In tv non ne parlano

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tvdi Stefano Pavletic *

Complice la pochezza dell’intrattenimento nazionale sui canali in chiaro, è facile cadere preda dei numerosi ed incalzanti programmi di approfondimento politico – i vituperati talk-show (che in Italia, con la pervicace pronuncia della elle muta, acquistano un sapore più casereccio).
Con una diabolica cadenza L’Infedele, Ballarò, Annozero, Porta a porta, ma anche Omnibus, Exit, L’ultima parola, Matrix, oltre a svariate arene, tribune, salotti, ecc… – un’offerta monster nel suo genere – nei mesi scorsi hanno offerto la scoppiettante cronaca, parlamentare e non, in pasto a onorevoli, giornalisti, politici di varia estrazione, ministri, opinionisti, star dello spettacolo, soubrettes.
Tutti gli argomenti vengono sviscerati, scandagliati, vivisezionati, dietrologizzati, insomma discussi appassionatamente da una folla di personaggi.
Inutile citare i dossier più caldi dell’attualità nostrana. Anche le orecchie più refrattarie dolgono dal tanto parlare, discutere, argomentare. Una succosa porzione di tanta dialettica verte sull’azione del governo, sull’azione del premier (diurna e notturna), sul destino del paese, sulle riforme.
E tra queste ultime, la giustizia: i gravi problemi dell’amministrazione giudiziaria, i processi di Berlusconi, la separazione delle carriere, i vari lodi (Schifani, Alfano, ecc…), il processo breve. Ma anche i tempi della giustizia, la giustizia giusta e quella negata, la prescrizione breve, le intercettazioni, l’ostacolo agli  investimenti esteri in Italia. Mai nella storia repubblicana si è parlato tanto di giustizia, degli aspetti costituzionali, degli strumenti di indagine, delle tutele per il cittadino, dei fabbisogni finanziari, delle esigenze di modernità.
Ebbene in tale scenario nessuno parla di mediazione. Tranne forse qualche timido accenno in seconda serata da parte di qualche esponente politico di secondo piano, la mediazione non è argomento all’ordine del giorno. Non ne parla Berlusconi, troppo preso da altre urgenze. Non ne parla Alfano che ben avrebbe motivo di vantarsi della sua iniziativa, discussa ma lodevole. Non ne parla l’opposizione per attaccare il governo. Non ne parla la Lega per appoggiare il governo. Non ne parlano Vendola, Di Pietro e Grillo. Ne parlano molto, anzi moltissimo, gli avvocati, ma non in tv. Ne parlicchia Confindustria.
Il tema dell’introduzione, obbligatoria o meno, della mediazione nel nostro sistema giudiziario non sembra argomento sensibile, eppure avrebbe tutti i crismi per suscitare un dibattito di alto livello, anche raffinato, sulla domanda di giustizia in Italia e sulle soluzioni a disposizione, alternative e complementari al ricorso al giudice.
Viene in effetti da chiedersi se questo accade per ignoranza della materia, per paura di calpestare qualche interesse corporativo oppure per qualche altro motivo più sofisticato di convenienza politica.
La seconda delle tre, forse ?

*Stefano Pavletic, dottore commercialista in Milano, è mediatore presso il Servizio di conciliazione dal  1999.