Un’esperienza di simulazione-spettacolo

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PalmeLo scorso dicembre si è svolto a Rimini il I Salone della Giustizia.

Il mondo della giustizia italiana si è per la prima volta unitariamente presentato in pubblico, in una prestigiosa area espositiva,  per mostrare ai cittadini tutti i servizi loro rivolti per garantire giustizia e sicurezza.

Significativo è stato lo spazio dedicato alla ormai riconosciuta “giustizia alternativa “ ed importante si è mostrato il ruolo della conciliazione.

Tutti gli operatori del diritto, a confronto con i cittadini, hanno portato il proprio contributo per evidenziare i rispettivi vantaggi nella risoluzione delle controversie mediante gli strumenti alternativi.

Consolidato è risultato il ruolo delle Camere di Commercio per l’importante rete di gestione del servizio di conciliazione ed il contributo nella diffusione della cultura della mediazione.

http://www.cameradicommercio.it/cdc/id_pagina/26/id_ui/12220/t_p/Al-via-il-Salone-della-Giustizia–Fiera-di-Rimini–3-6-dicembre.htm 

Il workshop svoltosi il 4 dicembre è stato poi occasione di interessante dibattito in un momento così importante per le novità legislative che in quel momento ancora si attendevano sul punto.

Magistrati, avvocati e processualisti, alla luce delle rispettive esperienze maturate sul campo in tema di ADR, hanno potuto confrontare i propri punti di vista a diretto confronto con gli addetti agli uffici legislativi del Ministero della Giustizia che stanno lavorando al progetto di riforma.

http://video.salonedellagiustizia.it/#  ( vedi parti 1.2.3 Unioncamere )

Interessante è stata, poi, la possibilità per il pubblico di assistere ad una “simulazione-spettacolo” di un incontro di conciliazione.

I vari ruoli dei partecipanti all’incontro sono stati, in realtà, interpretati da conciliatori che si sono prestati ad immedesimarsi rispettivamente nei panni delle parti, dei loro legali e del conciliatore.

Sul punto posso portare brevemente la mia esperienza.

Il caso “ andato in scena” riguardava una domanda di “ risarcimento danni da vacanza rovinata “.

Il  tema scelto, dunque, è stato un tema tipico che ben si è prestato a mostrare quali fossero le dinamiche in gioco, le aspettative, le richieste, la modalità di trasformazione del conflitto e la sua soluzione con reciproca soddisfazione delle parti.

Personalmente, abituata a vestire i panni dell’avvocato o del conciliatore, mettermi al posto della parte che aveva subito il danno e che era animata da grande risentimento, mi ha consentito, ancora una volta, di riflettere sull’importanza della gestione delle emozioni e del vissuto che, invece, nel processo  ordinario non avrebbero potuto trovare spazio alcuno.

Un  preannunciato uragano tropicale, sul quale i clienti erano stati rassicurati da una inesperta nuova collaboratrice di una nota agenzia di viaggi, aveva compromesso la reputazione di quest’ultima e rovinato un  viaggio di nozze.

Il ricorso alla conciliazione ha consentito alle parti di trovare un luogo ed uno spazio dove  elaborare il conflitto, di poter riprendere la comunicazione che tra le stesse si era interrotta, di ripristinare la reciproca stima e di raggiungere un accordo “creativo” che soddisfacesse pienamente tutti.

Il raggiunto accordo consentiva ai coniugi di approfittare di un viaggio modellato sulle proprie esigenze, alla titolare dell’agenzia di mantenere il suo buon nome e di affidare ai suoi clienti anche la ristrutturazione del  proprio immobile con indubbio vantaggio per tutte le parti.

Interessante, poi, è stato poter osservare il ruolo dei legali delle parti interpretato, in un caso, come “tradizionale “ ed avversariale e, nell’altro, in maniera  cooperativa per il raggiungimento dell’accordo.

Quantificazione e nesso causale del danno erano concetti stridenti di fronte al bisogno di ascolto e di sfogo della parte.  Se la presenza del legale, da un lato, rassicura la parte, dall’altro, può ostacolare il raggiungimento dell’accordo ove il suo approccio non sia adeguato.  Anche una sentenza vittoriosa, in ogni caso,  non avrebbe mai  potuto dare risposta ai bisogni emersi.

E, dunque, riprendendo i panni dell’avvocato, non posso che considerare che solo la formazione del legale per il suo nuovo ruolo, oltre che integrare uno strumento professionale in più, può consentire al medesimo di fornire al cliente la prestazione più idonea.

Ogni volta che mi trovo a partecipare ad esperienze di questo tipo non riesco a non pensare all’impatto sociale che l’affermazione degli strumenti alternativi potrebbe avere ed all’importanza del ruolo affidato alla classe forense.

Spesso chi da sempre si occupa di controversie sottovaluta la potenzialità del suo ruolo nella trasformazione del conflitto.

Il momento è maturo per raccogliere tale sfida ormai anche da parte dei più scettici.

Il riconoscimento del ruolo della giustizia alternativa anche nell’ambito del Salone della Giustizia mi sembra un segnale forte.

 Mi auguro che le recenti novità legislative  consentano non solo una “ deflazione dei ruoli” ma, soprattutto, una svolta culturale sia per gli “ utenti” che per la classe forense.

Avv. Laura Thea Cerizzi, conciliatore del Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano