LA METAMORFOSI RELAZIONALE

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scara

«Via deve andare!», gridò la sorella, «non c’è altra via, padre! Devi soltanto liberarti dell’idea che si tratti di Gregor. (…) questa bestia sta qui a perseguitarci, ci scaccia i pensionati, aspira evidentemente ad impadronirsi di tutto l’appartamento e a farci dormire in strada. Guarda, padre!», gridò improvvisamente, «eccolo che  ricomincia!». (…) Ma Gregor non si sognava nemmeno di incuter paura a chicchessia, e tanto meno alla sorella. Egli aveva soltanto cominciato a voltarsi per tornare in camera sua (…)».

F. Kafka, La Metamorfosi (1915)

Come mai Grete Samsa, la sorella di Gregor – la cui trasformazione in un enorme insetto è protagonista di questo incantevole classico – dapprima devota assistente, diviene la sua principale carnefice? Poche narrazioni riescono a rendere così palpabile, seppur in un quadro di angoscia ed allucinazione, lo sviluppo di una situazione relazionale purtroppo così frequente. Infatti, in poche righe sono “messe in scena” alcune delle principali dinamiche che portano al conflitto. Un ottimo spunto, ça va sans dire, per approfondire la conoscenza del terreno su spesso si lavora in negoziazione (sempre, in mediazione).
Uno dei primi effetti che la metamorfosi ha sullo sfortunato Gregor Samsa è l’annullamento della sua capacità di comunicare. Le parole si trasformano in pochi minuti in suoni incomprensibili. I gesti in movimenti di zampette ed antenne. La comunicazione diviene impossibile. Se riesce ancora a comprendere il linguaggio umano, Gregor risulta però inintelligibile per chi gli è intorno. Entra quindi in gioco l’interpretazione. R. J. Sternberg (e altri, tra i quali A. Beck) hanno studiato le dinamiche con cui si fornisce significato agli eventi: secondo tali Autori, esso dipende in gran parte da come si elaborano le informazioni. Primo ostacolo: le informazioni non sono sempre complete, come nel caso in cui la comunicazione non avvenga in modo efficace. (Il nostro povero Gregor…)
Le informazioni acquisite, poi, sono elaborate in modo non neutrale: il soggetto le interpreta con un proprio “filtro” di valori, di credenze e di norme (ciò che “si deve” o “non si deve fare”). E’ una causa di potenziale attrito (percepire un comportamento come un’infrazione può infatti portare ad una reazione punitiva) che può basarsi su di un fraintendimento, una “distorsione” interpretativa.
Ad essa, gli Autori affiancano la possibile associazione di significati erronei. E’ proprio il caso di Grete: Gregor, chiuso nella sua stanza, sente la sorella suonare il violino per alcuni ospiti. Portato dall’incanto per la musica, prima, e poi per cercare di comunicare alla sorella il suo apprezzamento totale (quando invece gli ospiti sembrano annoiati), Gregor mette fuori dalla porta le antenne, poi il capo, e continua ad avanzare, finché non esce completamente. Suscitando un effetto ben lontano da quello voluto: la sorella stessa è il personaggio che, proprio interpretando la situazione tramite un’associazione di significati erronei, reagisce più duramente.
Queste “distorsioni primarie” (le interpretazioni erronee di una situazione) possono, poi, essere cristallizzate in schemi di valutazione più articolati: di assunzione in assunzione, si passa così dall’interpretazione (erronea) specifica ad una generalizzazione (“fa sempre così”), ed infine ad un etichettamento (“è fatto così”).
Ma è possibile che questo succeda anche a Grete? All’amorevole sorella che singhiozzava per la triste sorte di Gregor, all’unica in famiglia che aveva il coraggio di alimentarlo e pulirlo, e ne ricercava sollievo e benessere?
Sì. Lo scrive Kafka, ma lo suggeriscono frequenti casi di mediazione. M. Ravenna descrive molto efficacemente i processi sottesi. “Le persone adottano forme di pensiero semplificato non solo per interpretare gli eventi, ma anche per individuare le cause di quelli spiacevoli (…). Quanto più disponiamo di informazioni ambigue o incomplete [e la scarsa qualità comunicativa ne è certamente una fonte primaria, appunto] sulla causa di un comportamento sgradevole, tanto più saremo portati a pensare che esso non sia fortuito ma intenzionale. Se poi l’attacco si verifica nell’ambito di un conflitto, incorreremo in spiegazioni erronee proprio perché la nostra mente è chiusa a informazioni discordanti o a spiegazioni alternative”. Il conflitto era già potenziale, tra Grete e Gregor: lei aveva già frainteso, alcune pagine prima, alcuni comportamenti del fratello, che potrebbe aver considerato come ingratitudine. La situazione era peggiorata quando alcune azioni del fratello le erano apparse un ingiustificato attacco a sé ed alla madre, malata. I fraintendimenti, le percezioni selettive e gli errori interpretativi hanno così chiuso la strada alla ricerca di diverse interpretazioni, alimentando il conflitto.
Un lavoro difficile e delicato, ma necessario, è quello di aiutare la parte a “aprire la mente” ad altre possibili informazioni o spiegazioni. Grazie, Franz!

di Corrado Mora