Mediare contra legem?

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dubbiodi Manoela Longhin*

Quante volte abbiamo sentito dire e ci siamo detti che il bravo mediatore deve essere capace di mantenere il controllo e il distacco necessari ad assicurare la neutralità e l’imparzialità del procedimento? Che deve essere in grado  di adattarsi ai diversi stili negoziali presenti al tavolo, alle diverse personalità con le quali dovrà interagire e confrontarsi? Solo se il mediatore sarà in grado di comprendere le reali intenzioni, i reali bisogni delle parti, potrà infatti far emergere delle opzioni, delle soluzioni accettabili, accompagnando le parti verso la risoluzione della loro controversia. Ma cosa succede se le reali intenzioni delle parti non sono poi così onorevoli? Cosa succede se le parti, con il benestare dei rispettivi legali, raggiungono un accordo che, risolvendo la controversia, consente loro anche  di  conseguire vantaggi economici eludendo sapientemente norme di legge? In questi casi, il bravo mediatore è quello che rischia di far saltare l’accordo, segnalando la possibile contrarietà del medesimo a norme imperative, o quello che, facendo un passo indietro, lascia spazio alla volontà delle parti, convinte dai rispettivi legali della legittimità dell’accordo?

Ai bravi mediatori l’ardua sentenza.

* Mediatore civile-commerciale