Conciliazione: basta la teoria?

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Dopo il grande successo riscosso dal suo primo post, l’Avv. Alessandro Pieralli scrive di nuovo sul nostro blog, invitando a  una riflessione.

 

Orecchio

 

 

“Qualche anno fa presi parte a Firenze ad un convegno sulla conciliazione. Il taglio che venne dato all’evento fu un po’ peculiare. Ai presenti in sala venne offerta in apertura del convegno una simulazione di un procedimento di conciliazione, con tanto di avvocati, di parti e di conciliatore che, sulla base di un copione più o meno prestabilito, andarono letteralmente “in scena” (non senza un certo imbarazzo!), recitando ognuno la propria parte per quasi quaranta minuti. Alla fine del convegno una Collega, con il sorriso sulle labbra, si complimentò per l’iniziativa dicendo che si era alquanto divertita e che per la prima volta aveva capito cosa fosse realmente la “Conciliazione”.

L’aspetto negativo dell’iniziativa fu l’affluenza alquanto scarsa dei partecipanti. E questo, nonostante la gratuità dell’evento e i crediti formativi, requisiti oggi entrambi indispensabili per il successo di qualsiasi avvenimento! 

 

Da quel momento ho continuato ad assistere a vari convegni sulla conciliazione, tutti estremamente interessanti, che però a mio avviso peccavano di qualche piccolo difetto. Alcuni potevano essere apprezzati appieno solo da esperti della materia. Altri si rivolgevano solo a professionisti e non alle imprese o ai privati. Altri ancora forse erano troppo teorici. Non a caso, pur cambiando sedi e date, la maggior parte delle facce dei presenti mi era alquanto familiare.

 

Dunque il rischio vero è quello di continuare fra noi “addetti ai lavori” ad osannare la conciliazione, ma di assistere nello stesso tempo all’incremento del numero di persone che: o non conoscono l’istituto, oppure ne hanno avuto un’esperienza negativa. Basti pensare a cosa potrebbero riferire i consumatori che si sono imbattuti nel tentativo obbligatorio di conciliazione gestito da qualche Corecom, dove al conciliatore viene concesso al massimo una trentina di minuti per chiudere il caso, oppure a coloro che sono passati per il tentativo di conciliazione delle Direzioni Provinciali del lavoro. Per questi soggetti, che non sono affatto pochi, la conciliazione è quella e solo quella. Dunque non è detto che allargare legislativamente le materie soggette al tentativo obbligatorio di conciliazione porti realmente a migliorare la cultura dell’istituto.

 

Ed allora? Non offro soluzioni, ma solo spunti di riflessione per questo blog. Ad esempio, perchè non invitare a raccontare la propria esperienza, davanti ad un pubblico composito di professionisti, imprese e privati, un soggetto che sia passato con soddisfazione (e sono la maggior parte), pagandolo di tasca propria, davanti al servizio di conciliazione? Mi fermo qui, ma chi ha altre idee e voglia di farlo, si faccia avanti con critiche e suggerimenti!”

 

 Avv. Alessandro Pieralli, conciliatore del Servizio di Conciliazione della Camera Arbitrale di Milano