E’ iniziata in questi giorni presso il Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano, una ricerca qualitativa sulla mediazione civile e commerciale. A realizzarla, la dott.ssa Vincenza Bonsignore*, mediatrice e ricercatrice in mediazione, che ha risposto ad alcune domande per il nostro blog:
Vincenza, da cosa nasce l‘esigenza di realizzare una ricerca?
Com’è noto, negli ultimi due anni, a seguito, dell’introduzione del d.lgs. 28/2010 e del D.M. 180/2010, si è sviluppato nel nostro Paese un intenso dibattito, da parte degli operatori giuridici, dei professionisti in generale e dei media, relativo soprattutto all’interpretazione e all’individuazione degli ambiti di applicazione della normativa stessa. Appare, ormai, giunto il momento di rivolgere l’attenzione anche al concreto svolgimento delle procedure di mediazione al fine di verificare sia quali trasformazioni nella gestione di esse siano state introdotte a seguito dell’applicazione della normativa, sia di cominciare a distinguere i diversi approcci e le prassi applicative adottate dai mediatori.
Quali aspetti, in particolare, intende approfondire la ricerca?
La ricerca che si sta svolgendo è di tipo qualitativo e intende approfondire tre aspetti:
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Le tecniche di mediazione: al fine di verificare in concreto quale approccio prevalga se facilitativo, valutativo o trasformativo o un insieme di tutte queste tipologie e se sia possibile individuare quale dei precedenti approcci sia più opportuno utilizzare a seconda della tipologia di conflitto. Inoltre, s’intende rilevare quali tecniche vengano adottate concretamente nel gestire la procedura e nel superamento dell’impasse, così come se la mediazione obbligatoria porti a utilizzare strategie differenti rispetto alle mediazioni volontarie.
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Le parti: per constatare se è possibile ipotizzare una correlazione tra gli accordi raggiunti e la presenza delle parti coinvolte direttamente nella controversia o semplicemente dei loro rappresentanti. Così come per controllare la correlazione esistente tra la probabilità di accordi ed il numero di parti elevato in mediazione, sia nelle vere e proprie mediazioni multi-party, sia nelle ipotesi di parti complesse con differenti posizioni raggruppate nel medesimo centro di interesse, sia, infine, nei casi in cui siano presenti i referenti esterni. Infine, approfondire l’atteggiamento degli assistenti e le probabilità di successo: non solo nel senso di assistenti non ostili alla mediazione o con esperienza, ma soprattutto preparati nel merito del caso e ad elaborare opzioni di soluzione, anche tenuto conto dell’atteggiamento adottato nei loro confronti dal mediatore.
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Il conflitto: per verificare se il valore della controversia o la durata del conflitto influiscano sulle probabilità dell’accordo. Così come per cercare una correlazione tra la tipologia di conflitti, relativa a più aspetti: tecnici, emotivi e relazionali, e le probabilità di successo anche in relazione all’approccio adottato dal mediatore.
Qual’è l’obiettivo finale? Migliorare il servizio?
E’ quello di cominciare a elaborare dei modelli che consentano all’organismo di mediazione, sulla base di griglie di lettura del conflitto e del relativo approccio efficace del mediatore, di individuare le “best practices” in materia e, sì, di offrire il servizio in modo sempre più professionale.
Grazie Vincenza, a questo punto rimaniamo in attesa di conoscere i risultati della tua ricerca.
Prometto che sarete i primi a conoscerli!
* Vincenza Bonsignore, grazie alla formazione giuridica e psicologica, da anni si occupa della ricerca in mediazione, sia dal punto di vista quantitativo, che qualitativo, attraverso l’approfondimento delle dinamiche e interazioni tra le parti, nonché delle differenti tecniche del mediatore.