Segno dei tempi 1): qualche giorno fa un avvocato deposita, per conto di un collega, una domanda di mediazione. Noto che è un tentativo di mediazione volontario.
<<Sì, certo>> commenta l’avvocato <<d’altra parte la mediazione non è più obbligatoria>>.
Faccio osservare che in realtà la sentenza non è ancora uscita e quindi, tecnicamente, per ora non cambia nulla.
<<Guardi che si sbaglia. La sentenza è uscita. Io l’ho anche letta!>>
Per sicurezza apriamo il sito della corte costituzionale, dove non appare traccia della pronuncia.
<<Sì. Vabbè. Tanto comunque è incostituzionale>> commenta allora il legale.
Spiego che in realtà bisogna vedere in cosa consiste la censura di incostituzionalità e che, comunque, la mediazione come strumento ben difficilmente potrebbe essere considerato incostituzionale…
<<Tanto è una presa in giro. Se devo andare da un santone che mi dice di fare pace, lo faccio. Mica dev’essere obbligatorio.>>
Da un santone. Per fare pace.
Segno dei tempi 2): corso di formazione per avvocati sul tema della deontologia. Il relatore, ad un certo punto, parla di mediazione. In questi termini: <<Che poi questo mediatore è una specie di guru, che mica si capisce bene cosa deve fare>>.
Una specie di guru.
Segno dei tempi 3): Un avvocato deposita la domanda di mediazione. All’atto del deposito spiega che <<È una perdita di tempo. Non raggiungeremo mai un accordo. Ci abbiamo già provato in tutti modi, ma non se ne esce>>. 50 giorni dopo le parti sottoscrivono un accordo e si stringono la mano. L’avvocato che aveva depositato la domanda, uscendo dalla sala, si avvicina e sottovoce mi dice <<Non pensavo proprio. Ma, d’altra parte, avremmo potuto metterci d’accordo direttamente tra noi, senza dover per forza venire qui>>.
Una perdita di tempo.
Poi ci sono avvocati che ti chiamano per dirti che loro nella mediazione ci credono e che la utilizzano perchè è utile per i loro clienti.
Poi ci sono avvocati che, senza alcun interesse personale diretto, inseriscono clausole di mediazione nei contratti.
Poi ci sono avvocati che impiegano quota parte del loro tempo per promuovere la mediazione, senza che questo faccia entrare un centesimo nelle loro tasche.
Poi ci sono avvocati, anche stranieri, che chiamano e ti chiedono se conosci un buon mediatore perchè ne hanno bisogno per gestire una controversia per conto di un cliente.
Allora ti ricordi che generalizzare è sempre sbagliato.
E continui a fare il tuo lavoro, cercando di farlo sempre al meglio.
* Responsabile Servizio di conciliazione – Camera Arbitrale di Milano