Con questo articolo, inizia la collaborazione con il nuovo blog di Corrado Mora. L’intervista che segue è tratta da Caucus On Mediation, (traduzione dello stesso Corrado, su licenza Creative Commons BY-NC-ND ).
Caucus con David Richbell
di Corrado Mora*
David Richbell è uno dei mediatori (non-avvocati) civili e commerciali con più esperienza in Europa; è inoltre docente di mediazione di chiara fama.
Ha lavorato al CEDR come Direttore della Formazione prima di creare il suo ente di formazione, MATA. La sua esperienza è vasta: è mediatore dal 1992 ed ha lavorato in molti e complessi casi, anche multiparte e con dimensione internazionale.
David, hai un’enorme esperienza di mediazione in numerosi ambiti e molti anni di formazione proveniente da differenti approcci culturali (CEDR, SPCP, Harvard, ecc.). Alla base di tutto ciò, sei un mediatore non-avvocato. Questo come ha concretamente influenzato il tuo stile di mediazione?
Prima di divenire un mediatore gestivo un’impresa, il che significava mettere insieme squadre di persone per importanti lavori nel campo delle costruzioni. Ho potuto apprezzare il fatto che se riesci a stabilire delle buone relazioni, quando si presentano dei problemi le persone cooperano per risolverli. Invece, se le relazioni non sono buone, quando si presenta un problema le persone si mettono sulla difensiva e si proteggono, mentre l’attenzione si sposta dal progetto allo scontro tra posizioni. Il mediatore deve ottimizzare la relazione con le parti così che esse abbiano fiducia in lui/lei: questo è il cuore di una mediazione di successo. Pertanto, la mia iniziale esperienza è stata fondamentale nella professione. E questo è qualcosa che i mediatori avvocati non realizzano con semplicità (o sentendosi a proprio agio). Poiché avevo la mia impresa, ho maturato una notevole esperienza nella negoziazione. La mediazione è una negoziazione assistita e il ruolo del mediatore è dare alle parti la migliore opportunità di negoziare il loro accordo; quindi, un mediatore con esperienza nel campo imprenditoriale è di grande beneficio. Gli avvocati negoziano rimettendosi al loro ruolo di assistenti, non di parti. Ed è molto differente: ritengo pertanto che le parti rispondano in modo diverso a me, un ex imprenditore, rispetto a un mediatore avvocato. Se è vero che gli avvocati portano in mediazione la conoscenza della legge, è altrettanto vero che le argomentazioni legali passano in secondo piano con il progredire della mediazione, mentre inizia la negoziazione commerciale. Per questo, un mediatore non-avvocato potrebbe avere buone possibilità nell’aiutare le parti ad ottenere il miglior accordo.
Una fondamentale ma molto delicata parte del lavoro di un mediatore facilitativo consiste nel promuovere il “test della realtà” e nel mettere alla prova alcune posizioni delle parti. Sei unanimemente descritto come un maestro in questo campo. Quali particolari tecniche e quali strategie applichi?
Credo che se il mediatore ha costruito la giusta relazione con le parti, e se esse si fidano di lui/lei, egli possa testare e mettere alla prova senza essere minaccioso o apparire non neutrale. Quando sono in sessione privata con una parte, inizio spesso dicendo “Non voglio sostenere ora il punto di vista dell’altra parte…”, in modo che si comprenda la mia neutralità perfino se sto mettendo alla prova la parte. Inoltre, ribadisco più volte che tutto è riservato, e tutto ciò che viene detto non verrà riferito ad altri e così non potrà potenzialmente indebolire la posizione dell’interlocutore. Ripeto anche che nessuno si obbliga ad alcunché finché un accordo non è scritto e sottoscritto. E’ tutta una questione di creazione di un ambiente protetto, in modo che le parti siano preparate ad essere vulnerabili con il mediatore.
Nel creare questo ambiente protetto per la negoziazione delle parti, segui una linea d’azione generale (ad esempio, una procedura costante costituita da differenti sessioni, con differenti scopi), o ti trovi a cambiare ogni volta?
La prima “regola” è non mettere mai una parte in una situazione in cui si possa sentire svantaggiata o possa percepire la parzialità del mediatore a favore dell’altra parte. Quindi, dare il “permesso” di interrompere gli incontri o di fare una pausa è importante. Inizio generalmente con sessioni private (di circa mezz’ora ciascuna), poi continuo con una sessione congiunta (di circa due/tre ore), ancora successivamente inizio la serie delle sessioni private, per finire con chi deve prendere le decisioni finali, da soli, per perfezionare l’accordo. In questo percorso possono certamente esserci altri incontri (avvocati o esperti, e così via), come anche altre sessioni congiunte per discutere di elementi specifici. A volte indico una tipica “road map” (conclusione alle 18.00, stretta di mani alle 16.00, quindi inizio della negoziazione più seria alle 14.00), così tutte le informazioni devono essere sul tavolo per quell’ora. Non è un orario predeterminato, poiché si tratta di un procedimento flessibile, ma talvolta è un utile indicatore.
Una mediazione coinvolge spesso una comunicazione difficile, delle emozioni forti, una negoziazione aggressiva, alcune decisioni dure. E’ stimolante – ma estremamente difficile – lavorare in queste condizioni. Durante una mediazione, quali sono per te le cose più importanti da tenere sotto controllo? E come le gestisci?
Non userei la parola “controllo”. Il ruolo del mediatore è quello di dare alle parti la migliore opportunità possibile di negoziare un accordo. Pertanto, il mediatore è un gestore del procedimento. Penso che il mediatore debba “modellare” il comportamento delle parti ma, alla fine, sta alle parti decidere come utilizzare questa opportunità. Se tutto va bene, se il mediatore dimostra apertura, onestà ed accettazione, le parti risponderanno nello stesso modo. Funziona (a volte!). E’ molto disagevole (e non solo per il mediatore) quando una parte è molto arrabbiata ed emotiva. La “regola” è di lasciarla continuare fintanto che ciò non diviene offensivo, cruento o distruttivo (per il processo). Mi ripeto sempre di resistere alla tentazione di intervenire solo perché non mi sento a mio agio. Il pericolo è, comunque, che le parti interpretino la mancanza di intervento del mediatore, quando una parte diviene emotiva, come una gestione debole. Camminiamo su una linea molto sottile.
David, hai menzionato alcuni tuoi sentimenti durante una mediazione. Come ti senti prima, durante e dopo una mediazione?
All’inizio sono un po’ nervoso. Voglio rendere il massimo che posso per aiutare le parti a raggiungere un accordo. Perciò ho bisogno di saggezza, umiltà e ascolto profondo. Durante la mediazione mi diverto e ci sono volte in cui mi sento completamente “in sintonia” con ciò che sta accadendo. Immediatamente dopo, se si è raggiunto un accordo (e spesso avviene), mi sento esultante, ma la mattina successiva molto stanco. Se non si è raggiunto un accordo, allora continuo a chiedermi “Cosa avrei potuto fare diversamente, che avrebbe potuto cambiare le cose?”. Anche dopo vent’anni di mediazioni, sento ancora come se fosse un mio errore se le parti non raggiungono un accordo!
Quali sono gli “errori” che un mediatore potrebbe fare, in questo senso?
Non raccogliere alcuni spunti, non essere sensibile alle necessità di una parte, forse non conoscere addirittura quali siano le vere necessità di una parte. Mi chiedo “Cosa avrei potuto fare diversamente, per fare la differenza?”. Per fortuna, non accade molto spesso.
Sulla base della tua esperienza, quale consideri come una parte fondamentale della crescita professionale di un mediatore?
Ho appena finito di scrivere un articolo “Route to Mastery” [“La Strada per la Maestria”, N.d.T.], che prova a fornire un percorso logico per raggiungere uno stato di eccellenza ogni volta che mediamo (sarà a breve pubblicato su www.mata.org.uk). In esso, scrivo di Mediatore Interno (consapevolezza di sé) e di Mediatore Esterno (abilità e tecniche). Prende in considerazione la formazione continua e l’addestramento di mediatori meno esperti. Credo molto anche nell’analizzare ogni mediazione, cercando di individuare ciò che ha funzionato e ciò che si sarebbe potuto fare meglio. Credo anche nella “peer review” – ossia nell’avere un mediatore esperto seduto a fianco almeno una volta all’anno, che dia una valutazione franca di me come mediatore. Infine, la mediazione è una professione solitaria, quindi incontrarsi con altri per condividere esperienze, comprese le cose non andate bene, è importante. Noi organizziamo incontri semestrali di mediatori già formati proprio per questo.
Cosa riguarda, per te, la “consapevolezza di sé”?
Devo essere consapevole della mia reazione al conflitto; del fatto che principi e valori possono non essere gli stessi per tutti, e così il conflitto (questo comprende i miei valori e la mia fede cristiana); della necessità di cibo, a volte, quando il livello degli zuccheri nel mio sangue si abbassa; dell’irritazione con le persone “irragionevoli”.
Quali sono le capacità fondamentali che un mediatore dovrebbe avere?
La più importante è essere capace di costruire una relazione di fiducia con le parti – in realtà, con tutti –, e velocemente. Lo chiamiamo “costruzione di rapporto”. Oltre a questo, la gestione efficace della procedura, in modo che le parti possano raggiungere un accordo con la minor fatica possibile e nel minor tempo possibile. Infine, per essere un buon mediatore, non per conto delle parti, assicurare che la negoziazione proceda senza intoppi e che si raggiungano i migliori accordi.
Nel 2001 hai creato MATA – Mediation and Training Alternatives. Come si distingue dagli altri enti di formazione?
Puoi vedere dai nostri Princìpi che si tratta di un ente che divide i profitti con i propri membri. Cerchiamo di costruire una comunità legata alla formazione sia con le aziende sia con le persone che utilizzano i nostri servizi. Non siamo un’impresa centrata su una persona e non siamo spinti dai profitti. Tutta la nostra formazione è basata sui princìpi della mediazione, e cerchiamo di realizzare ciò che insegniamo.
* Corrado Mora lavora a Verona come Avvocato. E’ Mediatore accreditato al CEDR di Londra ed MCIArb. E’ Mediatore Civile e Commerciale presso la Camera Arbitrale Nazionale ed Internazionale di Milano, la Camera Arbitrale di Venezia, le Camere di Commercio di Firenze e Verona e l’Organismo Veronese di Mediazione Forense. Cura i blog Spunti per la Mediazione e la Negoziazione (http://www.mediazionegoziazione.wordpress.com) e Caucus On Mediation (http://www.caucusonmediation.com)