Se tutti proviamo emozioni, in pochi riescono a comprenderle compiutamente. Numerose teorie, elaborate prevalentemente in ambito psicologico, si sono affiancate per descriverne i processi, gli stimoli, la manifestazione, gli stati fisici e neuronali associati. Altrettanto numerosi sono i tentativi di definirle. Una nozione, elaborata da K. R. Sherer, ripresa da N. H. Frijda e riportata da L. Anolli, offre uno spunto particolare. «Le emozioni (costituirebbero) un meccanismo di segnalazione della pertinenza e della rilevanza degli eventi (esterni ed interni) per il soggetto in riferimento ai suoi interessi». Di fronte ad una situazione, quindi, il soggetto reagisce. Come? A seconda della sua personale valutazione della situazione stessa come favorevole o meno alla soddisfazione di aspettative, motivazioni e bisogni. Il grado di appagamento degli “interessi”, quindi, «(attribuisce) agli eventi la loro valenza emozionale (positiva o negativa)»
Si tratta di una descrizione stimolante. Considerare le emozioni in quest’ottica le traduce (banalmente, è vero, ma efficacemente) in uno strumento in più con cui lavorare. Se le emozioni sono espressione della valutazione soggettiva di una situazione, per il mediatore o il negoziatore saranno elementi molto utili per iniziare una “mappatura” di ciò che per la parte (o la controparte) è importante, e di quanto lo sia. Si sta “giocando con il fuoco”, e per questo la gestione di un ambiente emotivamente carico richiede tatto, empatia e comunicazione adeguata. Ma se l’emotività riesce ad essere gestita senza che diventi distruttiva, potrà racchiudere alcuni tra gli spunti fondamentali da cogliere ed utilizzare per aiutare a capire chi si ha di fronte e quali siano le sue priorità.
Le emozioni sono descritte come «interfaccia nella mediazione fra il soggetto e l’ambiente» (L. Anolli). E’ una espressione che rende l’idea chiara ed efficace. Non bisogna ignorare che la prima, più dura e cruciale mediazione è quella che, costantemente, avviene dentro alle parti. E’ una mediazione tra aspettative e frustrazione, tra bisogni e scarsità, tra necessità e costrizioni, tra motivazioni e ostacoli. Per quelle mediazioni, il risultato è un’emozione, che verrà in qualche modo espressa. Cogliere, gestire ed utilizzare questi segnali può influire notevolmente sulle mediazioni parallele.
di Corrado Mora