la mediazione possa costituire per gli avvocati una importante occasione per ampliare le proprie competenze e opportunità di lavoro, piuttosto che il contrario, come invece pare ritengano molti legali.
L’introduzione dell’obbligatorietà, in realtà, ha prodotto diverse posizioni nell’avvocatura. Se da una parte, per molteplici ragioni, si è molto criticato l’intervento del legislatore, da altra parte, viceversa, si è cercato comunque di sfruttare l’occasione imposta dalla normativa per mettere alla prova la mediazione senza lasciarsi trasportare da timori pregiudiziali, traendone il più delle volte un vantaggio per i propri clienti. Ma il clamore di certe iniziative “contro” ha evidentemente avuto la meglio nell’alimentare pregiudizi o paure che, come dicevo, almeno per la nostra esperienza, sono di fatto infondate.
Basta osservare come l’avvocato possa partecipare a questa partita in un duplice ruolo: da un lato quello di consulente di parte, dall’altro quello di mediatore. Buona parte dei mediatori operanti presso gli organismi di mediazione accreditati  presso il Ministero della Giustizia sono legali, per Curia sono quasi la metà.
Delle oltre 800 domande gestite da Curia fra il 2011 ed il 2012, in rari casi le parti si sono presentate in mediazione senza l’assistenza di un legale di fiducia. Anche per liti di modesto valore economico. Il ruolo dell’avvocato perciò non è stato affatto messo in discussione, semmai valorizzato dandogli uno strumento in più per tutelare al meglio gli interessi del proprio cliente. Si potrebbe dire che la mediazione costituisca proprio per gli avvocati l’occasione per recuperare ed esprimere alcune potenzialità professionali che la toga  invece chiede di soffocare.
Anche in mediazione, dunque, le parti non hanno rinunciato all’assistenza di un legale di fiducia, pur potendolo fare. Del ruolo importante che l’avvocato può esprimere in mediazione siamo sempre stati persuasi, rafforzati in questa opinione dalla nostra esperienza. Nelle iniziative formative e informative, del resto, abbiamo sempre rivolto la nostra attenzione al mondo forense, ben consci del fatto che proprio per un legale lo strumento della mediazione costituisce una strada in più da offrire al cliente che a lui si rivolge proprio per risolvere una controversia.
Ovviamente la mediazione non è e non può essere, per propria natura, una giustizia minore, come qualcuno ha voluto far credere.  Ma il peccato d’origine, che poi ha trascinato la mediazione obbligatoria, dinnanzi al banco della Consulta, ha dato modo di alimentare questo falso messaggio ed ora, come accennavo poco fa, si ha l’errata impressione che la mediazione sia stata eliminata in toto, mentre è solo quella obbligatoria che è stata cassata.
Non abbiamo mai negato che la disciplina della mediazione presentasse grosse lacune e scelte poco adeguate, e siamo convinti che un buon sistema di incentivi sia certo preferibile all’obbligatorietà. Opinione del resto ampiamente condivisa dal sistema camerale. La mediazione che proponiamo è quella di tipo facilitativo, in cui le parti arrivano all’incontro di propria volontà e se ne vanno sempre di propria volontà, con o senza l’accordo. Nessuna forzatura o costrizione, ma neppure nessun pregiudizio. Si tratta di un servizio molto potente, sia da un punto di vista pratico, per la possibilità che offre di risolvere agevolmente una controversia, sia da un punto di vista sociale, perché dà modo ai soggetti di acquisire maggior consapevolezza dei propri rapporti e mantenere il controllo sulle proprie decisioni, quindi sulle conseguenze delle proprie scelte. Anche il valore sociale della mediazione andrebbe considerato con maggior scrupolo specialmente quando la realtà quotidiana si fa diffusamente complessa nei tempi di crisi economica come quelli che stiamo attraversando. Aspetto da non va sottovalutare, a maggior ragione in una zona ricca di imprese come il Nord-Est.
L’auspicio è che proprio quel mondo forense che tanto ha avversato la mediazione obbligatoria temendo di riceverne un danno, possa oggi, libero di farlo, prenderla in considerazione con maggior serenità quale ulteriore servizio da proporre al proprio assistito.
Per parte nostra, non abbiamo dubbi sul fatto che lo strumento debba essere promosso con vigore, per cui abbiamo deciso di potenziare le attività di informazione e di formazione sulla mediazione. Sarebbe necessario incrementare e migliorare gli incentivi che già oggi la normativa riconosce a chi ricorre al servizio,  e non appena i tempi saranno più ragionevoli, sarebbe opportuno che a livello di sistema camerale ci muovessimo per stimolare l’attenzione del legislatore anche su questo fronte.